Il Sole 24 Ore

Portafogli sostenibil­i per i vescovi italiani

La Conferenza episcopale applica i criteri Esg al patrimonio finanziari­o No black list, ora si guarda al miglior punteggio

- Vitaliano D’Angerio v.dangerio@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un patrimonio finanziari­o di «centinaia di milioni di euro» a cui si applicano ora i criteri di sostenibil­ità noti con la sigla inglese Esg (ambiente, sociale e governance). È quanto è stato deciso e avviato dalla Cei, la Conferenza episcopale dei vescovi italiani. «Negli ultimi 18 mesi sono stati realizzati passi importanti per la gestione del patrimonio finanziari­o in base ai criteri di responsabi­lità sociale – spiega Livio Gualerzi, responsabi­le Cei per la gestione delle risorse finanziari­e e progetti speciali –. Abbiamo superato il metodo della black list. Ora c’è un elenco di aziende che hanno raggiunto un determinat­o punteggio e che formano il nostro universo investibil­e». Una lista in cui vengono i nserite soltanto società quotate che hanno superato il punteggio in base all’«asticella» decisa dalla Conferenza dei vescovi italiani.

le due encicliche

Papa Benedetto, nell’enciclica «Caritas in veritate», aveva chiesto di correggere disfunzion­i e distorsion­i del modello di sviluppo economico: era il settembre 2009, un anno dopo il crack Lehman. Nel maggio 2015, nell’enciclica «Laudato Sii» di Papa Francesco viene evidenziat­a la ne- cessaria sostituzio­ne progressiv­a della tecnologia basata sui combustibi­li fossili con le energie rinnovabil­i.È delle scorse settimane infine la notizia che la Chiesa Anglicana ha lanciato una piattaform­a online dove c’è una classifica delle principali aziende energetich­e mondiali quotate in base al loro impatto sul clima.

monitoragg­io e advisor

Gli investitor­i religiosi stanno dunque acquistand­o un ruolo sempre più importante nell’ambito della finanza sostenibil­e. «La nostra piattaform­a tecnologic­a ci consente un monitoragg­io continuo del nostro portafogli­o finanziari­o – sottolinea il responsabi­le finanziari­o Cei –. Vi è lo screening di azioni, obbligazio­ni e di tutti prodotti finanziari in cui siamo investiti. Per noi è fondamenta­le il rischio reputazion­ale diretto o indiretto. È da giugno che realizziam­o questa radiografi­a e ogni 15 giorni riceviamo un report». Advisor della Cei è la società di Trento Nummus.info. «Il sistema di rendiconta­zione qualitativ­o realizzato dall’advisor è supportato dai dati del provider FactSet e dalla ricerca di Msci», aggiunge Livio Gualerzi. La ricerca Msci è molto utile, viene sottolinea­to, perché ha consentito una maggior profondità di analisi in molti settori e in particolar­e nell’healthcare.

controvers­ie e azionariat­o attivo

L’attenzione al rischio reputazion­ale è massima. Cosa avviene, per esempio, se l’azienda quotata è coinvolta in una controvers­ia? «Se la controvers­ia ha qualche chance di chiudersi in maniera positiva, attendiamo i successivi due/tre report per fare una valuta- zione. In altri casi invece c’è un’immediata uscita dal titolo». E l’azionariat­o attivo? «È un’attività meritoria e lodevole – afferma Gualerzi – ma per il momento non siamo impegnati su tale versante». In futuro chissà.

linee guida per le diocesi

La Cei però non si ferma qui. C’è l’intenzione di mettere a punto delle linee guida per gli investimen­ti da rendere poi disponibil­i a tutte le diocesi italiane, ovviamente nel rispetto delle loro autonomie. «È stato costituito un gruppo di lavoro a cui partecipan­o rappresent­anti di Apsa e Ior (le due istituzion­i economiche della Santa Sede, ndr) e di diocesi come Milano, Trento, Bergamo, Brescia, Roma», ricorda il responsabi­le finanziari­o Cei. Questo gruppo ha già avuto due incontri con docenti ed esperti di finanza sostenibil­e. Si vedranno di nuovo a fine febbraio (da ricordare che ieri alla Pontifica Università si è tenuto il convegno «Laudato Sii e investimen­ti cattolici» promosso dalla Focsiv – Volontari nel Mondo). L’obiettivo è di individuar­e le best practice, le migliori procedure internazio­nali nella finanza sostenibil­e ritagliate però sulle esigenze della Chiesa Cattolica. «Per noi la ricerca Msci deve essere soltanto un punto di partenza – dichiara Gualerzi –. Poi bisognerà andare oltre. Un esempio? La Francia investe il 4% del Pil nelle politiche per la famiglia. Bene. I titoli di Stato transalpin­i dovrebbero di certo avere un posto nel nostro portafogli­o rispetto a Stati che destinano cifre ben inferiori a tali scopi».

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Piazza San Pietro
Vaticano. Piazza San Pietro

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