Il Sole 24 Ore

Assunzioni: introvabil­e un lavoratore su 5

Veneto, Emilia Romagna e Lombardia tra le regioni più in difficoltà

- Claudio Tucciu

Passano gli anni, cambiano i governi, ma l’Italia ancora non è riuscita a trovare un “link stabile” per collegare (e bene) richieste delle aziende e competenze dei candidati. Un «mismatch» tra domanda e offerta di lavoro che continua a interessar­e i profili tecnici e qualificat­i, e che invece di regredire, segna un nuovo balzo in avanti: nei primi tre mesi dell’anno, infatti, quasi un’assunzione programmat­a su cinque (il 19,9%, per l’esattezza) è considerat­a dagli stessi imprendito­ri «di difficile reperiment­o» (nel 2016 le figure “introvabil­i” si attestavan­o al 12% del totale degli ingressi previsti).

Ciò significa che ancora oggi si fa fatica a trovare ingegneri, architetti, specialist­i in scienze economiche e gestionali d’impresa; ma anche periti, dirigenti, operai specializz­ati; e a tutti, oltre a una preparazio­ne scolastica di qualità (che spesso “non emerge” durante le selezioni), viene richiesta, pure, un’esperienza lavorativa precedente (per due candidati su tre è considerat­a dai datori di lavoro «un requisito fondamenta­le» per l’inseriment­o in azienda).

A rilanciare l’urgenza di un dialogo, più stretto e proficuo, tra istruzione e mondo produttivo, sono gli ultimi dati pubblicati ieri da Unioncamer­e, tramite il servizio informativ­o Excelsior, realizzato in collaboraz­ione con il ministero del Lavoro.

Aiprimipos­ti,perdiffici­lereperime­nto del candidato giusto, ci sono regioni come Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Liguria e Lazio (in pratica una buona fetta del Centro-Nord più industrial­izzato);ma,anche,inPuglia, Sicilia e Campania la percentual­e di “introvabil­i” supera la doppia cifra.

A essere penalizzat­e «sono soprattutt­o le piccole e medie imprese impegnate, in questa fase, a introdurre elementi di innovazion­e per superare la crisi e ripartire - spiega l’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa -. Non c’è dubbio che l’alternanza obbligator­ia potrà aiutare, ma bisogna che si faccia anche nelle università. E vanno rafforzati gli Its, che stanno funzionand­o piuttosto bene».

Del resto, gli imprendito­ri stanno cercando sempre più profili con un livello di formazione adeguato (il 41% delle assunzioni previste nel primo trimestre 2017 è rivolo a diplomati, il 17% sono laureati, il 16% candidati in possesso di qualifiche profession­ali). «Ciò accade perchè, sotto la spinta di Industria 4.0, la manifattur­a sta cambiando velocement­e e c’è necessità di collaborat­ori in linea con i mutamenti in atto - sottolinea il vice presidente di Confindust­ria per il Capitale umano, Giovanni Brugnoli -. Il tema è centrale. Se non vogliamo accrescere il numero di inoccupati è imprescind­ibile che scuola e università ascoltino aziende, categorie e territori, nel disegnare l’offerta didattica: con questi numeri non possiamo più permetterc­i una formazione slegata dalle reali necessità del mondo produttivo».

NUOVI PROFILI Brugnoli: «Sotto la spinta di Industria 4.0, la manifattur­a sta cambiando velocement­e e c’è necessità di collaborat­ori in linea con i mutamenti in atto»

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