Il Leone convitato di pietra al patto Mediobanca
I grandi soci si riuniranno il 16 febbraio, dopo il rilascio dei dati del primo semestre
pLa riunione del patto di sindacato di Mediobanca è in calendario per il 16 febbraio, una settimana dopo il consiglio che si riunirà l’8 febbraio. Anche se all’ordine del giorno c’è lo stesso argomento che sarà sul tavolo del board - e cioè l’andamento del semestre chiuso a dicembre - è difficile che tra i grandi soci non si sfiori, neppure a margine, il tema Generali che è la principale partecipazione (e l’unica confermata “strategica”) di Piazzetta Cuccia e che è stata recentemente attenzionata da Intesa-SanPaolo.
Non si sa ancora in che modo si concretizzerà l’interesse «industriale» confermato dalla banca guidata da Carlo Messina per la compagnia triestina, anche se ieri l’agenzia Reuters tornava sulla prima ipotesi di un’Ops, un’offerta tutta in azioni. Ma quello che è emerso chiaramente dopo le voci che, appunto, un riscontro almeno parziale l’hanno trovato, è che Mediobanca non ha la possibilità di intervenire in “difesa” dell’attuale status quo.
Il 13% che detiene in portafoglio è molto redditizio - oggi il ritorno sul capitale investito è dell’ordine del 17% - ma assorbe capitale di vigilanza. Incrementare la quota non è un’ipotesi praticabile, anche perchè in prospettiva, dal 2019, entreranno in vigore le nuove regole europee che impongono di dedurre l’intera partecipazione e non solo la metà, come allo stato attuale, e mantenendola integra al 13% a Mediobanca questo costerebbe circa un punto nel core equity tier 1, oggi superiore al 12%, mentre il ritorno sul capitale si ridurrebbe intorno al 12%. I soci privati del Leone che affiancano la banca d’affari milanese nell’azionariato stabile di Generali neppure avrebbero la possibilità di contrastare, con un rilancio, un’eventuale offerta. E probabilmente - davanti a una valorizzazione adeguata - tutti sarebbero venditori, forse anche la stessa Mediobanca.
Ma non è nemmeno immaginabile un intervento diretto di UniCredit, che è il primo azionista di Mediobanca con una quota dell’8,54% in carico a 10,1 euro per azione (2 euro sopra le attuali quotazioni di mercato). UniCredit è impegnata su una ricapitalizzazione importante - 13 miliardi, un record per il mercato italiano - sulla base di un piano chiaro che non contempla diversificazioni in campo assicurativo.
Però le due banche sarebbero allineate nel sostegno di Generali, alla quale di fatto spetterà di “difendere” se stessa, nel senso di proteggere i suoi interessi e di conseguenza quelli di tutti i suoi azionisti. A prescindere dai progetti di Intesa - che potrebbero anche non essere conflittuali - qualche riflessione probabilmente andrà fatta sulle “dimensioni” della capitalizzazione di Borsa di Generali che non sono sufficienti a scongiurare, in assoluto, il rischio di essere percepita come la “magnifica preda” nel panorama delle assicurazioni europee.
Per quanto riguarda i conti del semestre - i risultati saranno dif- fusi il 9 febbraio, il giorno successivo al cda - l’attesa è per la conferma della crescita dei ricavi sia in termini di margine d’interesse sia di commissioni. A riguardo di quest’ultima voce è da ricordare che il semestre non beneficerà di commissioni da parte di Mps - la ricapitalizzazione di mercato non è andata in porto - ma il dato dovrebbe risultare comunque in crescita e dovrebbe risultare più visibile anche l’apporto dell’area extra-corporate e investment banking, grazie al contributo delle ultime acquisizioni. Le stime di consensus degli analisti, ancora preliminari, puntano a ricavi in aumento di oltre il 3% a 1,050 miliardi, con un utile operativo lordo (ricavi meno costi meno rettifiche su crediti) intorno a 405 milioni, con un incremento di quasi il 9% sullo stesso periodo precedente.
IL RISIKO ASSICURATIVO Il primo azionista non può crescere oltre il 13% già detenuto a Trieste, ma è pronto a sostenere le iniziative della compagnia