Ad Atene e Londra dismissioni rinviate
Non solo piani di privatizzazione, ma anche posticipi, rinvii e persino segnali di nazionalizzazione. È successo in Europa nel biennio 2015-2016.
A detene renella U el a palma delle dismissioni rinviate (e in alcuni casi mancate) sono la Grecia e la Gran Bretagna. La prima è in terapia intensiva con il terzo pi anodi salvataggio, ma fatica a rispettare gli impegni presi. La seconda, nel giugno scorso, ha scelto di lasciare il club della Ue e aspetta il via libera del Parlamento per far partire i negoziati di divorzio.
Ad Atene il piano di privatizzazioni era una delle contropartite per ottenere il terzo pacchetto di aiuti, ma l’iter va a rilento. Il progetto di dismissione della Deh, il maggiore operatore energetico pubblico, è stato avviato nel 2013, ma nel settembre 2015 il governo ha deciso di non andare oltre e di mantenere una quota del 51 per cento. Dopo numerosi rinvii nel dicembre 2015 Fraport, la società che gestisce gli aeroporti di Francoforte, ha siglato l’accordo per la gestione di 14 scali re- gionali greci per 40 anni. E dopo numerose retromarce è stato messo in vendita il Porto del Pireo.
Il referendum sulla Brexit e la turbolenza sui mercati ha invece impresso a Londra uno stop alla cessione di ulteriori quote di Rbs e di Lloyds Bank e alla privatizzazione del catasto (Land Registry).
I posticipi e i rinvii non sono rimasti circoscritti a questi due Paesi. Se si allarga l’orizzonte agli ultimi otto anni - si legge nel Barometro - le entrate mancate per privatizzazioni rinviate o cancellate nella Ue hanno infatti superato i 65 miliardi di euro.
In alcuni casi la mano pubblica ha invece riguadagnato terreno. Uno dei più significativi è quello delle infrastrutture delle utilities dell’energia in Germania: dal 2007 a oggi 234 concessioni non sono state rinnovate e sono passate nuovamente sotto il controllo municipale.
La storia, anche quella delle privatizzazioni, è fatta di corsi e ricorsi.