Bonus investimenti al rush finale Variazioni di esigibilità con regole diverse fra 2016 e 2017
Corsa all’approvazione dei preventivi per non «perdere» i vecchi impegni
pA l Campidoglio la cascata di problemi giudiziari e politici che sta travolgendo la Giunta Raggi non ha ancora cancellato del tutto il tentativo di chiudere il bilancio entro domani. A Milano il consiglio comunale di oggi proverà a dare il via libera al preventivo, a Bologna i conti sono stati varati prima di Natale e in tanti Comuni medi e piccoli queste sono le ultime ore di lavoro sul tema.
È un gennaio inedito, insomma, per i bilanci comunali, argomento che negli anni scorsi è stato decisamente più primaverile (se non addirittura autunnale). A spiegare l’accelerazione sono due fattori: il vantaggio economico assegnato alla manovra a chi approva i conti entro gennaio, anche se la scadenza generale rimane fissata al 31 marzo, e l’accelerazione vissuta rispetto agli anni scorsi dai dati sul Fondo di solidarietà comunale, pubblicati dal Viminale lunedì scorso dopo l’accordo con le amministrazioni locali sulla clausola di salvaguardia che limita al 4% le variazioni nelle risorse di base rispetto all’anno scorso.
In questo contesto, insomma, sembra aver funzionato la soluzione ponte sul fondo pluriennale vincolato riservata ai Comuni con preventivo approvato entro domani, che permette di non ricongelare nel risultato di amministrazione le risorse per investimenti impegnate nel 2015 ma non utilizzate nel 2016, a patto che ci sia un progetto esecutivo e accompagnato dal cronoprogramma della spesa (comma 467 della legge 232/2016). Una soluzione ponte, va ricordato, nata sull’esigenza di superare gli inciampi determinati l’anno scor- so dall’approvazione del nuovo Codice degli appalti, che è entrato in vigore senza un periodo transitorio per accompagnare le nuove regole e sta vivendo una complessa fase di definizione delle regole attuative. L’effetto collaterale del nuovo Codice, oltre a rallentare pesantemente le dinamiche dei bandi nei primi mesi successivi alla sua entrata in vigore, ha rischiato anche di vanificare in parte il tentativo di rilancio della spesa locale in conto capitale messo in campo dalle nuove regole sul pareggio di bilancio, e proprio per limitare il problema è nata la norma. Che si è trasformata nei fatti in un tentativo di accelerare la definizione dei preventivi, presupposto indispensabile per attivare davvero in modo strutturale gli investimenti che ovviamente non si possono fare nel periodo della gestione in dodicesimi.
Tanta puntualità, però, non è rispettata sull’altro versante, quello del decreto con cui Palazzo Chigi deve dividere fra Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni i circa 3 miliardi dei due «fondoni» messi sul piatto dall’ultima legge di bilancio (commi 433 e 438). I numeri chiave, in realtà, sono ormai definiti, ma a complicare il cammino del provvedimento sono ragioni più di contesto, sia sul piano politico sia su quello economico.
Per i Comuni, le incertezze non sono molte. Dal Dpcm dovrebbero arrivare 300 milioni (come anticipato sul Sole 24 Ore del 16 gennaio) per la replica del Fondo Tasi, quello chiamato a far quadrare i conti nei 1.800 enti, soprattutto medio-piccoli, in cui i meccanismi ordinari di indennizzo statale per l’abolizione della Tasi sull’abitazione principale non riescono a compensare del tutto il gettito fiscale prodotto a suo tempo dall’au- Sul Quotidiano degli enti locali e della Pa tutti i giorni l'offerta informativa del Gruppo Sole 24 Ore e gli approfondimenti originali per amministratori, dirigenti, funzionari e revisori dei conti. Nell'edizione online oggi: - Un articolo di Anna Guiducci e Patrizia Ruffini sulle variazioni di esigibilità con il nuovo principio della competenza potenziata - Un articolo di Stefano Pozzoli sulla possibilità di richiedere pareri direttamente alla sezione Autonomie della Corte dei conti
quotidianoentilocali.ilsole24ore.com mento delle aliquote oltre i livelli standard. I 300 milioni, che saranno distribuiti come negli anni scorsi e quindi determinano per ogni ente una riduzione del 23,1% a questa voce, incidono sul saldo netto da finanziare e non sull’indebitamento; di conseguenza, come negli anni scorsi l’entrata è esclusa dai calcoli che servono per verificare il pareggio di bilancio. Il decreto avvierà inoltre i rimborsi sulle spese di giustizia, mettendo in campo 10 milioni all’anno per 30 anni (ma sul punto è ancora aperto il confronto con l’Anci che stima un arretrato doppio). Per Città metropolitane e Province delle Regioni a Statuto ordinario ci sono 900 milioni per sterilizzare il taglio aggiuntivo in calendario per quest’anno, ma mancano i 100 milioni necessari per lo stesso obiettivo dove gli Statuti sono autonomi.
Per sanare il problema, e aiutare i bilanci extra-sanitari delle Regioni, si è lavorato in queste settimane all’ipotesi di un decreto enti locali. Il decreto serve anche per sancire in norma la clausola del 4% sul fondo di solidarietà comunale, ma la ricerca di risorse aggiuntive si è complicata con la pressione di Bruxelles che chiede un aggiustamento dei conti.
L’INCENTIVO Per chi approva i preventivi entro domani scatta la soluzione ponte sulla conservazione del fondo pluriennale