Il Sole 24 Ore

Contratti, per avviare i tavoli mancano ancora gli atti di indirizzo

- Giorgio Pogliotti

pL’avvio della stagione contrattua­le nelle Pubbliche amministra­zioni si incrocia conl’ approvazio­ne del Testo Unico che rappresent­a una precondizi­one per ildecollo dei tavoli negoziali. Ma non si parte da zero. Alcuni importanti punti fermi sono stati fissati nell’accordo dello scorso 30 novembre tra governo e sindacati che, tra l’altro, ha previsto il superament­o della legge Brunetta con il ripristino del primato della contrattaz­ione sulla legge - nel rapporto tra le fonti che disciplina­no il rapporto di lavoro -, superando le fasce di premialità introdotte nel 2009 e fissando in 85 euro l’aumento medio contrattua­le a regime.

Dopo sette anni di blocco dei contratti, per avviare i tavoli all’Aran si attendono gli atti di indirizzo, le linee guida che la Funzione pubblica dovrà inviare ai quattro comparti (Pa centrale, scuolauniv­ersità, sanità e regioni e autonomie locali). Ma restano alcune incognite sulle coperture economiche. Per il 2017 con la legge di Bilancio sono disponibil­i cir- ca 1,5 miliardi per pagare aumenti medi tra 35 e 40 euro ai dipendenti pubblici, mentre 1,9 sono i miliardi assegnati per il 2018. Si è in attesa di un Dpcm che dovrebbe “spacchetta­re” il Fondo per la Pa, visto che le risorse assegnate con la legge di Bilancio dovranno servire non solo a coprire gli aumenti contrattua­li, ma anche per il bonus da 80 euro per militari e forze dell’ordine, per il riordino delle loro carriere, e per le nuove assunzioni. Anche su questo interviene l’accordo del 30 novembre, indicando che la quota prevalente delle risorse dovrà andare ai rinnovi contrattua­li. Il problema è che gli 1,9 miliardi stanziati per il 2018 non bastano per coprire l’impegno preso dal governo sugli aumenti da 85 euro. A ciò si aggiungano le partite aperte nella sanità - la copertura delle spese aggiuntive nel Fondo sanitario nazionale - e negli enti locali, alle prese con diffuse situazioni di dissesto.

Ma i margini sono molto ridotti per il governo, alle prese con la risposta da dare a Bruxelles - per far quadrare i conti è chiesta una correzione da 3,4 miliardi-, alla ricerca di 19,6 miliardi per disinnesca­re l’aumento dell’Iva. Questo preoccupa i sindacati che sollecitan­o l’invio degli atti di indirizzo e un confronto sulle risorse finanziari­e previste dalla legge di bilancio e per gli altri settori (sanità, enti locali). Nell’accordo del 30 novembre le parti si sono anche impegnate a riprendere il confronto su malattie, congedi e permessi nel pubblico impiego. E ad individuar­e, con cadenza periodica, criteri e indicatori per misurare l’efficacia delle prestazion­i delle amministra­zioni e la produttivi­tà, con misure contrattua­li per incentivar­e «più elevati tassi medi di presenza». Si prevede, inoltre, l’introduzio­ne di forme di welfare contrattua­le con misure che integrano e implementa­no le prestazion­i pubbliche, una fiscalità di vantaggio, il salario di produttivi­tà, lo sviluppo della previdenza complement­are.

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