Me rcatone Uno e la giostra del mattone
L’inchiesta sul crack del mobile punta sui giri dell’immobile
Un sequestro record da 170 milioni quello disposto dal gip bolognese Mirko Margiocco su beni immobili e mobili della Mercatone Uno di Imola. Il gruppo, presente su tutto il territorio nazionale con 59 punti vendita, era guidato sino al 2015 dalla famiglia fondatrice Cenni e dall’aprile dello stesso anno è finito nell’alveo delle amministrazioni straordinarie per le grandi imprese in crisi (legge Marzano) e affidato alle cure dei tre commissari straordinari, Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari.
Un triumvirato che almeno per un trimestre è stato affiancato in azienda dall’ex amministratore delegato Pierluigi Bernasconi (già Media World e Saturn) nominato dalla vecchia proprietà e poi uscito dall’azienda nel giugno dello stesso anno. Il sequestro segue l’apertura di un’inchiesta coordinata dal Pm felsineo Michele Martorelli e condotta dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della GdF di Bologna e vede sotto inchiesta dieci persone. Tra loro Romano Cenni, Luigi Valentini e Giovanni Beccari i punti di riferimento storici del gruppo che, secondo le ipotesi dell’accusa avrebbero dato corso a una complessa operazione di rivalutazione e alienazione fittizia degli immobili del gruppo, finalizzata a distrarre il patrimonio aziendale da eventuali pretese creditorie.
I cespiti che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati sottratti erano quelli direttamente funzionali allo svolgimento del core business: si parla dunque degli spazi e delle grandi superfici all’interno delle quali veniva esercitata l’attività di vendita dei mobili. L’operazione, secondo la ricostruzione effettuata dagli i nvestigatori si articolava in più fasi ed è partita dagli eventi del 2006. In dettaglio con la costituzione di tre distinte Srl Mercatone Uno Holding, Mercatone Uno Business e Mercatone Uno Estate.
Vi sarebbero stati conferiti i rami d’azienda adeguatamente rivalutati con una stima redatta da Alberto Dessy, docente di Economia aziendale alla Bocconi. In seguito veniva costituito un fondo immobiliare (battezzato Mercatone Uno Property Fund) al cui interno veniva trasferita la titolarità dei cespiti immobiliari per un ammontare complessivo di 122 milioni. Si tratta della trasformazio- ne del mattone in “quote” tipica del sistema dei fondi immobiliari ad apporto. Nella fattispecie le quote destinate ai soci dell’azienda erano 488 da 250mila euro l’una. Di queste, 484 quote venivano conferite alla Mercatone Uno Estate: una delle Srl fondate all’origine del giro contabile. Quasi contestualmente gli indagati costituivano in Lussemburgo due società anonime: la Grb Sa e la Ellegi Sa e cedevano loro 483 quote del fondo Mercatone Uno Estate. Il pagamento sarebbe dovuto avvenire a rate. Nel 2007 altro giro: Nuovi conferimenti di immobili al fondo per 51 milioni (174 nuove quote). Insomma un “giro pesca” che alla fine delle cessioni immobiliari non ha comportato alcuna entrata di somme al gruppo. Tra il 2012 e il 2014 l’architettura lussemburghese e il fondo immobiliare Estate venivano smantellati e contestualmente veniva creata una nuova società: la Cve Srl (principale bersaglio del decreto di sequestro) nella quale venivano ristabiliti i rapporti di controllo già in essere.
Per la verità un po’ curioso che il cerchio di una così complessa e articolata operazione di distrazione si sia chiuso anziché in Bulgaria o alle isole Cayman, in una indigenissima società a responsabilità limitata.