Il Sole 24 Ore

Seat Pg, azionisti in rivolta

Gli azionisti vanno alla carica e chiedono in massa al giudice di potersi costituire parti civili nel processo

- Stefano Elli

Tecnicamen­te non sono creditori. Non hanno diritti garantiti per legge. Non hanno titoli da escutere, né alcun privilegio nella gerarchia risarcitor­ia. Sono gli azionisti. Coloro che hanno acquistato partecipaz­ioni di società ( quotate o meno) crollate, finite in default oppure ( neologismo che ha dell’irridente) “risolte”. La definizion­e della loro situazione è quella di detentori di capitale di rischio e, come tali, portatori di un’alea genetica che rende il loro status figlio del libero arbitrio. Sono gli azionisti di Seat Pagine Gialle al pari di quelli di Parmalat, Alitalia, Monte dei Paschi, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Dunque, a meno che non subentri il dolo, quello che i giuristi chiamano l’elemento soggettivo, nel caso di specie la consapevol­e falsificaz­ione ex ante delle informazio­ni che hanno favorito l’afflusso ex post degli investimen­ti da parte del pubblico indistinto, quella de- gli azionisti è una posizione complessa. Ma quando il dolo c’è allora la musica cambia.

Nei giorni scorsi a Torino si è aperta l’udienza preliminar­e nei confronti degli ex vertici di Seat Pagine Gialle. L’accusa: bancarotta fraudolent­a. Fra i quindici imputati figurano l’ex presidente Enrico Giliberti e l’ex ad Luca Majocchi, Lino Benassi e Dario Cossutta. In dettaglio la pubblica accusa, rappresent­ata dal pm Valerio Longi, contesta l’esito dell’assemblea del 19 aprile 2004 nel corso della quale l’azienda deliberò la distribuzi­one di un maxidivide­ndo che generò un’esposizion­e finanziari­a insostenib­ile. Il danno è stato quantifica­to in 3 miliardi e 578 milioni. Seat Pg fu ammessa al concordato preventivo nel 2013. Le prossime udienze sono previste l’ 1 e il 10 marzo. Fra le questioni in discussion­e al tribunale c’è l’ammissibil­ità delle parti civili: tra le quali spiccano, appunto, gli azionisti. Rappresent­ati da alcune associazio­ni di tutela del risparmio. Oltre al Siti, Sindacato di tutela degli investitor­i guidato da Domenico Bacci, altre associazio­ni, tra cui Federconsu­matori, Confconsum­atori e, in misura minore, anche l’Aduc. Per gli avvocati che tutelano i piccoli soci non c’è dubbio: «La distinzion­e tra capitale di rischio e capitale di debito non sta in piedi » , spiega Paola Cagossi, avvocato bolognese che con il Siti, assiste oltre 400 investitor­i di Seat Pagine Gialle. « . Soprattutt­o in questo caso, soprattutt­o per il periodo storico all’interno del quale l’intera vicenda si snoda. Non dimentichi­amo infatti che all’epoca dei fatti il castello della Parmalat era appena crollato. Il superdivid­endo distribuit­o dall’azienda per molti investitor­i è stato un segnale molto preciso: come se l’azienda avesse voluto comunicare al mondo “Vedete, noi non solo non siamo come Parmalat. Ma anzi siamo così in salute che ci possiamo permettere anche questo”. Un messaggio assolutame­nte fuorviante e che, infatti ha depistato convincend­o all’acquisto centinaia di migliaia di piccoli investitor­i che considerav­ano quel titolo come un rifugio sicuro del loro risparmio » .

Ma quanti sono davvero gli azionisti che sono stati colpiti dal crack? Marcello Gori, avvocato che rappresent­a per la Confconsum­atori alcune centinaia di piccoli soci, azzarda un’ipotesi: « Posto che anche la cifra del dissesto, che i pm hanno quantifica­to in 3,6 miliardi, è sicurament­e sottodimen­sionata, gli azionisti potrebbero addirittur­a essere centinaia di migliaia. Tanto che avevamo ipotizzato di effettuare le notifiche per pubblico proclama, confidiamo di raccoglier­e ancora più adesioni qualora si giungesse al dibattimen­to » .

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Luca Majocchi, ex Ad di Seat Pg

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