Il Sole 24 Ore

Renzi: obiettivo 40% per evitare il caos D’Alema attacca: congresso o liberi tutti

Il segretario dem: unico modo per evitare il caos, sarà competizio­ne a tre

- Emilia Patta

Renzi è pronto a ripartire: «per evitare il caos c’è un modo molto semplice: arrivare al 40 per cento, non so se ce la faremo». D’Alema pronto a rompere: «senza un progetto ciascuno sarà libero». Meloni e Salvini chiamano al voto.

pNiente accenno alla data delle prossime elezioni, come promesso alla vigilia dell’assemblea degli amministra­tori locali che ieri, da Rimini, ha provato a rimettere in cammino il Pd dopo la sconfitta referendar­ia. Matteo Renzi si concede solo una battuta a riguardo: «Al massimo entro un anno si dovrà votare. L’unico modo costituzio­nale per evitarlo è dichiarare guerra a qualcuno… Io non lo farei, è un po’ forte…». Niente data delle prossime elezioni (che comunque Renzi continua a vedere bene entro l’estate) e niente indicazion­i su come sia meglio andare a votare, se con una legge elettorale nuova da approvare in Parlamento o con la legge elettorale uscita dalla Consulta (soluzione, quest’ultima, che comunque Renzi preferisce, con la spinta maggiorita­ria del premio per chi supera il 40% alla Camera e con la soglia dell’8% per i partiti che corrono da soli in Senato).

Il leader del Pd si vuole tenere ben fuori dal politiches­e e ben fuori dal Palazzo, insomma, per ripartire dalle esperienze di buon governo che vengono dai territori, da chi come i sindaci i problemi non si limita ad elencarli ma prova a risolverli rimboccand­osi le maniche. «Sui divanetti di Montecitor­io trovi sempre qualcuno che dice ad alta voce, per farsi sentire dai giornalist­i, “il problema vero è la povertà”». E ancora, strappando l’applauso della sala: «E poi l’ultimo dell’anno arriva da un villaggio turistico alla moda in Africa anche il messaggio dello spregiudic­atopregiud­icato che dice che il problema è la povertà. Ma il dovere di chi fa politica non è parlare dei pro- blemi, bensì risolverli».

Eppure qualcosa di molto politico il leader del Pd lo dice, nei giorni in cui tutti i partiti cominciano a ragionare di possibili alleanze o di listoni per tentare di raggiunger­e, o almeno provarci con qualche credibilit­à, la fatidica soglia del 40%. «Sono fantastici quelli che prima del referendum gridavano al rischio autoritari­smo e ora gridano al rischio delle larghe intese, del grande inciucio», sottolinea Renzi ricordando che proprio la soprav- vivenza del bicamerali­smo paritario porta al rischio ingovernab­ilità. Eppure, dice rilanciand­o la vocazione maggiorita­ria del Pd, un modo per evitare il grande inciucio c’è: arrivare a superare il 40%. «Un modo per evitare il caos c’è, è arrivare al 40%. Noi siamo gli unici che si siamo arrivati. Una volta alle europee del 2014, ed è stata una grande vittoria, un’altra volta al referendum ed è stata una grande sconfitta».

In sala c’è il leader dei Area riformista Roberto Speranza, accompagna­to da Nico Stumpo. Due bersaniani doc che in mattinata erano stati alla convention romana organizzat­a da Massimo D’Alema per lanciare di fatto un movimento di sinistra autonomo dal Pd (si veda articolo in pagina). Ed è anche a loro che si rivolge Renzi quando ri- corda che l’avversario politico è fuori, non dentro il campo dei democratic­i e del centrosini­stra. «Lo so che deluderò qualcuno, ma non rispondo ad altre assemblee a qualche centinaia di chilometri da qui – dice il leader dem riferendos­i alla sfida romana di D’Alema -. Con buona pace di qualche compagno interno la competizio­ne sarà a tre: il gruppo di Grillo, un’area di destra, vedremo se più legata al Ppe o se Berlusconi e Salvini si rimetteran­no insieme, e poi ci sarà l’area di chi invece di giocare allo sfascio vuole offrire proposte concrete». O il Pd o il caos. Il nemico da battere è Grillo. «In un mondo che è cambiato radicalmen­te in pochi mesi, con il presidente Usa Trump protezioni­sta e con il presidente cinese che apre i lavori a Davos, o il Pd dà delle risposte all’altezza delle sfide o condannere­mo il Paese alla serie B». E un’Italia «vaso di coccio» potrebbe significar­e anche un declino dell’Europa, quell’Europa che «di fronte a tali cambiament­i epocali pensa bene di mandare la letterina sullo 0,2%».

Il tema (anti) europeo resta cruciale per Renzi, e lo sarà anche nella campagna elettorale che ha in mente di fare. Ma intanto il segretario del Pd loda il governo guidato da Paolo Gentiloni («sta operando bene») ed evita il pressing sulla data del voto. Anzi, la collaboraz­ione tra i due - si sottolinea nel Pd - è feconda. A cominciare dai temi che sono stati discussi, anche su impulso di Renzi, da Gentiloni durante la cena di ieri sera a Lisbona con i capi di governo dell’Euro-Med: garanzia giovani, servizio civile europeo, cultura e identità europee, investimen­ti in digitale e ricerca.

IL RITARDO DELLA UE «Con i cambiament­i epocali tra Trump protezioni­sta e la Cina che apre i lavori a Davos l’Ue manda la letterina sullo 0,2%»

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Leader democratic­o. Matteo Renzi guida il Pd dal 15 dicembre 2013

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