Color Biedermeier
provincie del vasto Impero, cioè l’Ungheria, la Boemia e prima di tutte proprio l’Italia, nell’intento di individuare dei caratteri comuni. Interessante è stato soprattuto il rapporto tra Vienna e Milano, suggellato dai soggiorni nella capitale di due personaggi come Giuseppe Molteni e Francesco Hayez, molto apprezzati sia dalla corte che dai collezionisti austriaci, per i quali hanno realizzato opere importanti. Altrettanto decisiva è stata la presenza a Milano, ospite alle esposizioni di Brera e a sua volta apprezzato dai collezionisti milanesi, di Friedrich von Amerling che insieme a Ferdinand Georg Waldmüller è protagonista assoluto di questa rassegna.
Molteni e Amerling, destinati a diventare amici, hanno condiviso l’idea, che poi sta alla base della forza e del fascino della pittura Biedermeier, che fosse arrivato il momento del riscatto per quelli che erano stati sino ad allora considerati inferiori nella gerarchia dei generi pittorici, il ritratto e le scene di vita quotidiana. Scelta condivisa anche da Waldmüller che vi ha inserito anche il paesaggio da lui trattato con una sensibilità nuova, non solo per quanto riguarda la luce e l’atmosfera, ma anche per una qualità introspettiva volta a rispecchiare nella natura gli stati dell’animo. Si deve a questi pittori una vera e propria rivoluzione che prendeva la distanza dalle rigide regole dell’Accademia e dalla dimensione eroica o celebrativa della ancora privilegiata pittura di storia, per esaltare i valori individuali quali potevano emergere dai ritratti, dalla rappresentazione dei fatti di tutti i giorni sorpresi tra le mura domestiche, dalle vedute dei luoghi più amati. In un percorso davvero coinvolgente, anche perché ci restituisce il sapore e la dolcezza della vita in quella lunga epoca di pace, ci imbattiamo in una serie di magnifici ritratti che confermano quanto si siano estesi i confini di questo genere diventato avvincente come una romanzo, in particolare quando nelle vaste composizioni di gruppo ritroviamo la famiglia individuata come il luogo degli affetti e il pilastro della società. In questi dipinti di grande respiro si noti l’abilità nella resa dell’ambiente, spesso individuato anche nei minimi dattagli, e la sapiente regia con cui vengono modulati le diverse fisionomie, i gesti e i giochi degli sguardi. La stessa forza relistica e narrativa domina le intense, commoventi scene di vita quotidiana dove emergono Franz Eybl, ancora lo straordinario Waldmüller e quel Josef Danhauser la cui caustica indagine dei costumi della gaudente e un po’ ipocrita borghesia viennese fa pensare addirittura a Hogarth.
Dagli interni, dove sono ambientati quasi sempre i ritratti e gli eventi familiari, si passa all’aria aperta nelle limpide vedute di paesaggi montuosi che prendono ormai sempre più il posto delle vedute italiane privilegiate dai pittori di paesaggio delle generazioni precedenti. Ora agli incanti del Grand Tour e alle luci del Mediteraneo si sono sostituite le solitudini alpestri dove l’uomo ritrova i suoi valori, immergendosi in una natura altrettanto incontaminata. All’ironica rappresentazione dei vizi borghesi si sostituisce l’esaltazione dei costumi popolari resi soprattutto dal genio di Waldmüller, che di questa pittura è stato l’esponente più originale, con un senso di freschezza e di innocenza che hanno ancora il potere di incantarci. Restiamo infatti sorpresi ogni volta dalla originalità dei suoi tagli compositivi, che rivoluzionano davvero la visione, e dalla forza di un realismo per cui quello che è rappresentato sembra svolgersi davvero davanti ai nostri occhi, conivolgendo anche i nostri sensi.
Is that Biedermeier? Amerling, Waldmüller and more, Vienna, Belvedere, fino al 12 febbraio