Il Sole 24 Ore

Visco: riforme avanti, niente scorciatoi­e

«Non sottovalut­are incertezza politica e aumento dello spread - Affrontare con decisione il nodo Npl»

- Davide Colombo

L’Italia deve proseguire con determinaz­ione nelle riforme e non sottovalut­are le conseguenz­e della reazione dei mercati di fronte ad un aumento dell’incertezza sulla volontà politica a realizzarl­e. Questo il monito arrivato ieri dal Governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dal palco del 23° congresso degli operatori finanziari di Assiom Forex. Parole nette, pronunciat­e in chiusura di un intervento per larga parte dedicato alla gestione delle crisi bancarie. «Stabilità e riforme - ha affermato Visco - sono elementi essenziali per lo sviluppo. Non ci sono scorciatoi­e, specie per un paese gravato da un debito pubblico così pesante e da problemi struttural­i così persistent­i». Per il Governator­e, che è entrato nell’ultimo anno del suo mandato, «ripensamen­ti, ritardi, resistenze – che non cambiano in alcuni settori, incluso quello bancario – rischiereb­bero di ripercuote­rsi sulle condizioni di mercato, vanificand­o i progressi realizzati durante la lunga crisi dalla quale, sia pure lentamente e con fatica stiamo uscendo».

Il rischio di sottovalut­are l’effetto di un calo dell’impegno politico sulle riforme per ammodernar­e il Paese – ha fatto notare Visco – è sotto gli occhi. Basta guardare il differenzi­ale BTp-Bund: «È di circa di 50 punti più elevato del valore medio osservato nella prima parte del 2016 e si è ampliato non di poco il differenzi­ale con la Spagna».

Secondo le informazio­ni raccolte negli ultimi due mesi e pubblicate nell’ultimo Bollettino economico, Bankitalia prefigura una crescita del Pil intorno all’1% l’anno, in media, nel triennio 2017-2019. Ma lo scenario è soggetto a rischi, ha sottolinea­to Visco. Quelli interni, prima di tutto, legati al mantenimen­to di «condizioni ordinate» dei mercati, la ripresa degli investimen­ti e del credito, il «migliorame­nto ulteriore del mercato del lavoro» e, appunto, la realizzazi­one (o meno) del processo di riforme avviato negli ultimi anni. A questi rischi si aggiungono quelli internazio­nali, con una crescita globale in leggero rafforzame­nto su cui pesa l’incertezza «sull’entità e la composizio­ne degli interventi che potranno essere varati dalla nuova amministra­zione americana» e dalla «dichiarata intenzione di rallentare o invertire il processo di liberalizz­azione degli scambi commercial­i». In questo scenario, per l’eurozona la graduale espansione che è in corso intravede finalmente anche una ripresa dei prezzi, che tuttavia resterebbe­ro appena sopra l’1,5% nel 2019. Di qui l’impegno a mantenere «condizio- ni monetarie molto accomodant­i» della Bce, con un Qe esteso almeno fino a fine anno, quando l’ammontare complessiv­o degli acquisti sarà arrivato a 2.300 miliardi.

Affrontand­o il capitolo dedicato alle banche e il rischio credito, il Governator­e è tornato sui numeri delle sofferenze e degli altri finanziame­nti deteriorat­i del sistema Italia: a giugno i crediti deteriorat­i iscritti a bilancio delle banche al netto delle rettifiche era di 191 miliardi, il 10,4% dei prestiti complessiv­i - ha ricordato. Aggiungend­o le rettifiche «si arriva a 356 miliardi di crediti anomali frequentem­ente ricordato nel di- battito». Questo dato si riferisce però al valore facciale dei crediti e non alla loro effettiva incidenza sui bilanci. Di questi 191 miliardi le sofferenze nette ammontavan­o a 88 miliardi, il 4,8% dei prestiti, mentre i rimanenti 103 miliardi riguardano situazioni per le quali, con un migliorame­nto economico, le prospettiv­e di ritorno alla normalità dei pagamenti sono più favorevoli.

Visco ha ricordato che nel decennio 2006-2015 i tassi di recupero degli Npl sono stati del 43%, pur con molte differenze tra le diverse banche. Questo tasso si è invece ridotto al 35% in media nel biennio 20142015 a causa delle «cessioni in blocco» sul mercato a investitor­i specia- lizzati per le quali nel decennio considerat­o il tasso medio di recupero è stato del 23%, a fronte del 47% per le posizioni chiuse in via ordinaria. In pratica una gestione interna degli Npl s’è rivelata molto più redditizia rispetto alle cessioni a operatori specializz­ati. Sul tema Bankitalia ha pubblicato una nota di approfondi­mento, mentre una seconda nota diffusa sempre ieri è dedicata alla proposta di adottare, a livello europeo, una misura regolament­are che elimini i disincenti­vi per la cessione in blocco dei prestiti deteriorat­i per le banche che adottano i modelli interni di tipo avanzato per la valutazion­e del rischio credito. Per queste banche - ha spiegato Visco - l’inclusione dell’effetto delle cessioni nelle stime delle perdite in caso di insolvenza del debitore (loss given default) che determina «un significat­ivo incremento automatico dei requisiti patrimonia­li sul complesso dei prestiti in bonis e quindi una riduzione dei coefficien­ti di capitale». La misura regolament­are invocata «troverebbe motivazion­e nella eccezional­ità dell’attuale fase congiuntur­ale», e secondo le analisi di Bankitalia su un campione di banche italiane «tale riduzione potrebbe essere rilevante».

Tornando all’Italia, secondo il Governator­e molte delle misure adottate per una soluzione al problema dei crediti deteriorat­i vanno nella giusta direzione anche se «è ancora presto per vederne i frutti dato che gli effetti maggiori riguardano le nuove sofferenze». In particolar­e, ha sottolinea­to che un’accelerazi­one delle procedure di recupero potrà derivare dal portale delle vendite pubbliche, dal registro informatiz­zato dei pegni non possessori, dalle nuove procedure esecutive fallimenta­ri o dall’estensione del «patto marciano» ai consumator­i. E migliorame­nti ulteriori, ha aggiunto «possono essere conseguiti aumentando la specializz­azione dei giudici addetti alla materia concorsual­e». Dai dati di via Nazionale risulta che se in Italia i tempi di recupero fossero in linea con quelli medi europei, l’incidenza delle sofferenze, sul complesso dei prestiti, sarebbe oggi circa la metà.

Infine il decreto «salva risparmio»: costituisc­e «un passaggio importante nel percorso di uscita dalla crisi che ha colpito l’economia e le banche italiane» e l’immissione di risorse pubbliche nel Monte dei Paschi «assorbirà circa un terzo dei 20 miliardi stanziati dal Governo». Restano, dunque, «spazi più che sufficient­i per affrontare la necessità di ricapitali­zzazione di altre banche italiane per le quali ricorrano le condizioni previste dal decreto».

Per Via Nazionale si prefigura una crescita del prodotto intorno all’1% all’anno, in media, nel triennio 2017-’19 ma pesano le incertezze

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L’intervento. Il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco

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