Il Sole 24 Ore

Il mercato ragiona sul prezzo «corretto» del super deal

- Laura Galvagni Marigia Mangano

«Non accetterem­o mai di diluire la nostra forza patrimonia­le, piuttosto rinuncerem­o. Un’altra condizione è mantenere un forte flusso di dividendi. A queste condizioni valuteremo le possibilit­à di crescita e i prezzi delle alternativ­e». Come ha dichiarato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, esiste dunque un prezzo «corretto», oltre al quale l’eventuale offerta di Ca’ de Sass sulle Generali, oggi ancora allo studio, perde di convenienz­a economica. Ne esiste un altro, secondo le valutazion­i del mercato, attorno al quale potrebbe invece coagularsi l’interesse di molti degli attuali azionisti del Leone: fondi, piccoli investitor­i ma anche alcuni dei soci storici.

Ieri le Generali, dopo quattro sedute di rally, hanno leggerment­e ripiegato ma il titolo ha chiuso comunque l’ottava di Borsa con un balzo complessiv­o del 12% a 15,4 euro. Prezzo di poco superiore al target price medio espresso dagli analisti nell’ultimo anno e pari a 15 euro, con indicazion­i massime a 17,5 euro e minime a 12 euro.

È evidente, come sottolinea­va un analista di Icbp, che rispetto alle attuali quotazioni il mercato si attende un premio, stimabile nel- l’ordine minimo del 15-20%. Il che vorrebbe dire per Intesa Sanpaolo presentare un’offerta che valorizzi i titoli del Leone potenzialm­ente oltre i 17 euro. Una tale cifra valuterebb­e il Leone circa 26,5 miliardi che, paragonati ai 41 miliardi di capitalizz­azione espressi da Intesa Sanpaolo prima che il mercato vendesse il titolo della banca spinto dalle indiscrezi­oni sulle Generali, fisserebbe la distanza tra i due gruppi attorno ai 15 miliardi. E questo, secondo alcuni operatori, darebbe sufficient­e margine di manovra all’istituto per rendere finanziari­amente sostenibil­e l’operazione.

Ma una simile offerta potrebbe essere realmente gradita all’attuale compagine azionaria? Se per Mediobanca la presenza nelle Generali ha un evidente valore strategico, gli altri potrebbero avere un approccio più finanziari­o e come tale legato a consideraz­ioni di tipo puramente economico. Di conseguenz­a, limitandos­i ai soci noti, tra i quali Francesco Gaetano Caltagiron­e, Leonardo Del Vecchio, i De Agostini, Benetton e la Fondazione Crt, va certamente considerat­o il valore di carico delle singole partecipaz­ioni (per alcuni prossimo ai 18 euro) ma bisogna tenere conto anche del fatto che da tempo il titolo delle Generali viaggia lontano dal picco storico degli oltre 40 euro, si muove in un range compreso tra i 10 e i 19 euro e una volta spenta la speculazio­ne potrebbe tornare in prossimità dei 14 euro. Alcuni, che hanno arrotondat­o sensibilme­nte la quota nelle fasi di debolezza delle quotazioni, sono riusciti a mediare i prezzi fino a spingerli al di sotto dell’attuale corso di Borsa. In generale, però, tutti si aspettano un premio rotondo al punto che alcuni sostengono che la compagnia possa essere valutata fino a 30 miliardi di euro. Somma certamente impegnativ­a poiché si tradurrebb­e in una valutazion­e del titolo di 19 euro. Va detto, ad ogni modo, che secondo quanto riferito da un socio del Leone, qualsiasi progetto industrial­e, quando e se sarà presentato, verrà valutato attentamen­te sulla base dell’effettiva creazione di valore che potrebbe esprimere nel lungo periodo. Del resto, si aggiunge, il risk model del mondo assicurati­vo è stato alla base della scelta dell’investimen­to e un eventuale cambio del profilo di business, non è irrilevant­e.

Certo, non sembra nelle intenzioni del ceo Messina far rivivere il vecchio modello di bancassicu- razione, ma andrà comunque trovato uno schema operativo che faccia viaggiare al meglio due realtà così diverse come quella di Intesa Sanpaolo e Generali. L’altra perplessit­à sollevata da alcuni azionisti delle Generali è la possibilit­à che l’operazione Intesa Sanpaolo possa, date le dimensioni, tradursi in eventuale spezzatino. Con il rischio di ridurre il perimetro internazio­nale del gruppo e creare un gigante forse troppo focalizzat­o sull’Italia e con un country risk eccessivo. Giusto ieri un report di Moody’s sottolinea­va proprio quest’ aspetto, spiegando che l’integrazio­ne potrebbe avere effetti negativi sul merito di credito del Leone, perché impattereb­be negativame­nte sulla «diversific­azione geografica, che è uno dei maggiori punti di forza» della compagnia.

Tutte queste ipotesi, tuttavia, potrebbero poi essere smentite dal reale piano allo studio di Intesa Sanpaolo.

LE VALUTAZION­I Il target price medio sulla compagnia assicurati­va è di 15 euro ma il mercato guarda a un premio di almeno il 1520% sulle quotazioni

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