Seat Pg, azionisti in rivolta
Gli azionisti vanno alla carica e chiedono in massa al giudice di potersi costituire parti civili nel processo
Tecnicamente non sono creditori. Non hanno diritti garantiti per legge. Non hanno titoli da escutere, né alcun privilegio nella gerarchia risarcitoria. Sono gli azionisti. Coloro che hanno acquistato partecipazioni di società ( quotate o meno) crollate, finite in default oppure ( neologismo che ha dell’irridente) “risolte”. La definizione della loro situazione è quella di detentori di capitale di rischio e, come tali, portatori di un’alea genetica che rende il loro status figlio del libero arbitrio. Sono gli azionisti di Seat Pagine Gialle al pari di quelli di Parmalat, Alitalia, Monte dei Paschi, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Dunque, a meno che non subentri il dolo, quello che i giuristi chiamano l’elemento soggettivo, nel caso di specie la consapevole falsificazione ex ante delle informazioni che hanno favorito l’afflusso ex post degli investimenti da parte del pubblico indistinto, quella de- gli azionisti è una posizione complessa. Ma quando il dolo c’è allora la musica cambia.
Nei giorni scorsi a Torino si è aperta l’udienza preliminare nei confronti degli ex vertici di Seat Pagine Gialle. L’accusa: bancarotta fraudolenta. Fra i quindici imputati figurano l’ex presidente Enrico Giliberti e l’ex ad Luca Majocchi, Lino Benassi e Dario Cossutta. In dettaglio la pubblica accusa, rappresentata dal pm Valerio Longi, contesta l’esito dell’assemblea del 19 aprile 2004 nel corso della quale l’azienda deliberò la distribuzione di un maxidividendo che generò un’esposizione finanziaria insostenibile. Il danno è stato quantificato in 3 miliardi e 578 milioni. Seat Pg fu ammessa al concordato preventivo nel 2013. Le prossime udienze sono previste l’ 1 e il 10 marzo. Fra le questioni in discussione al tribunale c’è l’ammissibilità delle parti civili: tra le quali spiccano, appunto, gli azionisti. Rappresentati da alcune associazioni di tutela del risparmio. Oltre al Siti, Sindacato di tutela degli investitori guidato da Domenico Bacci, altre associazioni, tra cui Federconsumatori, Confconsumatori e, in misura minore, anche l’Aduc. Per gli avvocati che tutelano i piccoli soci non c’è dubbio: «La distinzione tra capitale di rischio e capitale di debito non sta in piedi » , spiega Paola Cagossi, avvocato bolognese che con il Siti, assiste oltre 400 investitori di Seat Pagine Gialle. « . Soprattutto in questo caso, soprattutto per il periodo storico all’interno del quale l’intera vicenda si snoda. Non dimentichiamo infatti che all’epoca dei fatti il castello della Parmalat era appena crollato. Il superdividendo distribuito dall’azienda per molti investitori è stato un segnale molto preciso: come se l’azienda avesse voluto comunicare al mondo “Vedete, noi non solo non siamo come Parmalat. Ma anzi siamo così in salute che ci possiamo permettere anche questo”. Un messaggio assolutamente fuorviante e che, infatti ha depistato convincendo all’acquisto centinaia di migliaia di piccoli investitori che consideravano quel titolo come un rifugio sicuro del loro risparmio » .
Ma quanti sono davvero gli azionisti che sono stati colpiti dal crack? Marcello Gori, avvocato che rappresenta per la Confconsumatori alcune centinaia di piccoli soci, azzarda un’ipotesi: « Posto che anche la cifra del dissesto, che i pm hanno quantificato in 3,6 miliardi, è sicuramente sottodimensionata, gli azionisti potrebbero addirittura essere centinaia di migliaia. Tanto che avevamo ipotizzato di effettuare le notifiche per pubblico proclama, confidiamo di raccogliere ancora più adesioni qualora si giungesse al dibattimento » .