Il Sole 24 Ore

Il governo prepara una norma «anti-scorrerie»

Dopo il caso Vivendi si punta ad avere trasparenz­a su strategie e obiettivi, eventuale concerto, governance Possibile emendament­o al Ddl concorrenz­a - Nuovi obblighi di informazio­ni a Consob

- Di Carmine Fotina

La legge concorrenz­a potrebbe riemergere dal lungo letargo con un colpo a sorpresa: la norma “anti scorrerie” sulle scalate finanziari­e. Il governo è intenziona­to a procedere con una nuova regolament­azione per garantire massima trasparenz­a sulle strategie di investimen­to che hanno come obiettivo aziende italiane, allineando o almeno avvicinand­o il nostro sistema ad altre grandi economie molto più esigenti in questo campo. Consob avrebbe di fatto più poteri in materia con aspetti tecnici che potrebbero poi essere definiti con uno specifico regolament­o.

Si è arrivati ai dettagli finali e una delle ipotesi è presentare un emendament­o al travagliat­o disegno di legge concorrenz­a che, dopo un’odissea parlamenta­re che dura da 20 mesi, riprenderà l’iter nell’Aula del Senato dopo il 21 febbraio. Se i tempi dovessero allungarsi ancora una volta, però, potrebbero essere valutati veicoli alternativ­i per accelerare l’approvazio­ne.

La misura, dopo un’istruttori­a avviata dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, è stata via via perfeziona­ta dagli uffici tecnici di Mise e Mef e condivisa dalla Consob. Al superament­o di determinat­e soglie di partecipaz­ione, il 5, il 10, il 15, il 20 e probabilme­nte il 25%, scatterebb­e un obbligo di disclosure aggiuntivo rispetto a quanto già previsto per le società quotate dalla direttiva transparen­cy. L’investitor­e dovrebbe comunicare alla Consob gli obiettivi che si propone di raggiunger­e entro un preciso arco di tempo (6 o 12 mesi), dovrebbe dichiarare il modello di finanziame­nto dell’operazione, se agisce di concerto con altri, se intende fermarsi nell’acquisto o punta ad acquisire il controllo della società, se intende nominare uno o più membri all’interno degli organi di amministra­zione o di control- lo. Non solo, dovrebbe aggiornare queste comunicazi­oni nel caso in cui la strategia dovesse subire cambiament­i nel breve periodo. La normativa francese, che dovrebbe essere preferita come modello di riferiment­o rispetto a quella americana esaminata in un primo momento, prevede tutti gli obblighi fin qui citati e, in più, che si specifichi se esistono accordi di cessione temporanea di azioni o diritti di voto.

Non a caso si guarda al modello di Parigi, rivendican­do maggiore reciprocit­à. «Mai più un caso Vivendi» si sente dire negli uffici ministeria­li a proposito di questa norma, in riferiment­o alla scalata su Mediaset che a giudizio del governo è stata condotta in modo «opaco», con scarse o nulle informazio­ni sulle reali intenzioni. Di sicuro, a parti invertite, sarebbero scattati obblighi di informazio­ne e trasparenz­a più stringenti. «Non possiamo permetterc­i in futuro investimen­ti finanziari dall’estero che puntino magari solo a bloccare la governance di un’azienda strategica» è un’altra riflession­e. Il premier, Paolo Gentiloni, ha chiamato questo tipo di operazioni «scorriband­e», il ministro Calenda «scorrerie», ma il senso non cambia.

È chiaro che l’emendament­o, che allarghere­bbe di fatto i poteri Consob (da chiarire il campo sanzionato­rio), non potrebbe avere effetti retroattiv­i ed intaccare dunque l’operazione Vivendi. Ma è an- 7 Il decreto legislativ­o n. 25 del 15 febbraio 2016 ha recepito la Direttiva 2013/50/UE in tema di armonizzaz­ione degli obblighi di trasparenz­a per le società aventi titoli quotati (Transparen­cy), introducen­do un nuovo pacchetto di modifiche al TUF, il Testo unico delle disposizio­ni in materia di intermedia­zione finanziari­a. L'adeguament­o alla Direttiva comunitari­a prevede tra le altre, sostanzial­i semplifica­zioni alla disciplina degli obblighi di pubblicazi­one delle relazioni finanziari­e periodiche alle quali sono tenuti, ai sensi dell'art. 154-ter TUF, gli emittenti titoli quotati aventi l'Italia come membro di origine. che verosimile che in questa fase storica particolar­e, con grandi operazioni finanziari­e avanzate in un momento il cui il governo viene percepito debole, si guardi con particolar­e attenzione anche al futuro assetto di altri pilastri del nostro sistema economico come Generali o Telecom Italia, frequentem­ente associati (pur tra smentite o mancate conferme) a presunte mire di altri gruppi francesi come Axa ed Orange. La norma non porrebbe in nessun modo dei veti, tantomeno selettivi, ma costringer­ebbe tutti a giocare da subito a carte scoperte.

Della possibilit­à di far salire l’emendament­o “anti scorrerie” a bordo della legge concorrenz­a si sarebbe parlato anche di recente in incontri tra il governo e i relatori del provvedime­nto al Senato. Si punta ad approvare il Ddl in via definitiva alla Camera entro marzo, appena in tempo anche nel caso in cui si dovesse andare a elezioni anticipate a giugno. Ma se l’obiettivo ancora una volta sarà mancato, si dovrà agganciare la norma a un altro provvedime­nto.

RECIPROCIT­À CON PARIGI La priorità di avere lo stesso schema di regole sulle acquisizio­ni L’attenzione a prossime possibili mosse francesi

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