Quando i mercati trascurano il rischio azionario
Wall Street continua a crescere nella convinzione che non vi siano controindicazioni nella politica economica di Trump Per BofA si sta avvicinando la fine di un ciclo borsistico che dura da 8 anni: ma forse c’è ancora tempo
Isegni di un’inversione di tendenza, ovvero dell’esaurimento del cosiddetto rialzo Trump, si sono rivelati fallaci. Quei segni, come s’era segnalato due settimane orsono, arrivavano da una apparente contraddizione del mercato: perchè, mentre Wall Street continuava a crescere, o quanto meno, manteneva i livelli record, i rendimenti dei Treasury principiavano a calare e con essi s’indeboliva pure il dollaro, in netto contrasto con l’euforia per Trump iniziata all’indomani delle elezioni presidenziali. Negli ultimi 5 giorni, Wall Street ha proseguito la corsa, toccando un nuovo massimo, mentre dollaro e rendimenti dei titoli di Stato paiono aver ripreso a salire. Bank of America ha tentato di spiegare quella apparente divergenza dalla originale reflazionistica “tendenza Trump”, adducendo che le aspettative d’inflazione contenute nei tip (titoli protetti dall’inflazione, ossia indicizzati) erano comunque aumentate, in linea con i progressi della borsa.
Non so quanto valga questa spiegazione. Ma è probabile che l’apparente divergenza sia dovuta a qualche fattore tecnico, come si usa dire quando non s’è compreso il meccanismo. Di certo è che l’euforia in borsa non subisce pause dal momento che, accanto agli entusiasti della prima ora, si sono aggiunti investitori inizialmente scettici (in parte pure quelli che avevano finanziato la campagna della Clinton) e, infine, la gran massa dei piccoli investitori. Se i primi sono ritornati a Wall Street per opportunismo o, se si vuole, per non perdere il treno di questo straordinario rialzo, i secondi, dopo aver per diffidenza a lungo disertato il grande rialzo partito nel 2009, l’hanno fatto nella convinzione di poter finalmente toccare con mano i benefici effetti del miracolo Trump. Ma, quando arrivano i piccoli, dovrebbe essere l’occasione per alzare la soglia della prudenza e chiedersi se il presente ciclo di borsa, il secondo più lungo nella storia di Wall Street, non sia prossimo alla fine.
Bank of America, in un’analisi di due giorni fa, pare suggerire che siamo negli «ultimi 100 giorni» di questo ciclico rialzo: salvo poi argomentare che il punto di svolta potrebbe arrivare nel 2018, dopo aver visto nuovi massimi. E pure Deutsche Bank, in virtù di una serie di ragionamenti sulla crescita mondiale dell’economia, pare convinta che lo scenario finirà per peggiorare fra qualche mese. In realtà nessuno è in grado di predire quando terminerà la festa e la sola cosa che si può affermare con certezza è che il rischio azionario sta aumentando in modo esponenziale. Se lo si misura con il metro del Vix (volatilità delle opzioni sul mercato Usa), pressoché ai minimi storici, si direbbe che l’orizzonte è sereno. Ma questo indicatore segnava tempo splendido anche a inizio 2007, 18 mesi prima del grande crollo. Insomma, il Vix non segnala un bel niente, se non il contingente umore degli investitori/speculatori che ora è alle stelle come non mai.
E alto l’umore potrebbe restare per mesi, fino a quando i mercati, entusiasti per i venturi tagli delle tasse societarie e individuali e per i grandi investimenti in infrastrutture preannunciati, non inizieranno a pesare anche i rischi economici del protezionismo di Trump. A un certo punto dovranno pure considerare gli effetti di tassi d’interesse in ascesa e di un dollaro che, conseguentemente, promette di restare forte. L’effetto valuta s’è già avvertito nel pil del 4° trimestre, poiché il minor valore delle esportazioni e quello maggiore delle importazioni ha creato un deficit commerciale pari all’1,7% del prodotto interno lordo. Pecca di ingenuità chi crede che Trump fosse sincero nell’accusare la Fed d’aver tenuto troppo bassi i tassi d’interesse. Per attuare la sua presunta rivoluzione economica, il nuovo presidente ha bisogno di tassi più bassi possibili e, dunque, di un dollaro più debole. Paradossalmente il suo miglior alleato sarebbe proprio Janet Yellen e una Federal Reserve oltre modo “colomba”, come è stata finora. Il braccio di ferro per tentare di assoggettare la banca centrale potrebbe rivelarsi un vero errore politico.
Il Vix (volatilità delle opzioni sulla borsa Usa) è ai minimi storici. Gli operatori non starebbero percependo alcun rischio
Gli indici
Stoxx