Va rafforzato ogni presidio di legalità
Rischio infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e sociale lombardo
L’ ( ennesimo) allarme lanciato ieri a Milano in apertura di anno giudiziario contro le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e sociale lombardo cade in un momento sensibile.
Appena una settimana fa, infatti, la Prefettura di Milano ha messo nelle mani della Commissione parlamentare antimafia, giunta in visita nel capoluogo lombardo, un lungo ed elaborato documento che ha fatto il punto sulla situazione della criminalità organizzata.
La premessa – da sola – dovrebbe far riflettere sulla necessità di rafforzare ogni presidio legale e di legalità in quella che è la capitale italiana degli investimenti. Milano e provincia – rileva infatti la prefettura che da due giorni ha una nuova guida – sono un polo attrattivo di interessi economici e finanziari nazionali grazie ai facili collegamenti viari, ferroviari e aeroportuali con il cuore dell’Europa, che hanno favorito l’infiltrazione e il radicamento di diverse espressioni di fenomeni criminali. «Le stesse, nel tempo – scrivono gli analisti dell’ufficio territoriale del Governo – hanno interagito, sperimentando e corroborando modelli moderni ed efficaci di organizzazione criminale e di interessi illegali».
Un consorzio mafioso – in altri termini – nel quale la ‘ndrangheta ha spodestato la vecchia mafia siciliana e quella napoletana, sempre più cavalieri serventi di quella calabrese. La ‘ndrangheta –e a dirlo è ancora la prefettura milanese – ha messo in campo una vera e propria progettualità radicata e strutturata al fine di penetrare i settori politico-istituzionali ed economico-imprenditoriali.
Per la prima volta forse – fuori dal Sud e dalla Sicilia che per prima, sul finire degli anni Novanta, con l’allora sostituto procuratore dei Palermo Roberto Scarpinato ne coniò la definizione – un presidio delle Stato usa il termine “sistemi criminali” per definire ’'intreccio di interessi delle mafie (‘ndrangheta in primis) con amministratori ed imprenditori. Un groviglio nel quale i reati di corruzione sono diventati la chiave d’accesso che permette alla criminalità organizzata di infiltrarsi ed espandersi.
La prefettura – che ha aggiornato la relazione fino all’ultimo momento – ha messo nero su bianco, come in un rosario criminale, tutte le più recenti indagi- ni antimafia che hanno colpito Milano. Non c’è, di fatto, un settore economico che non sia stato “violentato” dalla prepotenza della forza mafiosa. Appalti pubblici, commercio, turismo, ristorazione continuano come sempre ad essere indispensabili al progetto espansionistico, dato per scontato che il traffico di droga continua ad essere la pietra miliare che alimenta il polmone finanziario di clan e cosche.
Il dente (della prefettura) batte però dove il dente duole, vale a dire ancora una volta il mondo che ha orbitato intorno ad Expo 2015. Oltre agli indubbi successi nell’opera di prevenzione e repressione, l’Esposizione universale ha rappresentato una cartina di tornasole degli aspetti regolamentari e normativi da perfezionare, a partire dai controlli sulle white list.
Se dal capoluogo ci si sposta in provincia, la musica non cambia e, ancora e sempre, è la ‘ndrangheta a farla da padrona e, ancora e sempre, a risaltare è il connubio mafie-corruzione come due volti della stessa medaglia.