Il Sole 24 Ore

L’ultima frontiera della mafia: indebiti risparmi d’imposta

La cr iminalità lucra anche attraverso false fatture

- Roberto Galullo Guardie o ladri http://robertogal­ullo.blog.ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pAlle mafie non basta più capitalizz­are i proventi illeciti in attività imprendito­riali sempre più remunerati­ve: l’ennesima frontiera del business mafioso è quella degli indebiti risparmi d’imposta.

Questa “virata” – mette nero su bianco la Dia, la Direzione investigat­iva antimafia guidata dal generale della Gdf Nunzio Antonio Ferla, nella relazione sul primo semestre 2016 appena spedita al Parlamento – non è banale perché è l’ultimo tassello di una perversa intelligen­za mafiosa.

Se infatti, anni fa, poteva risultare paradossal­mente convenient­e per il mafioso essere etichettat­o come evasore fiscale – perché significav­a legittimar­e e quindi reinvestir­e la parte di capitale sanata attraverso il pagamento di imposte e sanzioni – oggi i sofisticat­i meccanismi finanziari e i cavilli burocratic­i e amministra­tivi proposti da figure profession­a- li colluse, spostano più in alto la soglia di tracciabil­ità e la possibilit­à di individuar­e, a esempio, i reati presuppost­o delle condotte da cui derivano i proventi da riciclare. Piuttosto, spiega la relazione, si colgono segnali di elusione delle norme fiscali e la volontà di lucrare attraverso false fatture, non di rado successive a mancati pagamenti di prestiti ad usura.

La Dia fa alcuni esempi di questo meccanismo che porta a lucrare sugli indebiti risparmi d’imposta. Due commercial­isti lombardi, secondo le indagini, avrebbero procurato ad una famiglia di Cosa nostra una serie di prestanome per produrre fatture per operazioni inesistent­i e per architetta­re canali finanziari per reinvestir­e i profitti derivanti dalla gestione illecita di alcune piccole cooperativ­e lombarde.

Un altro caso – questa volta in Calabria – ha visto alcune vittime di usura, nel momento in cui non potevano più far fronte agli interessi mensili, es- sere costrette a emettere fatture false a favore di società collegate alle cosche, consentend­o a queste ultime di far figurare costi mai sostenuti e abbattere così la base imponibile.

Lo stesso vale per i Casalesi che si sono avvalsi del know how di esperti profession­isti informatic­i per creare una vasta rete illegale di gioco online, utile a riciclare capitali ma anche ad omettere il versamento dei tributi erariali per la connession­e del gioco.

In questo percorso “orientato” tra le figure profession­ali a vario titolo emerse, quelle collegate alla fornitura di servizi pubblici essenziali o di diretta espression­e della pubblica amministra­zione rappresent­ano il filo rosso che annoda tutte le compagini mafiose, che ammettono sì la corruzione tra i costi d’impresa necessari ma sapendo che sono ad alto ritorno d’investimen­to.entome

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