Visco: riforme avanti, niente scorciatoie
«Non sottovalutare incertezza politica e aumento dello spread - Affrontare con decisione il nodo Npl»
L’Italia deve proseguire con determinazione nelle riforme e non sottovalutare le conseguenze della reazione dei mercati di fronte ad un aumento dell’incertezza sulla volontà politica a realizzarle. Questo il monito arrivato ieri dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dal palco del 23° congresso degli operatori finanziari di Assiom Forex. Parole nette, pronunciate in chiusura di un intervento per larga parte dedicato alla gestione delle crisi bancarie. «Stabilità e riforme - ha affermato Visco - sono elementi essenziali per lo sviluppo. Non ci sono scorciatoie, specie per un paese gravato da un debito pubblico così pesante e da problemi strutturali così persistenti». Per il Governatore, che è entrato nell’ultimo anno del suo mandato, «ripensamenti, ritardi, resistenze – che non cambiano in alcuni settori, incluso quello bancario – rischierebbero di ripercuotersi sulle condizioni di mercato, vanificando i progressi realizzati durante la lunga crisi dalla quale, sia pure lentamente e con fatica stiamo uscendo».
Il rischio di sottovalutare l’effetto di un calo dell’impegno politico sulle riforme per ammodernare il Paese – ha fatto notare Visco – è sotto gli occhi. Basta guardare il differenziale BTp-Bund: «È di circa di 50 punti più elevato del valore medio osservato nella prima parte del 2016 e si è ampliato non di poco il differenziale con la Spagna».
Secondo le informazioni raccolte negli ultimi due mesi e pubblicate nell’ultimo Bollettino economico, Bankitalia prefigura una crescita del Pil intorno all’1% l’anno, in media, nel triennio 2017-2019. Ma lo scenario è soggetto a rischi, ha sottolineato Visco. Quelli interni, prima di tutto, legati al mantenimento di «condizioni ordinate» dei mercati, la ripresa degli investimenti e del credito, il «miglioramento ulteriore del mercato del lavoro» e, appunto, la realizzazione (o meno) del processo di riforme avviato negli ultimi anni. A questi rischi si aggiungono quelli internazionali, con una crescita globale in leggero rafforzamento su cui pesa l’incertezza «sull’entità e la composizione degli interventi che potranno essere varati dalla nuova amministrazione americana» e dalla «dichiarata intenzione di rallentare o invertire il processo di liberalizzazione degli scambi commerciali». In questo scenario, per l’eurozona la graduale espansione che è in corso intravede finalmente anche una ripresa dei prezzi, che tuttavia resterebbero appena sopra l’1,5% nel 2019. Di qui l’impegno a mantenere «condizio- ni monetarie molto accomodanti» della Bce, con un Qe esteso almeno fino a fine anno, quando l’ammontare complessivo degli acquisti sarà arrivato a 2.300 miliardi.
Affrontando il capitolo dedicato alle banche e il rischio credito, il Governatore è tornato sui numeri delle sofferenze e degli altri finanziamenti deteriorati del sistema Italia: a giugno i crediti deteriorati iscritti a bilancio delle banche al netto delle rettifiche era di 191 miliardi, il 10,4% dei prestiti complessivi - ha ricordato. Aggiungendo le rettifiche «si arriva a 356 miliardi di crediti anomali frequentemente ricordato nel di- battito». Questo dato si riferisce però al valore facciale dei crediti e non alla loro effettiva incidenza sui bilanci. Di questi 191 miliardi le sofferenze nette ammontavano a 88 miliardi, il 4,8% dei prestiti, mentre i rimanenti 103 miliardi riguardano situazioni per le quali, con un miglioramento economico, le prospettive di ritorno alla normalità dei pagamenti sono più favorevoli.
Visco ha ricordato che nel decennio 2006-2015 i tassi di recupero degli Npl sono stati del 43%, pur con molte differenze tra le diverse banche. Questo tasso si è invece ridotto al 35% in media nel biennio 20142015 a causa delle «cessioni in blocco» sul mercato a investitori specia- lizzati per le quali nel decennio considerato il tasso medio di recupero è stato del 23%, a fronte del 47% per le posizioni chiuse in via ordinaria. In pratica una gestione interna degli Npl s’è rivelata molto più redditizia rispetto alle cessioni a operatori specializzati. Sul tema Bankitalia ha pubblicato una nota di approfondimento, mentre una seconda nota diffusa sempre ieri è dedicata alla proposta di adottare, a livello europeo, una misura regolamentare che elimini i disincentivi per la cessione in blocco dei prestiti deteriorati per le banche che adottano i modelli interni di tipo avanzato per la valutazione del rischio credito. Per queste banche - ha spiegato Visco - l’inclusione dell’effetto delle cessioni nelle stime delle perdite in caso di insolvenza del debitore (loss given default) che determina «un significativo incremento automatico dei requisiti patrimoniali sul complesso dei prestiti in bonis e quindi una riduzione dei coefficienti di capitale». La misura regolamentare invocata «troverebbe motivazione nella eccezionalità dell’attuale fase congiunturale», e secondo le analisi di Bankitalia su un campione di banche italiane «tale riduzione potrebbe essere rilevante».
Tornando all’Italia, secondo il Governatore molte delle misure adottate per una soluzione al problema dei crediti deteriorati vanno nella giusta direzione anche se «è ancora presto per vederne i frutti dato che gli effetti maggiori riguardano le nuove sofferenze». In particolare, ha sottolineato che un’accelerazione delle procedure di recupero potrà derivare dal portale delle vendite pubbliche, dal registro informatizzato dei pegni non possessori, dalle nuove procedure esecutive fallimentari o dall’estensione del «patto marciano» ai consumatori. E miglioramenti ulteriori, ha aggiunto «possono essere conseguiti aumentando la specializzazione dei giudici addetti alla materia concorsuale». Dai dati di via Nazionale risulta che se in Italia i tempi di recupero fossero in linea con quelli medi europei, l’incidenza delle sofferenze, sul complesso dei prestiti, sarebbe oggi circa la metà.
Infine il decreto «salva risparmio»: costituisce «un passaggio importante nel percorso di uscita dalla crisi che ha colpito l’economia e le banche italiane» e l’immissione di risorse pubbliche nel Monte dei Paschi «assorbirà circa un terzo dei 20 miliardi stanziati dal Governo». Restano, dunque, «spazi più che sufficienti per affrontare la necessità di ricapitalizzazione di altre banche italiane per le quali ricorrano le condizioni previste dal decreto».
Per Via Nazionale si prefigura una crescita del prodotto intorno all’1% all’anno, in media, nel triennio 2017-’19 ma pesano le incertezze