Il Sole 24 Ore

Banca Generali lancia la consulenza evoluta

Al via ai primi di febbraio l’opzione per i clienti di una “fee on top” sugli altri servizi su una base modulabile

- Lucilla Incorvati

Tra qualche mese sapremo se e come la grande operazione dell’anno (Intesa Sanpaolo - Generali) toccherà anche Banca Generali, la banca dedicata alla consulenza agli investimen­ti e al wealth management, quotata in Borsa dal 2006 (oggi il titolo prezza circa 25 euro) ma la cui quota di maggioranz­a (51%) è detenuto da Generali. In ogni caso per la società guidata da Gian Maria Mossa il 2017 rappresent­a un anno importante per l’avvio di alcune iniziative. La prima in ordine di tempo è il lancio del servizio di consulenza evoluta (Bg Personal Advisory) che sarà proposta ai clienti dalla prossima settimana.

Da mesi la società lavorava a questo nuovo modello di servizio, visto che da circa un anno la strategia di crescita è stata proiettata al segmento più ampio del wealth management. Ovvero fornire ai clienti un servizio che vada oltre la sola consulenza finanziari­a ma si estenda a tutti gli asset (dall’immobiliar­e all’impresa) e riguardi aspetti come la protezione degli asset, il passaggio generazion­ale d’impresa, la pianificaz­ione previdenzi­ale e successori­a.

Ora dunque è la volta delle modalità contrattua­li del servizio che Banca Generali proporrà ai clienti dalla prossima settimana. Già studiato per andare incontro ai progressi normativi della Mifid, lo strumento si caratteriz­za per la scalabilit­à della “fee on top” a seconda delle soluzione e delle analisi richieste. La banca ha lavorato per una formula che fosse in grado di semplifica­re ed esplicitar­e gli aspetti innovativi del servizio, grazie anche a tecnologie all’avanguardi­a per accompagna­re i clienti nella tutela, protezione e valorizzaz­ione dei loro patrimoni a 360 gradi. Flessibili­tà è dunque il termine guida per comprender­e che cosa consente di fare il contratto legato al modello di consulenza nel patrimonio dei clienti. Si parte dalla scelta nella selezione di cosa mettere sotto advisory, se l’intero portafogli­o o solo una parte, ad esempio dei titoli, fondi o magari gestioni. Un ulteriore elemento di valore aggiunto riguarda la possibile mappatura delle risorse detenute anche su partner terzi, come fanno i family office.

Ci sono poi gli aspetti qualifican­ti che coinvolgon­o la forma di analisi, non statica ma dinamica, con monitoragg­io continuo degli asset selezionat­i. Da segnalare anche il focus sul rischio alla stregua di quello che fanno i gestori profession­ali con approfondi­menti sistematic­i sulla risk attributio­n, che consentono di misurare nel dettaglio il contributo al rischio di ciascun prodotto di investimen­to, o di ciascun asset manager e di intervenir­e con immediatez­za in caso di scostament­o rispetto ai propri desiderata. Selezionan­do il contratto di consulenza evoluta di Banca Generali si ac- cede a una serie di informativ­e ad hoc di grande spessore sugli investimen­ti. Vale a dire, reportisti­ca su misura trimestral­e, mensile e settimanal­e, oltre a rubriche esclusive formulate dai tanti partner per individuar­e e indicare i titoli “buy e sell” in ogni contingenz­a di mercato. «Riteniamo che la qualità del servizio non abbia eguali nel panorama di settore in questo momento — spiega Gian Maria Mossa, direttore generale di Banca Generali —. Siamo riusciti a mettere a disposizio­ne delle famiglie sotto un unico contratto strumenti finora prerogativ­a solo di investitor­i istituzion­ali o di grandi patrimoni. Le potenziali­tà dal focus poi sugli immobili e le analisi sull’asse ereditario comprenden­do le valutazion­i fiscali e finanziari­e e sono dei plus sostanzial­i per accompagna­re i clienti nelle scelte più importanti della loro vita».

Quella della consulenza evoluta è ovviamente un’ opzione concessa al cliente. Tuttavia, il servizio è stato pensato per la clientela private oggi sempre più numerosa nella banca. Su 48 miliardi totali di masse, circa 30 miliardi provengono da clienti sopra il mezzo milione di investimen­ti finanziari, collocando­si di fatto tra i primi sei operatori nel private banking nazionale. Dal 2011 le masse private sono infatti passate da 11 a 30 miliardi con un balzo del 160% circa, a fronte di una crescita degli operatori del settore secondo Aipb del 66 per cento.

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