Tante incertezze sulle libertà dell’arte
Mercato contratto in asta e in crescita in fiera. Dubbi sul futuro in Usa, Regno Unito e Germania
Com’è cambiato nel 2016 il sistema dell’arte? Gli scambi torneranno a sfiorare i 64 miliardi di dollari del 2015?
Sono tanti i segnali negativi, a partire dai fatturati dei più importanti appuntamenti d’asta a Londra e New York che hanno registrato risultati sensibilmente inferiori in termini di numero di lotti offerti e di aggiudicati rispetto a quelli del 2015. Ma di questo ci racconterà nel prossimo Tefaf (10-19 marzo) Rachel A. J. Pownall, docente di Arts & Finance alla Maastricht University, che ha preso il posto di Clare McAndrew chiamata da ArtBasel ad analizzare il mercato del contemporaneo. L’anno appena trascorso si è distinto per la forte attività di flipping in asta: nel 2016 oltre 4mila artisti contemporanei hanno debuttato. Battesimo, spesso cruciale nella carriera di un artista che, però, se troppo precoce rischia di bruciare velocemente la sua reputazione e il suo valore: la storia di Joe Bradley (classe 1975), in scuderia da Gagosian, narra proprio la costruzione ve- loce di una milionaria carriera d’artista.
Il lavoro di sponda tra aste e gallerie, quelle con network globale e una forte influenza sul sistema di certificazione dei musei e dei critici, ha sviluppato la domanda internazionale. Queste gallerie, una piccola élite di una decina – come Gagosian, Marian Goodman, Hauser & Wirth, Pace, Perrotin, Zwirner, Blum & Poe e Fergus McCaffrey –, hanno consentito agli artisti di entrare nel mercato dell’arte “premium”, i cui principali market maker sono proprio i grandi mercanti e i collezionisti famosi, che stanno accelerando l’apertura di musei privati. Il controllo del “segmento archivi” di artisti scomparsi e storicizzati sta poi consentendo alle principali gallerie di gestire l’eredità culturale, ciò si traduce nell’organizzare il magazzino delle opere.
Si conferma nel sistema che la costruzione del valore di un artista oggi è direttamente correlata all’aurea culturale e al credito economico e sociale accordato da gallerie e collezionisti. Negli ultimi cinque anni le fiere poi sono diventate il canale commerciale dominante, modificando il business delle gallerie e trasformandosi in luoghi sociali avvantaggiati dalla maggior mobilità dei collezionisti, sebbene frenati dagli attentati.
Oltre alle fiere a hanno vinto i non luoghi, cioè le piattaforme online dove ci si scambiano immagini, like e opere e si possono raggiungere pubblici inimmaginabili. Così ci si attrezza: Artnet ha acquistato Tutela per elaborazione dei dati d’asta. Ma non tutto ha funzionato: l’App store di Ma- gnus Resch è stata ritirata dopo gli attacchi di Artsy e Artfacts. Alla globalizzazione ha fatto da contrappeso la contestuale regionalizzazione dell’offerta e della domanda: musei, galleristi e collezionisti sono in cerca d’identità nell’arte del passato e del presente, soprattutto in Asia e America Latina. L’Africa è ufficialmente entrata nella geografia del sistema dell’arte. Quest’effervescenza artistica sarà frenata dalle annunciate barriere?
L’incertezza internazionale – dettata dalle prime mosse di Donald Trump – che effetti avrà sul mercato dell’arte? Negli Usa si assisterà a una riduzione delle tasse e, in particolare, di quelle sui beni ad alto valore? L’aumento della spesa per le infrastrut- ture porterà benessere economico diffuso? Che effetti avrà sul sistema culturale? Per il momento da Capitol Hill gli annunci di spending review comprendono tagli al National Endowment for the Arts (NEA), che lo scorso anno ha lavorato con un budget di 148 milioni di dollari. Polarizzazione della ricchezza in Usa e aumento dei tassi d’interesse potrebbero spingere questi investitori verso l’arte come asset tangibile. L’art lending si è già ampiamente sviluppato negli Usa. Mentre nel Medio Oriente la caduta del costo del petrolio ha portato minor liquidità sull’arte: il progetto Guggenheim Abu Dhabi è in stallo – si acquista per la collezione –, rinviata l’apertura del Louvre di Abu Dhabi e il Qatar si mostra meno propenso allo shopping di capolavori. In Europa le elezioni francesi e una possibile vittoria dell’estrema destra di Marine Le Pen potrebbero influire su un mercato dell’arte stabile, ma stagnante? In Germania, invece, i freni della nuova legge sulla circolazione delle opere ridurrà gli scambi e spingerà importanti collezioni verso le più benevoli Svizzera o Francia? Nel Regno Unito il voto pro-Brexit ha indebolito la sterlina con un effetto positivo sul mercato locale dell’arte, ma l’uscita dalla Ue quali effetti avrà nel lungo termine sul mercato dell’arte? Tanti gli interrogativi. In asta prossimamente grandi capolavori di Rauschenberg, Rothko e Richter (foto) e altri riapriranno la gara tra le major che sinora si è giocata su politiche diverse: Christie’ssièfocalizzatasulmercatodifasciaalta concambialvertice–BrettGrovyhalasciato la casa per unirsi alla gallerista Dominique Levi – e Guillaume Cerutti come a.d. dovrà mantenere la leadership nel segmento elevato. Phillips ha rafforzato la squadra, mentre Sotheby’s con il nuovo soci cinese, Taikang Life Isurance, ha riorganizzato i comparti separando l’arte contemporanea dagli altri collezionabili e ampliando i servizi: Art Agency per l’art advisor, Mei Moses per le analisi con indici di mercato, Orion per le analisi scientifiche sull’autenticità delle opere e la consulenza ad artisti e archivi di Christy MacLear, ex ad Rauschemberg Foundation. Staremo a vedere cosa ha in serbo il 2017: qualità e rarità stanno guidando sin da subito gli acquisti in asta.