Boss da pentole e materassi
Immaginate un tizio strano – una via di mezzo tra John Lennon e Giancarlo Magalli –, con folte basette lunghe sino al mento, una morbida pancia prominente, vecchi jeans scoloriti e felpa col cappuccio, che chiede a persone appena conosciute « senti, ti posso abbracciare? » .
Vi siete spaventati? Avete già allertato le forze dell’ordine? State tranquilli: si tratta di un mega capo di una mega azienda di abbigliamento, sotto copertura, che si è infiltrato tra i suoi dipendenti per scoprire tutti i loro segreti.
Vi siete spaventati? Avete già allertato le forze dell’ordine? Bravi: sarebbe proprio la cosa da fare. E invece, ci sorbiamo questa quarta edizione di Boss in incognito , in onda il martedì sera su Rai 2, il programma un po’ candid- camera e un po’ psicodramma, per quest’anno condotto da Nicola Savino.
Per rendere il gioco più verosimile, e per giustificare tutte quelle telecamere nella fabbrichetta, viene detto ai dipendenti che si tratta, in effetti, di un programma tv, di un reality, ma di un altro, diverso, dove due lavoratori pari grado si scambiano il luogo di lavoro. Caspita! Ma questa sì che è una trovata che rimescola le carte in tavola! Qual sagacia!
Non era più furbo, per guadagnare qualcosina in più in credibilità, che non è esattamente il punto di forza del programma, optare per dei travestimenti un filo meno anacronistici – il re della maglieria Made in Italy, sembra uscito direttamente da un video psichedelico degli anni ’ 70, acidi compresi? Rinunciare a un po’ di mastice e finto pelo?
Tutto è fasullo in questa “fabbrica di emozioni”, come dice Savino: le confessioni dei lavoratori, così incredibilmente tragiche da fare un baffo all’Orestea ( « Una mattina aprii il portone: mia madre era caduta e non riusciva ad alzarsi, e mio padre, completamente non vedente, l’aveva coperta e le teneva la mano » ) e al libro Cuore ( « Ho perso la madre quando avevo 5 anni, era nel letto, mi sono girato per guardare il mio cartone animato preferito e quando mi sono rigirato, non respirava più » ) ; le considerazioni stucchevoli e sessiste del conduttore Savino ( « Per il nostro boss è arrivato il momento di dimostrare che anche un uomo può piegare alla perfezione una manica » ) ; l’aspetto stesso del boss travestito, che conferisce al tutto un taglio parodico, quasi clownistico. E poi la chiusa, quel “vissero tutti felici e contenti” col grande capo ormai smascherato che elargisce ai dipendenti giorni di ferie, biglietti aerei, viaggi di nozze, assegni a quattro zeri, ingressi per la spa. Mancano solo le pentole e i materassi.