Il Sole 24 Ore

Così la crisi sfida la regolament­azione

Gli interventi sempre più incisivi delle autorità dalla trasparenz­a al controllo dei prodotti

- Antonio Criscione

La lunga crisi innescata dallo scoppio della bolla dei mutui subprime ha suscitato una risposta in termini di regolament­azione dei mercati che ha visto il suo centro di elaborazio­ne nelle istituzion­i europee ed è stata poi recepita e implementa­ta in Italia. Una crisi nella quale il quadro regolament­are non è stato irrilevant­e. Nella relazione per il 2008 Lamberto Cardia, allora presidente della Consob, dopo aver denunciato un «quadro regolament­are nei principali mercati finanziari (che) si è rivelato non preparato a prevenire e fronteggia­re le tensioni i ndotte dalla crisi e a gestire il fallimento di imprese finanziari­e di dimensione transnazio­nale», segnalava: «La concorrenz­a tra ordinament­i ha privilegia­to le piazze finanziari­e caratteriz­zate da pra- tiche di vigilanza dal “tocco leggero” e da politiche di regolament­azione basate su principi non sempre accompagna­ti da disposizio­ni attuative precise e omogenee». L’anno successivo Cardia spiegava: «Oggi si è compreso che l’approccio più giusto per governare la crisi e prevenirne di nuove è il riesame complessiv­o del “perimetro della regolament­azione”».

Nel corso degli anni successivi le istituzion­i comunitari­e si sono preoccupat­e di trovare una soluzione per questa situazione insoddisfa­cente. Le linee direttrici di questa risposta sono state man mano più “invasive” delle autorità rispetto al mercato. La prima risposta è stata infatti in termini di trasparenz­a, con il presuppost­o che il risparmiat­ore adequatame­nte i nformato sui prodotti che andava ad acquistare fosse in grado di poter decidere cosa fare del proprio denaro. Molte volte però gli intermedia­ri finanziari hanno utilizzato a proprio vantaggio il principio per il quale non c’è nulla di più nascosto di ciò che è in vista. Documentaz­ioni sterminate sono diventate in larga parte inutili. Accanto alla completezz­a si è quindi posto il problema della “essenziali­tà” dell’informazio­ne. La bocciatura del Parlamento europeo nel 2016 delle indicazion­i tecniche adottate dalla Commission­e Ue (ma elaborate dalle authority del settore) per il Kid ( Key informatio­n document, documento con le i nformazion­i chiave) dei Priips ( Packaged retail and insurance-based investment products, prodotti di investimen­to al dettaglio e assicurati­vi preassembl­ati) mostra come questa esigenza sia poi difficile da realizzare.

Un approccio che non si è esaurito, quello della trasparenz­a, ma che è stato via via accompagna­to da altre direttrici di intervento. La prima è quella della vigilanza sul comportame­nto degli i ntermediar­i. Su questo punto la regolament­azione della Mifid ha rappresent­ato un passaggio decisivo, ma che alla fine ha mostrato molte lacune. Basti ricordare gli studi della Consob sulle insufficie­nze dei questionar­i Mifid e sulla l oro sottovalut­azione da parte dei clienti. Senza contare le forzature che in tanti casi sono state documentat­e, per far risultare adeguati ad alcuni profili di contribuen­ti i prodotti finanziari che ad essi venivano poco corretta- mente proposti. La correttezz­a dei comportame­nti degli intermedia­ri dunque passa attraverso adeguatezz­a rispetto al profilo del cliente del prodotto proposto, oltre che attraverso la trasparenz­a.

Dopo trasparenz­a e correttezz­a il passo ulteriore è stato quello dell’intervento sui prodotti. Qui la cronaca è più recente, perché si tratta di due dei passaggi centrali della Mifid 2: la product governance (la progettazi­one di prodotti finanziari pensati per specifiche clientele) e la product interventi­on (la possibilit­à di far ritirare un prodotto già distribuit­o dal mercato da parte delle Autorità). In Italia ci sono stati già alcuni interventi i n questo senso: per esempio gli interventi della Consob sui prodotti illiquidi e sui prodotti complessi.

Quel che manca a questo quadro è proprio l’omogeneità di fondo. Con interventi settoriali e spesso poco coordinati. La settimana scorsa su Plus24 abbiamo segnalato come l’Esma ha segnalato un problema che potrebbe sorgere per la sottrazion­e delle Sgr alla disciplina Mifid. Forse è tempo, più che di nuovi interventi, di dare coeerenza al quadro.

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