Intesa Sanpaolo al lavoro sull’operazione Generali
I titoli scendono - Il mercato guarda al riassetto in Italia: l’ipotesi di cessione di Alleanza
Si è aperta ieri quella che dovrebbe essere la settimana cruciale per comprendere se la partita Intesa Sanpaolo-Generali si giocherà realmente. A quanto risulta gli advisor di Ca’ de Sass sono al lavoro per definire i contorni di un progetto particolarmente ambizioso e com- plesso. I cui termini, però, si vanno definendo proprio in queste ore. L’ipotesi più accreditata è che la banca promuova un’offerta pubblica di scambio, magari mista carta-cash, sulla compagnia di Trieste per potere poi creare un campione nell’asset management, nel private banking e nelle polizze.
Diversamente i nodi potrebbero venire al pettine in Italia. Come già segnalato, c’è il rischio che soprattutto nel ramo Vita le due compagnie messe assieme, Generali Italia e Intesa Vita, superino la soglia massima del 30% di quota di mercato “fissata” dall’Antitrust. Limitandosi a sommare quelle che erano le fette di mercato delle due società a fine 2015, secondo i dati Ania, si raggiungerebbe una quota del 36%. Il dato è evidentemente spannometrico ma tuttavia è comunque un aspetto da tenere in debita considerazione. Proprio quest’ultimo tassello sarebbe quello al momento più delicato, soprattutto per quanto riguarda le potenziali sovrapposizioni in Italia. Da parte dei soci, e del mercato, il punto debole del gruppo rimangono i mercari stranieri, dove ha potenzialità in larga parte non sfruttate: di qui, secondo quanto risulta, nelle ultime valutazioni le ramificazioni estere del Leone potrebbero essere considerate come un’opportunità per la banca guidata da Carlo Messi- na. Attraverso le reti che Generali ha oltreconfine l’istituto otrà infatti provare a veicolare il proprio modello di asset management e soprattutto di private banking per rafforzare una filiera cruciale per la riuscita dell’intero piano.
In occasione della maxi fusione tra Unipol e Fondiaria Sai, l’autorità garante della concorrenza, aveva imposto a Bologna la valorizzazione di diversi asset per fare in modo che la quota di mercato della nuova realtà non superasse a livello nazionale e regionale il 30%. Tanto che all’epoca Unipol di fatto mise in vendita la ex Milano Assicurazioni. Altrettanto, dunque, potrebbe imporre al nuovo agglomerato. Difficile, però, che possa realizzarsi la vendi- ta di pezzi di rete, certamente risulterebbe più facile la valorizzazione di un unico asset.
E per questo, negli ultimi giorni, in ambienti finanziari sono iniziate a circolare alcune ipotesi che indicano Alleanza come il potenziale gioiello da sacrificare per portare a buon fine la maxi operazione. Alleanza, d’altra parte, potrebbe essere una società piuttosto “semplice” da cedere. Stando ai dati 2015 ha un portafoglio premi (lordo) di circa 26 miliardi e un utile vicino agli 80 milioni. I profitti, tuttavia, scontano la quota di ammortamenti legati alla storica operazione Alleanza-Toro, senza i quali il risultato si attesterebbe assai vicino ai 300 milioni. Per una valutazione dunque dell’asset prossima ai 3 miliardi, stando almeno al multiplo che viene applicato al settore assicurativo e in particolare alle Generali. La compagnia, peraltro, potrebbe essere particolarmente ambìta, non foss’altro perché su quella rete un operatore straniero potrebbe anche sviluppare la vendita di prodotti danni. Quando Unipol cedette le attività ex Milano, fu Allianz ad acquistare il pacchetto. La stessa che negli ultimi giorni è stata da più parti indicata come il possibile alleato di Intesa nella partita Generali. Anche se, secondo indiscrezioni smentite, il colosso tedesco starebbe guardando all’australiana Qbe.
Mentre a Piazza Affari il titolo del Leone ha chiuso in discesa del 3,18% a 14,91 euro e Ca’ de Sass ha perso il 3,09% a 2,19 euro, ieri dopo i complimenti dell’Handelsblatt a Messina, «ideatore di affari dalle idee chiare», il Financial Times ha suonato il campanello d’allarme sottolineando cinque similitudini tra l’operazione “GenIntesa” e la «disastrosa» acquisizione di Abn Amro. In particolare, l’Ft ha sottolineato coincidenze «pericolose» come, ad esempio, un timing non ottimale, la natura ostile dell’offerta e la creazione di un conglomerato di natura sistemica, con in pancia il 7% del debito italiano. Solo un’operazione ben congegnata sotto il profilo industriale può vincere, i dubbi affiorati sul mercato e tra gli analisti, per i molti rischi di esecuzione che la creazione del colosso della banca-assicurazione porta con sé: di qui, appunto, il lavoro sulle possibili combinazioni, per valorizzare le sinergie e limitare le ridondanze.
SETTIMANA CRUCIALE La banca dovrebbe lanciare una Ops , mista carta-cash, per creare un big nell’asset management, nel private banking e nelle polizze