«L’innovazione è il nostro brand»
Presidente Assosport e Fesi
p «Nonostante un ciclo economico negativo che dal 2008 ha coinvolto tutti i settori, l’industria sportiva italiana ha continuato a crescere. Certo, non abbiamo più registrato tassi del sette-otto per cento come prima della crisi, ma abbiamo avuto comunque perfomance positive dell’1,7, 1,8% in controtendenza rispetto al Pil nazionale. C’è stata una concentrazione di operatori, ma i brand non sono spariti, nè è calata l’occupazione che conta 7-8mila addetti».
Luca Businaro, presidente di Assosport dal 2010, rivendica con orgoglio la forza dello Sport System tricolore, distretto che ha eletto a Montebelluna, in provinca di Treviso, il proprio territorio di riferimento.
A Montebelluna ha sede anche la sua Novation Tech, che con un fatturato di 26 milioni è leader italiano nella produzione di articoli in materiale composito per il settore Sport, Auto e Occhialeria. Ma cosa ha permesso alla sua e alle altre realtà dell’industria sportiva italiana di non subire il rallentamento produttivo generale?
Le caratteristiche stesse delle nostre aziende che sono votate a innovare e ad esportare i propri prodotti. Vede, i materiali si trovano ovunque, ma la ricerca e la capacità di inventare sempre nuove soluzioni tecniche, no. È un patrimonio delle persone, è la creatività del made in Italy che noi tentiamo di valorizzare. E ci risuciamo se è vero che quasi i due terzi del nostro fatturato, com- plessivamente pari a 7,5-8 miliardi, senza considerare l’indotto e il retail, viene realizzato all’estero.
Il know how italiano ha pochi rivali, eppure in alcune aree abbiamo perso la leadership. I nostri campioni non sono stati capaci di competere con colossi globali come Nike e Adidas.
È vero. Non c’è partita sulle produzioni di massa. Abbiamo anche noi problemi di dimensione. Però un colosso come Nike ha installato a Montebelluna il suo centro ricerche, vale a dire nell’area in cui sono nate le scarpette sportive in aziende come Diadora e Lotto che hanno fatto dell’innovazione il proprio marchio di fabbrica.
Quali sono i punti di forza dello Sport System italiano?
Anzitutto, vorrei sottolineare il fatto che ricerca e innovazione non servono solo ai prodotti sportivi. Lo sport ha elementi estremi e dunque esige soluzioni estreme che spesso sono trasferite in tanti altri ambiti produttivi. La ricerca di materiali leggeri e resistenti è avuto luogo prima di tutto per bici, moto e auto impiegate nelle competizioni sportive e poi per gli usi “civili”. Detto ciò, uno dei nostri tradizionali punti di forza restano le produzioni per la bici, ma il settore che sta crescendo di più negli ultimi anni è senza dubbio quello dell’outdoor, delle attrezzature e dell’abbigliamento per le attività sportive all’aperto.
Quali sono oggi i mercati di riferimento? E verso quali paesi ritiene che si possa aumentare i volumi di esportazione?
Esportiamo soprattutto
in Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. La Corea del Sud è un mercato fondamentale per l’outdoor mentre il Giappone lo è per gli sport invernali e gli attrezzi tecnici. Gli sciatori giapponesi sono alla continua ricerca della perfezione e amano i nostri prodotti. Aggiungereila Cina, attualmente con volumi bassi, ma in grande fermento sia sul fronte della b iciclatta che su quello degli sport invernali, di cui Pechino ospiterà le Olimpiadi nel 2022.
Lei preside anche la Fesi, l’Associazione che rappresenta 1.800 aziende a livello continentale. Cosa succede al settore Sport in Europa?
Per la prima volta c’è una direzione Sport e nel 2017 sarà realizzata un’analisi dettagliata dei numeri dell’industria sportiva. Bruxelles vuole riconoscere allo Sport e alle aziende dello Sport il giusto ruolo, riservando fondi che servano a creare nuovi posti di lavoro e dando vita ad iniziative rivolte ai giovani, nella consapevolezza che l’attività sportiva può prevenire le malattie del futuro e non appesantire i bilanci sanitari.
«Esportiamo in Francia, Germania, Inghilterra e Usa. Cruciali anche Corea e Giappone»