L’asse Usa-Gb riparte da Trump
Theresa May primo leader straniero ospite del presidente che rassicura: «Al 100% con la Nato»
pRoosevelt e Churchill? Reagan e Thatcher? Donald Trump e Theresa May. I paralleli storici sono forse ingenerosi ma le ambizioni nel rapporto privilegiato tra Stati Uniti e Gran Bretagna ci sono tutte: Trump e May, al termine del primo summit con un leader internazionale del neopresidente americano, hanno celebrato gli stretti legami tra i due Paesi. Sul commercio, ancor più adesso che Londra lascerà l’Unione Europea, come nella sicurezza, dove la premier britannica ha dettoch eT rump« ha confermato di essere al 100% a favore della Nato».
«Una libera e indipendente Gran Bretagna è una benedizione per il mondo», ha detto Trump in apertura della conferenza stampa congiunta dei due leader che ha fatto seguito a un incontro di quasi un’ora alla Casa Bianca. Un vertice con il quale ha cercato di recuperare credibilità e proiettare un’aria di normalità dopo i gravi passi falsi in politica estera degli ultimi giorni. Anche se poco dopo Trump non ha resistito del tutto alla tentazione di alzare il tiro delle polemiche: ha rivendicato di aver avuto ragione «nel prevedere il successo di Brexit» e assicurato che sarà «una cosa fantastica» per la Gran Bretagna. Ulteriori colloqui per un’intesa commerciale bilaterale, ha promesso, verranno organizzati, nonostante Londra non possa avviare negoziati formali finché non avrà completato il divorzio da Bruxelles. May, da parte sua, ha preannunciato una visita di Stato di Trump alla Regina entro l’anno e confermato la discussione avvenuta su come «approfondire i rapporti commerciali». Un patto sull’interscambio, ha indicato, «sarebbe vantaggioso per entrambi i Paesi».
Trump ha affrontato rapidamente anche un fuoco di fila di altre tematiche scottanti. Alla domanda se voglia cancellare sanzioni alla Russia, rafforzate in risposta alla scoperta di interferenze di Mosca nelle elezioni americane con attacchi di hackers, non ha scoperto le carte: «Vedremo che cosa accadrà con le sanzioni, è presto per dirlo». Le sanzioni alla Russia - ha dichiarato da parte sua Theresa May - devono essere mantenute fino alla «piena implementazione» degli accordi di Minsk. Il neopresidente avrà oggi un colloquio telefonico con il leader russo Vladimir Putin nel quale discuterà di terrorismo e lotta a Isis. La consigliera Kellyanne Conway aveva anticipato che nel colloquio le attuali sanzioni contro Mosca saranno oggetto di «considerazione». Trump si è impegnato a portare avanti un reset nelle relazioni con Mosca che punti sulla cooperazione nella lotta al terrorismo jihadista e all’Isis, ma deve tener conto delle resistenze di molti repubblicani oltre che dei democratici a un disgelo con Mosca al cospetto del comportamento di Putin in Ucraina e in Siria.
Sul ricorso alla tortura contro i “nemici combattenti”, Trump ha ribadito di essere convinto «che funzioni» ma aggiunto che delegherà al segretario alla Difesa James Mattis, contrario a simili pratiche. E ha precisato che gli Stati Uniti «vinceranno con o senza il waterboarding», la tecnica di annegamento simulato divenuta sinonimo di tortura dei detenuti.
Sono rimasti però il commercio e l’immigrazione al momento il terreno più difficile. Trump è intervenuto per far rientrare la crisi esplosa con il Messico e con la sua minaccia di introdurre dazi generalizzati sulle importazioni da Paesi che hanno surplus con Washington. Ha stemperato i toni rivelando una «telefonata molto amichevole» di un’ora con il presidente messicano Enrique Pena Nieto. Questo dopo che il vertice trai due leader previsto per il 31 gennaio era stato improvvisamente cancellato in risposta alla decisione di Trump di avviare immediatamente la costruzione di un muro anti-clandestini al confine meridionale e di sostenere che avrebbe obbligato il Messico a finanziarlo. Alla risposta negativa del Messico Trump e i suoi portavoce avevano annunciato che avrebbero proposto un’ imposta del 20% su tutto l’ import messicano per pagare i 10-25 miliardi del costo del muro, oltretutto disegnata come una prova generale per tariffe simili contro il resto del mondo. Poi avevano frenato indicando che era «una delle idee». Il governo messicano ieri ha confermato che il colloquio è stato «costruttivo» e che i due leader non discuteranno più pubblicamente le differenze sul muro.
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