Il Sole 24 Ore

Petrolio, il mistero delle riserve saudite all’esame degli esperti

L’Ipo di Saudi Aramco consentirà di dissipare dubbi di vecchia data L’audit indipenden­te sembra confermare le stime ufficiali

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pIl non rientra nel perimetro di Saudi Aramco) e che dureranno per altri settant’anni a un ritmo di estrazione di 10,2 milioni di barili al giorno.

L’Ipo di Saudi Aramco è attesa con trepidazio­ne anche per la maggiore trasparenz­a che potrà portare sull’industria petrolifer­a saudita, in gran parte offlimits per le società straniere dal 1980, quando venne nazionaliz­zata.

Le riserve rappresent­ano il maggiore rompicapo per gli analisti. Nel 1989, senza alcuna spiegazion­e, l’Arabia Saudita comunicò che erano salite da 170 a ben 260 miliardi di barili: una mossa legata quasi certamente alla ricerca di un maggior peso all’interno dell’Opec e che assegna a Riad un ruolo di supremazia anche a livello mondiale. Solo il Venezuela è riuscito di recente a strapparle il primato ufficiale, grazie alla riclassifi­cazione del petrolio superpesan­te che ha assegnato a Caracas 300,9 miliardi di barili (Bp Statistica­l Review).

I sauditi hanno sempre investito molto denaro nella manutenzio­ne e nello sviluppo dei giacimenti, ma tutte le grandi scoperte nel Paese risalgono al periodo tra il 1936 e il 1970, dopo di che ci sono stati solo ritrovamen­ti minori. Le riserve nel frattempo sono state sfruttate senza sosta, con ritmi di estrazione talvolta molto intensi: l’anno scorso Riad si è spinta fino a un record di 10,7 mbg, anche se ora ha ripiegato sotto 10 mbg in obbedienza ai tagli Opec. Com’è possibile che le riserve non si esauriscan­o mai?

In realtà le riserve provate (o economicam­ente recuperabi­li) possono aumentare anche grazie ai progressi tecnologic­i –e sicurament­e Saudi Aramco è molto all’avanguardi­a da questo punto di vista – o all’aumento del prezzo del greggio. Ma i dubbi sulle valutazion­i di Riad fanno comunque discutere da anni gli esperti e sono stati al centro di numerose teorie, talvolta di taglio complottis­ta o catastrofi­sta, come nel celebre «Twilight in the Desert» pubblicato nel 2005 dal banchiere Matthew Simmons, che pronostica­va l’imminenza di un picco della produzione saudita, seguito da un declino inarrestab­ile.

L’estate scorsa ha sollevato scalpore un report di Rystad Energy, secondo cui all’Arabia Saudita sarebbero ormai rimasti solo 70 miliardi di barili di riserve provate. Contando anche i «giacimenti ancora da scoprire» – criterio piuttosto disinvolto – Riad avrebbe ancora 212 miliardi di barili, ma sarebbe superata dagli Usa con 264 miliardi e dalla Russia con 256.

ANALISTI PERPLESSI Da quasi trent’anni Riad sostiene di avere riserve per 260-265 miliardi di barili, ma non ha più fatto scoperte ed estrae a pieno ritmo

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