La risorsa dei fondi Ue per smart cities e cultura
pPer i Comuni, anche di minori dimensioni, i fondi Ue non sono inarrivabili, però occorre dotarsi di un’organizzazione interna ad hoc, investire nella formazione, fare una programmazione seria, meglio se “incentivata” da una delega politica chiara. Così i sindaci italiani possono affrontare, con buone chance di vittoria, questa partita europea. Una sfida che non si improvvisa, dunque, ma che promette una bella dote di risorse finanziarie, quanto mai utili oggi, in tempi di tagli dei trasferimenti statali, per dare un po’ di ossigeno a bilanci comunali, sempre più difficili da far quadrare.
La “lezione” arriva da una ricerca (che sarà presentata giovedì a Milano, presso Anci Lombardia, con ingresso gratuito previa iscrizione online al link www.risorsecomuni.it, selezionando l’evento del 2 febbraio) avviata nel 2016 da GFinance e da EasyGov Solutions, in collaborazione con l’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, con l’obiettivo di analizzare tutti i programmi a gestione diretta e di cooperazione territoriale, attivati nel periodo 2010-2014, che prevedono tra i soggetti beneficiari le amministrazioni pubbliche.
L’indagine ha interessato un campione di 366 Comuni: 141 con popolazione superiore ai 50mila abitanti e 225 fra i 15mila e i 50mila in Lombardia, EmiliaRomagna, Piemonte e Veneto.
Sono 104 (il 28,5% del campione e per l’89% dei casi si tratta di grandi città) i Comuni che hanno attivato un progetto europeo: in tutto 431 per un investimento superiore a 882 milioni di euro (comprensivo degli investimenti di altri partner, anche imprese) e una quota di cofinanziamento, assegnata ai Comuni dalla Ue, pari a 56 milioni. Il contributo medio assegnato a un singolo Comune è di poco superiore a 543mila euro, con importanti differenze, ovviamente, in base alle dimensioni della città.
Tra i Comuni maggiori, per volume di fondi europei intercettati, prevale Genova (7,48 milioni), seguita da Torino ( 4,56) e Venezia (3,79). Complessivamente i Comuni sopra 50mila abitanti si sono aggiudicati 53,7 milioni, con una media di 147mila euro a progetto. Invece tra i municipi di media dimensione (15mila-50mila abitanti) delle quattro regioni monitorate, che si sono aggiudicati 2,7 milioni di euro con una media di circa 70mila euro a progetto, su tutti spicca Bassano del Grappa (717mila euro), davanti a Saluzzo (387mila) e Cervia (256mila).
E gli ambiti d’intervento? La principale destinazione dei fondi va a smart cities in ottica di rafforzamento della Pa (44%), seguita da cultura e media (13%) e dall’ambiente (9%).
«I Comuni, anche non grandi, del campione risultano ben organizzati - osserva Marco Tabladini, partner di GFinance, società attiva da 25 anni nella finanza agevolata a fianco delle imprese e della Pa -. Hanno uffici tecnici dedicati all’acquisizione e gestione dei progetti europei (93% dei casi), il cui personale ha partecipato a corsi di formazione sulle politiche comunitarie (80%), e molto spesso (76%) sono provvisti anche di una delega politica dedicata all’Europa. Un aspetto che incide sull’efficacia dell’azione del Comune: la media di progetti per ente passa, infatti, da 3,1 nei Comuni in cui non è prevista una delega specifica ai 6,7 di quelli che hanno un assessore dedicato».
CARTA VINCENTE Risulta determinante disporre di uffici tecnici dedicati all’acquisizione e alla gestione dei progetti europei