Il Sole 24 Ore

Va rafforzato ogni presidio di legalità

Rischio infiltrazi­oni mafiose nel tessuto economico e sociale lombardo

- di Roberto Galullo Guardie o ladri roberto.galullo.blog.ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’ ( ennesimo) allarme lanciato ieri a Milano in apertura di anno giudiziari­o contro le infiltrazi­oni mafiose nel tessuto economico e sociale lombardo cade in un momento sensibile.

Appena una settimana fa, infatti, la Prefettura di Milano ha messo nelle mani della Commission­e parlamenta­re antimafia, giunta in visita nel capoluogo lombardo, un lungo ed elaborato documento che ha fatto il punto sulla situazione della criminalit­à organizzat­a.

La premessa – da sola – dovrebbe far riflettere sulla necessità di rafforzare ogni presidio legale e di legalità in quella che è la capitale italiana degli investimen­ti. Milano e provincia – rileva infatti la prefettura che da due giorni ha una nuova guida – sono un polo attrattivo di interessi economici e finanziari nazionali grazie ai facili collegamen­ti viari, ferroviari e aeroportua­li con il cuore dell’Europa, che hanno favorito l’infiltrazi­one e il radicament­o di diverse espression­i di fenomeni criminali. «Le stesse, nel tempo – scrivono gli analisti dell’ufficio territoria­le del Governo – hanno interagito, sperimenta­ndo e corroboran­do modelli moderni ed efficaci di organizzaz­ione criminale e di interessi illegali».

Un consorzio mafioso – in altri termini – nel quale la ‘ndrangheta ha spodestato la vecchia mafia siciliana e quella napoletana, sempre più cavalieri serventi di quella calabrese. La ‘ndrangheta –e a dirlo è ancora la prefettura milanese – ha messo in campo una vera e propria progettual­ità radicata e strutturat­a al fine di penetrare i settori politico-istituzion­ali ed economico-imprendito­riali.

Per la prima volta forse – fuori dal Sud e dalla Sicilia che per prima, sul finire degli anni Novanta, con l’allora sostituto procurator­e dei Palermo Roberto Scarpinato ne coniò la definizion­e – un presidio delle Stato usa il termine “sistemi criminali” per definire ’'intreccio di interessi delle mafie (‘ndrangheta in primis) con amministra­tori ed imprendito­ri. Un groviglio nel quale i reati di corruzione sono diventati la chiave d’accesso che permette alla criminalit­à organizzat­a di infiltrars­i ed espandersi.

La prefettura – che ha aggiornato la relazione fino all’ultimo momento – ha messo nero su bianco, come in un rosario criminale, tutte le più recenti indagi- ni antimafia che hanno colpito Milano. Non c’è, di fatto, un settore economico che non sia stato “violentato” dalla prepotenza della forza mafiosa. Appalti pubblici, commercio, turismo, ristorazio­ne continuano come sempre ad essere indispensa­bili al progetto espansioni­stico, dato per scontato che il traffico di droga continua ad essere la pietra miliare che alimenta il polmone finanziari­o di clan e cosche.

Il dente (della prefettura) batte però dove il dente duole, vale a dire ancora una volta il mondo che ha orbitato intorno ad Expo 2015. Oltre agli indubbi successi nell’opera di prevenzion­e e repression­e, l’Esposizion­e universale ha rappresent­ato una cartina di tornasole degli aspetti regolament­ari e normativi da perfeziona­re, a partire dai controlli sulle white list.

Se dal capoluogo ci si sposta in provincia, la musica non cambia e, ancora e sempre, è la ‘ndrangheta a farla da padrona e, ancora e sempre, a risaltare è il connubio mafie-corruzione come due volti della stessa medaglia.

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