Dieci storie contro il malaffare
Chi pensa che il teatro didattico sia noioso verrà smentito dal maestro: «Se non vi fosse questa possibilità di studiare divertendosi, allora veramente il teatro non sarebbe assolutamente in grado di insegnare. Il teatro rimane teatro, anche se è teatro d’insegnamento; e, nella misura in cui è buon teatro, è anche divertente». Fatte le debite proporzioni con Bertolt Brecht, una smentita arriva anche da Dieci storie proprio così. Un’ope
ra-dibattito sulla legalità, in scena al Grassi di Milano fino a oggi pomeriggio: un felice e pensoso cortocircuito tra pedagogia e arte drammatica, con ovvii echi epici, brechtiani, appunto (con tanto di sventurata citazione della «sventurata terra che ha bisogno di eroi»), e una massiccia dose di impegno da cosiddetto “teatro civile”.
Ideato e scritto da Giulia Minoli insieme a Emanuela Giordano, che ne cura anche la regia, lo spettacolo è nato nel 2011 come progetto “Educational” del San Carlo di Napoli, progetto successivamente confluito in una più vasta operazione didattica su tutto il territorio italiano: «Il palcoscenico della legalità», che coinvolge e si rivolge a scuole, carceri minorili e teatri e si avvale della preziosa consulenza del Corso di Sociologia della Criminalità organizzata tenuto da Nando Dalla Chiesa presso l’Università degli Studi di Milano. La lunga e proficua esperienza sul territorio, alla ricerca di Storie e storie su vittime e carnefici delle mafie nostrane, prende ora corpo e voce in una pièce, proprio in quel Piccolo Teatro che da tre anni svolge un lavoro di riflessione e studio sulla legalità attraverso l’«Osservatorio sul presente». Oltre allo “Stabile” milanese, tra i produttori dello spettacolo figurano i Teatri Nazionali di Roma, Napoli e Torino, in collaborazione con The CO2 Crisis Opportunity Onlus.
«Mentre scriviamo questi appunti, continuiamo a raccogliere testimonianze, domande e riflessioni che riguardano anche la nostra responsabilità individuale, il riscatto che necessariamente dobbiamo compiere perché diritti e doveri siano uguali per tutti», scrivono le autrici nelle note di sala. «Il teatro non lancia messaggi, si accontenta di offrire stimoli e questo noi cerchiamo di fare, con grande convinzione, pensando soprattutto ai ragazzi. E proprio ai ragazzi ci rivolgiamo perché lo spettacolo sia parte di un percorso di avvicinamento a temi fondamentali per la loro crescita».
Protagonista di questa «operetta» è uno spigliato ensemble di giovani attori (Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Tania Garribba, Valentina Minzoni, Salvatore Presutto, Diego Valentino Venditti, Alessio Vassallo), accompagnati dalle chitarre e dalla batteria di Tommaso Di Giulio e Paolo Volpini. La trama, negli anni, si è arricchita di nuovi fili, suggestioni, racconti: così, dalle prime vicende che riguardavano solo la Campania, l’affabulazione si è poi estesa alle «storie di dolore e riscatto» della Sicilia e del Lazio, fino a quest’ultima edizione del 2017, che zigzaga anche tra i malaffari di Mafia Capitale e i legami di ’Ndrangheta tra Calabria e Lombardia, in occasione tra l’altro dei 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio e con dedica finale a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sul palco sfilano ragazzini salvati dalla strada grazie al teatro, coraggiose cooperative di giovani anti-pizzo, consumatori «critici», giornaliste determinate e combattive, ma anche politici corrotti, uomini delle istituzioni truffaldini e «collusi con eleganza», commercianti conniventi, giunte comunali prosciolte o colpevolmente sbadate e smemorate. Se è vero che «la forza della mafia sta fuori dalla mafia», la criminalità organizzata non è solo “cosa nostra” ma un «affare che riguarda tutti»: perciò, come dicono in Calabria, «o si cangia o si mori».
Giulia Minoli ed Emanuela Giordano, Dieci storie proprio così. Un’operadibattito sulla legalità, Milano, Piccolo Teatro Grassi; oggi ultima replica