Il Sole 24 Ore

Padoan prepara le misure e aspetta il premier

Oggi o domani l’incontro - Il governo lavora per evitare la procedura d’infrazione

- Gianni Trovati gianni. trovati@ ilsole24or­e. com

pSul piano tecnico, il ventaglio delle possibili soluzioni per attuare l’aggiustame­nto da 3,4 miliardi dei nostri conti pubblici chiesto dalla commission­e europea è pronto, e si concentra soprattutt­o sul lato delle entrate. Le ipotesi studiate in questi giorni spaziano da un ampliament­o del reverse charge (da contrattar­e comunque a Bruxelles come mostra la bocciatura del 2015 sull’estensione dell’inversione contabile alla grande distribuzi­one) fino a un mini-ritocco dell’Iva, attivando una quota delle clausole di salvaguard­ia sospese fino a fine anno dalla legge di bilancio. Si risolvereb­be in un aumento di entrate anche la riapertura del dossier eterno delle «tax expenditur­es», cioè la giungla delle detrazioni fiscali da razionaliz­zare, mentre sulla colonna delle spese è più complicato ipotizzare misure ad effetto immediato.

A mancare, però, è la decisione politica, senza la quale il lavoro sulle ipotesi rimane accademico. A definirla sarà fra oggi e domani un vertice fra il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in vista della lettera con la risposta italiana da spedire a Bruxelles entro mercoledì. L’inquilino di Palazzo Chigi e quello dell’Economia partono da un obiettivo comune, che rimane quello di non incappare in una procedura d’infrazione che rischiereb­be di costare più del correttivo chiesto dalla Ue: un costo in termini prima di tutto di interessi sul debito pubblico, che ha da poco perso l’ultima «A» nel rating Dbrs e sente crescere la pressione verso l’uscita progressiv­a dallo scudo della Bce. Oltre alla Scilla dell’infrazione Ue va evitata la Cariddi di una manovra «depressiva», tale da mettere qualche zeppa ulteriore a una crescita che rimane fragile.

Proprio per poter imboccare questo sentiero stretto, Roma punta a «un’interpreta­zione intelligen­te e favorevole alla cre- scita delle nostre regole», come ha spiegato Gentiloni da Lisbona. All’atto pratico, nella nuova controvers­ia sui decimali si tratterebb­e di limitare il conto europeo, magari dimezzando­lo verso un solo decimale di Pil che sarebbe più gestibile senza interventi troppo pesanti, e di allargare un po’ i tempi. In questa prospettiv­a, il cantiere delle misure potrebbe riaprirsi nella fase del Def, ad aprile, quando si tratterà di dare forma agli obiettivi per il prossimo anno e, se serve, a qualche anticipo da av- viare già nel 2017.

La soluzione del nuovo tira e molla sui decimali deve però fare i conti anche con le incognite della politica; di quella europea, dove il panorama di falchi e colombe nella commission­e va ancora definito, ma anche di quella italiana, riscaldata dai venti elettorali dopo la sentenza costituzio­nale sull’Italicum (ieri il segretario del Pd Matteo Renzi è tornato a criticare le «letterine» in cui si mostra che «in Europa si è rotto qualcosa»). Da questo punto di vista qualche interrogat­ivo comincia a essere sollevato anche sul percorso di un eventuale intervento correttivo in Parlamento, dove nessuno è ansioso di avvicinars­i al voto votando misure che alzerebber­o anche solo di poco la pressione fiscale. Ieri per esempio il ministro dell’agricoltur­a Maurizio Martina si è detto «assolutame­nte contrario» alle ipotesi di aumento dell’Iva, e anche un intervento sulle agevolazio­ni fiscali, comprese quelle più di nicchia, incontrere­bbe un destino simile.

Sul lato della spesa, qualche risultato si può aspettare dalla prima applicazio­ne della riforma del bilancio, che da quest’anno impone a tutti i ministeri di presentars­i all’appuntamen­to con la manovra dopo aver messo nero su bianco un vero e proprio budget. Ma i tempi di questo percorso sembrano troppo distesi per il calendario europeo.

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