La partita delle coalizioni, obiettivo 40%
La sentenza sull’Italicum ha r iportato alla r ibalta l’ipotesi di aggregazioni per aggiudicarsi il bonus in palio a Montecitor io Gentiloni: sulla legge elettorale scelte veloci - Salvini: «Ancora aperta la strada dell’alleanza» - Pisapia, Alfano e Pd:
pIn attesa delle motivazioni, la sentenza della Consulta uno scossone l’ha già provocato. La conferma della legittimità costituzionale del premio di maggioranza alla Camera, previsto dall’Italicum per la lista che raggiunge il 40%, ha fatto tornare alla ribalta le ipotesi sulle possibili «coalizioni», o meglio «listoni» visto che il premio alla Camera va alla lista e non alla coalizione. Già perchè a oggi - stando ai sondaggi - nessuna forza politica è in grado di raggiungere da sola la fatidica soglia del 40 per cento. I 2 principali partiti, Pd e M5S, sono fermi da mesi attorno al 30 per cento. Di coalizione se ne riparlerà semmai dopo il voto, al momento della formazione del governo. Anche in questo caso però, secondo tutti gli istituti di sondaggio, nessuna coalizione avrebbe la maggioranza: né centrodestra, né centrosinistra, né Grillo con la Lega e neppure il Pd con Fi. Di fatto: ingovernabilità .
Renzi e Grillo comunque sono intenzionati a giocarsi la partita elettorale da soli. Del resto il M5S della solitudine ha fatto una bandiera e non si sposterà da questa posizione, tant’è che quando sono cominciate ad affiorare ipotesi di una possibile alleanza con il fronte populista guidato dalla Lega di Salvini si è affrettato a smentirle. Qualunque contaminazione a destra come a sinistra rischierebbe infatti di fargli perdere per strada pezzi di elettorato. Anche Renzi però non può (più) permettersi alleanze spregiudicate. Anzi l’idea dell’ex premier è al contrario quella di rilanciare il Pd a vocazione maggioritaria che lo ha visto trionfare alle europee dove superò il 40 per cento. È quanto è emerso nella riunione tra il segretario i capigruppo dem Rosato e Zanda, il presidente del partito Orfini e il vice Guerini. «Nessun listone», è il mantra con cui si è concluso il vertice al Nazareno e ribadito da Guerini che ha seccamente respinto l’ipotesi di una lista targata Pd «con dentro tutto e il suo contrario» . Parole che suonano anche come una risposta a chi come Pisapia ave- va definito un «incubo» l’ipotetica alleanza con Alfano che a sua volta nega qualunque intesa («zero assoluto»).
Al contrario, apre a una possibile coalizione a destra Matteo Salvini, che domani parteciperà alla manifestazione organizzata a Roma dalla leader di FdI Giorgia Meloni e alla quale sono attesi anche esponenti di Fi. I rapporti con Berlusconi restano freddi ma Salvini invia un messaggio distensivo, spiegando che la Lega ha di fronte a sé due strade: quella della corsa solitaria o quella della coalizione dalla quale esclude solo chi al referendum si è schierato per il sì come Alfano.
Fatto sta che al di là delle dichiarazioni, con questa legge elettorale nessun governo sembra possibile. Le chance per un accordo su un nuovo sistema di voto restano però bassissime. «Guardiamo con rispetto alle scelte del Parlamento e delle forze politiche che dovranno essere prese con la necessaria sollecitudine per quanto riguarda le leggi elettorali perché questo è necessario per il buon funzionamento di un sistema democratico», ha detto il premier Gentiloni.
Renzi però non è assolutamente intenzionato a favorire la melina di quanti puntano a tenere in piedi la legislatura fino alla scadenza naturale del 2018. La prossima settimana dal Pd arriverà la proposta di un confronto immediato per verificare le possibilità di un’intesa sulla legge elettorale. Intesa che - come ha preannunciato il presidente dem Orfini - dovrà anche essere sull’iter parlamentare. In altre parole, il Pd vuole un accordo blindato magari attraverso un voto di fiducia anche per evitare le imboscate del voto segreto.
IL M5S CORRE DA SOLO Il Movimento 5 Stelle fa della corsa in solitudine una bandiera al punto da smentire seccamente ogni ipotesi di alleanza con Carroccio e FdI