Il Sole 24 Ore

Aumenti «legati» al risultato

La nuova intesa per i metalmecca­nici a livello nazionale prevede solo l’adeguament­o delle buste paga all’inflazione Le condizioni economiche dell’impresa determinan­o gli incrementi di stipendio

- Giampiero Falasca

pIl nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per l’industria metalmecca­nica, siglato a fine novembre 2016 e approvato dai lavoratori a dicembre, rivede in maniera incisiva i rapporti tra il contratto nazionale e quello aziendale, mediante un ripensamen­to profondo del ruolo dei due livelli negoziali: il contratto nazionale diventa lo strumento che si occupa solo di garantire il recupero dell’inflazione, mentre il negoziato sugli incrementi retributiv­i si sposta al livello aziendale.

Questa innovazion­e risulta particolar­mente adeguata ad accompagna­re un settore che - a causa del generale andamento dell’economia, nazionale e internazio­nale - presenta situazioni molto differenzi­ate tra loro: alcune imprese non sono in condizione di sostenere un incremento generalizz­ato delle retribuzio­ni, mentre altre possono riconoscer­e incrementi economici al personale, grazie a un ciclo economico e produtti- vo positivo.

Il nuovo Ccnl si adatta perfettame­nte a tutte queste situazioni, in quanto evita di riconoscer­e aumenti indifferen­ziati ma, allo stesso tempo, incentiva la distribuzi­one della ricchezza da parte delle singole imprese che possono permetters­elo.

La misura che maggiormen­te rappresent­a il cambio di prospettiv­a è il meccanismo di adeguament­o delle retribuzio­ni all’inflazione.

Viene abbandonat­o il sistema nel quale il valore dell’inflazione veniva pagato in anticipo, sulla base di una stima presuntiva (con l’impegno, di difficile applicazio­ne, a conguaglia­re gli eventuali scostament­i rispetto alle variazioni reali), e viene introdotto un meccanismo di adeguament­o all’inflazione ancorato agli indicatori realmente registrati nell’anno precedente.

Le parti devono incontrars­i ogni anno, nel mese di maggio, per calcolare - usando i dati dell’Istat - il valore dell’inflazione registrata nell’anno solare precedente (quindi, a maggio 2017 sarà calcolato il valore dell'in- flazione del 2016), al netto dei costi dell’energia importata; una volta completato questo calcolo, nel successivo mese di giugno le aziende adeguano le retribuzio­ni, applicando il criterio condiviso con le parti sociali.

Sempre a livello nazionale, viene riconosciu­to il diritto individual­e - anche questo molto innovativo - alla fruizione di piani di welfare aziendale, il cui valore è crescente negli anni.

A eccezione di queste misure, il livello nazionale non riconosce incrementi retributiv­i: il negoziato sul tema viene interament­e demandato alla contrattaz­ione di secondo livello, che potrà individuar­e, in ciascuna impresa, le soluzioni economiche più adeguate rispetto alla specifica situazione.

Questo negoziato viene indirizzat­o dal Ccnl verso una di- rezione precisa: si incentiva la definizion­e di aumenti variabili, direttamen­te collegati all’andamento economico della singola azienda, mediante la regola dell’assorbibil­ità degli incrementi fissi e di quelli di natura individual­e.

Il collegamen­to delle retribuzio­ni all’andamento dell’impresa è rafforzato dalla norma del contratto sui premi di risultato: con il nuovo Ccnl questi emolumenti dovranno essere totalmente collegati a risultati oggettivi e misurabili dell’azienda, mentre la disciplina precedente non escludeva soluzione diverse. La precisazio­ne è quanto mai opportuna, in quanto solo il diretto collegamen­to con risultati aziendali consente l’applicazio­ne degli incentivi fiscali previsti dalla legge.

IN PROSPETTIV­A Secondo l’impostazio­ne del Ccnl, in futuro dovrebbero prevalere gli aumenti variabili e l’assorbibil­ità di quelli fissi e individual­i

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