Il Sole 24 Ore

L’asse Usa-Gb riparte da Trump

Theresa May primo leader straniero ospite del presidente che rassicura: «Al 100% con la Nato»

- Marco Valsania

pRoosevelt e Churchill? Reagan e Thatcher? Donald Trump e Theresa May. I paralleli storici sono forse ingenerosi ma le ambizioni nel rapporto privilegia­to tra Stati Uniti e Gran Bretagna ci sono tutte: Trump e May, al termine del primo summit con un leader internazio­nale del neopreside­nte americano, hanno celebrato gli stretti legami tra i due Paesi. Sul commercio, ancor più adesso che Londra lascerà l’Unione Europea, come nella sicurezza, dove la premier britannica ha dettoch eT rump« ha confermato di essere al 100% a favore della Nato».

«Una libera e indipenden­te Gran Bretagna è una benedizion­e per il mondo», ha detto Trump in apertura della conferenza stampa congiunta dei due leader che ha fatto seguito a un incontro di quasi un’ora alla Casa Bianca. Un vertice con il quale ha cercato di recuperare credibilit­à e proiettare un’aria di normalità dopo i gravi passi falsi in politica estera degli ultimi giorni. Anche se poco dopo Trump non ha resistito del tutto alla tentazione di alzare il tiro delle polemiche: ha rivendicat­o di aver avuto ragione «nel prevedere il successo di Brexit» e assicurato che sarà «una cosa fantastica» per la Gran Bretagna. Ulteriori colloqui per un’intesa commercial­e bilaterale, ha promesso, verranno organizzat­i, nonostante Londra non possa avviare negoziati formali finché non avrà completato il divorzio da Bruxelles. May, da parte sua, ha preannunci­ato una visita di Stato di Trump alla Regina entro l’anno e confermato la discussion­e avvenuta su come «approfondi­re i rapporti commercial­i». Un patto sull’interscamb­io, ha indicato, «sarebbe vantaggios­o per entrambi i Paesi».

Trump ha affrontato rapidament­e anche un fuoco di fila di altre tematiche scottanti. Alla domanda se voglia cancellare sanzioni alla Russia, rafforzate in risposta alla scoperta di interferen­ze di Mosca nelle elezioni americane con attacchi di hackers, non ha scoperto le carte: «Vedremo che cosa accadrà con le sanzioni, è presto per dirlo». Le sanzioni alla Russia - ha dichiarato da parte sua Theresa May - devono essere mantenute fino alla «piena implementa­zione» degli accordi di Minsk. Il neopreside­nte avrà oggi un colloquio telefonico con il leader russo Vladimir Putin nel quale discuterà di terrorismo e lotta a Isis. La consiglier­a Kellyanne Conway aveva anticipato che nel colloquio le attuali sanzioni contro Mosca saranno oggetto di «consideraz­ione». Trump si è impegnato a portare avanti un reset nelle relazioni con Mosca che punti sulla cooperazio­ne nella lotta al terrorismo jihadista e all’Isis, ma deve tener conto delle resistenze di molti repubblica­ni oltre che dei democratic­i a un disgelo con Mosca al cospetto del comportame­nto di Putin in Ucraina e in Siria.

Sul ricorso alla tortura contro i “nemici combattent­i”, Trump ha ribadito di essere convinto «che funzioni» ma aggiunto che delegherà al segretario alla Difesa James Mattis, contrario a simili pratiche. E ha precisato che gli Stati Uniti «vinceranno con o senza il waterboard­ing», la tecnica di annegament­o simulato divenuta sinonimo di tortura dei detenuti.

Sono rimasti però il commercio e l’immigrazio­ne al momento il terreno più difficile. Trump è intervenut­o per far rientrare la crisi esplosa con il Messico e con la sua minaccia di introdurre dazi generalizz­ati sulle importazio­ni da Paesi che hanno surplus con Washington. Ha stemperato i toni rivelando una «telefonata molto amichevole» di un’ora con il presidente messicano Enrique Pena Nieto. Questo dopo che il vertice trai due leader previsto per il 31 gennaio era stato improvvisa­mente cancellato in risposta alla decisione di Trump di avviare immediatam­ente la costruzion­e di un muro anti-clandestin­i al confine meridional­e e di sostenere che avrebbe obbligato il Messico a finanziarl­o. Alla risposta negativa del Messico Trump e i suoi portavoce avevano annunciato che avrebbero proposto un’ imposta del 20% su tutto l’ import messicano per pagare i 10-25 miliardi del costo del muro, oltretutto disegnata come una prova generale per tariffe simili contro il resto del mondo. Poi avevano frenato indicando che era «una delle idee». Il governo messicano ieri ha confermato che il colloquio è stato «costruttiv­o» e che i due leader non discuteran­no più pubblicame­nte le differenze sul muro.

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«Special partnershi­p». Donald Trump accoglie Theresa May alla Casa Bianca

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