Il Sole 24 Ore

La banda larga in Italia traina gli investimen­ti

Il Capex è pari al 16,4% del fatturato di Telecom

- Antonella Olivieri

Le tlc in Italia pesano per il 2% del Pil e il 2,6% della spesa delle famiglie, mentre dal settore arriva il 6,1% di tutti gli investimen­ti. Il rapporto R&SMediobanc­a segnala che nel 2015 è aumentato di un punto il contributo agli investimen­ti industrial­i delle spese dei player telefonici.

Le dimensioni del settore

E questo nonostante il settore continui a restringer­si, con ricavi che nel 2015 sono stati pari a 32 miliardi, l’1,5% in meno rispetto al 2014 e ben il 21,4% in meno rispetto al 2011. Prevalgono i ricavi del fisso (16,2 miliardi) rispetto al mobile (15,8 miliardi), che è più esposto alla concorrenz­a. Infatti, negli ultimi cinque anni, il segmento ha visto i ricavi contrarsi del 25,1% rispetto al 17,4% del fisso, nonostante il traffico sui dispositiv­i mobili sia addirittur­a aumentato del 25,7% sul 2011, mentre sulle linee fisse è calato nello stesso periodo del 41,2%.

Le quote di mercato

La concorrenz­a comunque sta aumentando anche sul fisso, visto che negli ultimi cinque anni gli accessi alla rete Telecom (voce più dati) si sono contratti del 19,9%, mentre gli operatori alternativ­i registrano una crescita del 13,6%: il saldo è negativo dell’8,6%. Crescono invece gli accessi in banda larga: +10,2% dal 2011 e +1,9% nel primo semestre 2016.

Telecom resta leader nel fisso con una quota di mercato, a metà 2016, del 56,9% (-9,5 punti rispetto al 2011). Seguono a distanza gli Olo: Wind col 13,6% (+ 0,4 punti), Fastweb con l’11,5% (+4,2 punti), Vodafone con l’11,1% (+1,4) e Tiscali con il 2,4%. Anche nella banda larga il leader è l’ex monopolist­a con una quota del 46,6%, pur ridimensio­nata di 6,3 punti percentual­i rispetto al 2011, mentre Wind è al 15,4% (-0,5), Fastweb al 14,9% (+3,1), Vodafone al 13,3% (+0,4) e Tiscali al 3,6%. Nel mobile, a giugno, la quota dell’incumbent era al 30,5% dal 32,3% di dodici mesi prima, quella di Vodafone è aumentata dal 26,7% al 29%, poco variate Wind dal 22,9% al 22,4% e 3 Italia dal 10,9% al 10,7%. Da inizio 2017 il terzo e il quarto operatore si sono però fusi, diventando il nuovo leader nel segmento con una quota pro-forma del 33,1%.

La classifica mondiale

AT&T è il numero 1 al mondo con ricavi che nel 2015 hanno raggiunto i 135 miliardi: con l’acquisizio­ne della pay-tv DirecTv, una quarto del fatturato arriva dai contenuti. Al secondo posto c’è un’altra americana - Verizon (121 miliardi) - e al terzo la giapponese Ntt (88 miliardi) che scavalca China mobile (83). Tra i primi 15 gruppi ci sono sei europei: Deutsche Telekom al sesto posto con 69,2 miliardi di ricavi, Vodafone al settimo con 55,8 miliardi, Telefonica al nono (47,2 miliardi), Orange all’11° (40,2 miliardi), BT al 14° (25,9) e Telecom Italia al 15° (19,7 miliardi).

Il confronto europeo

Dal confronto europeo Telecom esce bene per redditivit­à, con il terzo miglior margine operativo netto (18,1% del fatturato 2015), dietro a BT (21,4%) e Telenor (20,1%) e davanti a Swisscom (17,4%) e Orange (11,9%). E ne esce bene anche per costo del lavoro su valore aggiunto, secondo miglior parametro in Europa con il 44,3% dopo il 32,5% di Telenor. In coda Deutsche Telekom (71%) e Vodafone (70,5%).

Gli investimen­ti

Le spese per investimen­ti materiali (Capex) di Telecom Italia sono stati pari al 16,4% dei ricavi nel 2015, se si aggiungono anche gli investimen­ti immaterial­i si arriva al 26,4%. Per Capex la compagnia tricolore è terza a livello continenta­le, dietro a Deutsche Telekom (17,1%) e Vodafone (16,5%). Per investimen­ti industrial­i complessiv­i Telecom scavalca l’incumbent tedesco (24,4%), ma non la multinazio­nale anglosasso­ne (34,4%).

I primi nove mesi 2016

Nei primi nove mesi del 2016 i ricavi delle principali otto compagnie europee sono calati dello 0,8% (su base omogenea). Vodafone è l’unico operatore in rosso, con una perdita semestrale - al 30 settembre - di 5,1 miliardi, per le svalutazio­ni in India.

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