L’ultima frontiera della mafia: indebiti risparmi d’imposta
La cr iminalità lucra anche attraverso false fatture
pAlle mafie non basta più capitalizzare i proventi illeciti in attività imprenditoriali sempre più remunerative: l’ennesima frontiera del business mafioso è quella degli indebiti risparmi d’imposta.
Questa “virata” – mette nero su bianco la Dia, la Direzione investigativa antimafia guidata dal generale della Gdf Nunzio Antonio Ferla, nella relazione sul primo semestre 2016 appena spedita al Parlamento – non è banale perché è l’ultimo tassello di una perversa intelligenza mafiosa.
Se infatti, anni fa, poteva risultare paradossalmente conveniente per il mafioso essere etichettato come evasore fiscale – perché significava legittimare e quindi reinvestire la parte di capitale sanata attraverso il pagamento di imposte e sanzioni – oggi i sofisticati meccanismi finanziari e i cavilli burocratici e amministrativi proposti da figure professiona- li colluse, spostano più in alto la soglia di tracciabilità e la possibilità di individuare, a esempio, i reati presupposto delle condotte da cui derivano i proventi da riciclare. Piuttosto, spiega la relazione, si colgono segnali di elusione delle norme fiscali e la volontà di lucrare attraverso false fatture, non di rado successive a mancati pagamenti di prestiti ad usura.
La Dia fa alcuni esempi di questo meccanismo che porta a lucrare sugli indebiti risparmi d’imposta. Due commercialisti lombardi, secondo le indagini, avrebbero procurato ad una famiglia di Cosa nostra una serie di prestanome per produrre fatture per operazioni inesistenti e per architettare canali finanziari per reinvestire i profitti derivanti dalla gestione illecita di alcune piccole cooperative lombarde.
Un altro caso – questa volta in Calabria – ha visto alcune vittime di usura, nel momento in cui non potevano più far fronte agli interessi mensili, es- sere costrette a emettere fatture false a favore di società collegate alle cosche, consentendo a queste ultime di far figurare costi mai sostenuti e abbattere così la base imponibile.
Lo stesso vale per i Casalesi che si sono avvalsi del know how di esperti professionisti informatici per creare una vasta rete illegale di gioco online, utile a riciclare capitali ma anche ad omettere il versamento dei tributi erariali per la connessione del gioco.
In questo percorso “orientato” tra le figure professionali a vario titolo emerse, quelle collegate alla fornitura di servizi pubblici essenziali o di diretta espressione della pubblica amministrazione rappresentano il filo rosso che annoda tutte le compagini mafiose, che ammettono sì la corruzione tra i costi d’impresa necessari ma sapendo che sono ad alto ritorno d’investimento.entome