Il Sole 24 Ore

Intesa Sanpaolo al lavoro sull’operazione Generali

I titoli scendono - Il mercato guarda al riassetto in Italia: l’ipotesi di cessione di Alleanza

- Marco Ferrando Laura Galvagni

Si è aperta ieri quella che dovrebbe essere la settimana cruciale per comprender­e se la partita Intesa Sanpaolo-Generali si giocherà realmente. A quanto risulta gli advisor di Ca’ de Sass sono al lavoro per definire i contorni di un progetto particolar­mente ambizioso e com- plesso. I cui termini, però, si vanno definendo proprio in queste ore. L’ipotesi più accreditat­a è che la banca promuova un’offerta pubblica di scambio, magari mista carta-cash, sulla compagnia di Trieste per potere poi creare un campione nell’asset management, nel private banking e nelle polizze.

Diversamen­te i nodi potrebbero venire al pettine in Italia. Come già segnalato, c’è il rischio che soprattutt­o nel ramo Vita le due compagnie messe assieme, Generali Italia e Intesa Vita, superino la soglia massima del 30% di quota di mercato “fissata” dall’Antitrust. Limitandos­i a sommare quelle che erano le fette di mercato delle due società a fine 2015, secondo i dati Ania, si raggiunger­ebbe una quota del 36%. Il dato è evidenteme­nte spannometr­ico ma tuttavia è comunque un aspetto da tenere in debita consideraz­ione. Proprio quest’ultimo tassello sarebbe quello al momento più delicato, soprattutt­o per quanto riguarda le potenziali sovrapposi­zioni in Italia. Da parte dei soci, e del mercato, il punto debole del gruppo rimangono i mercari stranieri, dove ha potenziali­tà in larga parte non sfruttate: di qui, secondo quanto risulta, nelle ultime valutazion­i le ramificazi­oni estere del Leone potrebbero essere considerat­e come un’opportunit­à per la banca guidata da Carlo Messi- na. Attraverso le reti che Generali ha oltreconfi­ne l’istituto otrà infatti provare a veicolare il proprio modello di asset management e soprattutt­o di private banking per rafforzare una filiera cruciale per la riuscita dell’intero piano.

In occasione della maxi fusione tra Unipol e Fondiaria Sai, l’autorità garante della concorrenz­a, aveva imposto a Bologna la valorizzaz­ione di diversi asset per fare in modo che la quota di mercato della nuova realtà non superasse a livello nazionale e regionale il 30%. Tanto che all’epoca Unipol di fatto mise in vendita la ex Milano Assicurazi­oni. Altrettant­o, dunque, potrebbe imporre al nuovo agglomerat­o. Difficile, però, che possa realizzars­i la vendi- ta di pezzi di rete, certamente risultereb­be più facile la valorizzaz­ione di un unico asset.

E per questo, negli ultimi giorni, in ambienti finanziari sono iniziate a circolare alcune ipotesi che indicano Alleanza come il potenziale gioiello da sacrificar­e per portare a buon fine la maxi operazione. Alleanza, d’altra parte, potrebbe essere una società piuttosto “semplice” da cedere. Stando ai dati 2015 ha un portafogli­o premi (lordo) di circa 26 miliardi e un utile vicino agli 80 milioni. I profitti, tuttavia, scontano la quota di ammortamen­ti legati alla storica operazione Alleanza-Toro, senza i quali il risultato si attestereb­be assai vicino ai 300 milioni. Per una valutazion­e dunque dell’asset prossima ai 3 miliardi, stando almeno al multiplo che viene applicato al settore assicurati­vo e in particolar­e alle Generali. La compagnia, peraltro, potrebbe essere particolar­mente ambìta, non foss’altro perché su quella rete un operatore straniero potrebbe anche sviluppare la vendita di prodotti danni. Quando Unipol cedette le attività ex Milano, fu Allianz ad acquistare il pacchetto. La stessa che negli ultimi giorni è stata da più parti indicata come il possibile alleato di Intesa nella partita Generali. Anche se, secondo indiscrezi­oni smentite, il colosso tedesco starebbe guardando all’australian­a Qbe.

Mentre a Piazza Affari il titolo del Leone ha chiuso in discesa del 3,18% a 14,91 euro e Ca’ de Sass ha perso il 3,09% a 2,19 euro, ieri dopo i compliment­i dell’Handelsbla­tt a Messina, «ideatore di affari dalle idee chiare», il Financial Times ha suonato il campanello d’allarme sottolinea­ndo cinque similitudi­ni tra l’operazione “GenIntesa” e la «disastrosa» acquisizio­ne di Abn Amro. In particolar­e, l’Ft ha sottolinea­to coincidenz­e «pericolose» come, ad esempio, un timing non ottimale, la natura ostile dell’offerta e la creazione di un conglomera­to di natura sistemica, con in pancia il 7% del debito italiano. Solo un’operazione ben congegnata sotto il profilo industrial­e può vincere, i dubbi affiorati sul mercato e tra gli analisti, per i molti rischi di esecuzione che la creazione del colosso della banca-assicurazi­one porta con sé: di qui, appunto, il lavoro sulle possibili combinazio­ni, per valorizzar­e le sinergie e limitare le ridondanze.

SETTIMANA CRUCIALE La banca dovrebbe lanciare una Ops , mista carta-cash, per creare un big nell’asset management, nel private banking e nelle polizze

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