Prelievo in crescita sul versante fiscale
Nella materia tributaria sono mancati interventi di grande respiro
Mentre il quadro regolamentare sugli investimenti ha conosciuto un vasto intervento di aggiornamento, a volte persino eccessivo, la parte fiscale ha conosciuto invece una serie di interventi puntuali, ma non di vasto raggio. L’ultimo grande intervento su questo tema infatti risale a 10 anni prima della crisi dei mutui subprime, al 1997 quando l’allora ministro Vincenzo Visco introdusse la riforma del settore con le diverse tipologie di tassazione del risparmio. Da allora gli interventi sono stati più “puntuali” ma non sono mancati.
L’intervento che sicuramente ha colpito di più è stato l’aumento del prelievo sulle rendite finanziarie, passato da un’aliquota del 12,5% a una del 26%, transitando per una del 20% (il passaggio dal 20 al 26% c’è stato tra il 30 giugno e il primo luglio del 2007). Peraltro con una sperequazione tra tipologie di investimenti: mentre per i titoli di Stato (ed equiparati) è rimasta l’aliquota di prelievo precedente, per gli altri rendimenti il prelievo è aumentato nei due successivi passaggi ( quella del 20% già doveva essere un’aliquota “unica”, ma l’eccezione non la rendeva più tale). Dal primo gennaio 2013 poi c’è stato un pe- sante intervento sui bolli, ma anche in quel caso l’esigenza era quella di cassa dello Stato, non di riforma del settore.
Più recente ancora l’intervento sui Piani individuali di risparmio (Pir), che è effettivamente prevalentemente di natura fiscale, per quanto riguarda l’incentivazione da parte dello Stato. Le norme agevolative in passato, per cambi di regimi e di preferenze dei ministri di turno, sono state oggetto di repentini cambiamenti, come riduzioni di deducibilità e così via.
La tassazione in questo settore non è fatta solo da interventi effettuati, ma anche di quelli mancati. Da questo punto di vista la questione più annosa è certamente quella del mancato superamento della distinzione tra rendite finanziarie e redditi diversi di natura finanziaria. Un intervento che gli esperti del settore hanno più volte auspicato, ma che non è mai arrivato.
A fine dello scorso anno era molto atteso un provvedimento per incentivare gli strumenti finanziari emessi da istituti con crediti in sofferenza. Alcuni sperano ancora che ci sia un intervento nel Decreto milleproroghe all’esame del Parlamento, ma che si possa portare a fine del percorso un intervento di questo tipo non è ancora detto per nulla. L’attesa c’è, tanto che alcuni strumenti potenzialmente agevolabili, collocati di recente sul mercato, non hanno indicazioni sul regime fiscale applicabile, nell’incertezza della norma.
— An.Cr.