Il Sole 24 Ore

La Fed lascia invariati i tassi Usa: «Rialzi futuri solo graduali» Deboli il dollaro e Wall Street

Fed funds invariati, il dollaro si rafforza poi perde terreno in seguito all’esito del Fomc

- Marco Valsania

La Federal Reserve si aspetta che le «condizioni economiche evolvano in modo tale da richiedere solo rialzi graduali dei tassi»: è quanto afferma la banca centrale Usa, che ieri ha lasciato invariati i tassi allo 0,5-0,75%, lasciando intravvede­re tre rialzi nel corso del 2017. Un annuncio che ha indebolito Wall Street e il dollaro. Positive le Borse europee.

La Federal Reserve aspetta Donald Trump. Oppure, forse, “chiama” il suo bluff. La Banca centrale americana ha lasciato ieri i tassi d’interesse invariati al termine di due giorni di vertice di politica monetaria. E ha giocato a carte del tutto coperte su quando potrebbe decidere la prossima stretta, senza indicare esplicitam­ente il perché ma lasciando i ntuire che tra le grandi i ncognite c’è proprio quanto davvero farà - al di là di promesse o minacce su stimoli economici, riforme delle tasse e deregulati­on - la nuova amministra­zione Trump spalleggia­ta dalla maggioranz­a repubblica­na al Congresso.

La Fed ha sottolinea­to nel suo comunicato che «indicatori della fiducia dei consumator­i e delle imprese sono migliorati di recente». E che «il mercato del lavoro ha continuato a rafforzars­i», l’attività a crescere a ritmo «moderato» e l’inflazione, tuttora deludente, dovrebbe «salire nel medio termine verso il 2%», il traguardo considerat­o ideale. Ma delineando il suo outlook ha poi precisato di considerar­e i rischi al momento «sostanzial­mente equilibrat­i» tra la possibilit­à di sorprese positive e negative nell’espansione. Ha aggiunto che prosegue «nel monitoragg­io ravvicinat­o degli indicatori dell’inflazione e de- gli sviluppi economici e finanziari globali».

«La Fed è incerta sull’outlook fiscale», hanno sentenziat­o gli analisti di Hsbc. Lo stesso presidente della Fed Janet Yellen, nel suo ultimo discorso pubblico, aveva citato proprio la variabile Trump all’orizzonte. Cioè, nelle sue parole, «il potenziale perché cambiament­i di politica fiscale influenzin­o le prospettiv­e dell’economia e l’appropriat­o cammino di politica monetaria » . Ora maggiori indicazion­i da Yellen sono attese a metà febbraio durante la testimonia­nza periodica al Congresso sullo stato di salute del Paese, un appuntamen­to particolar­mente delicato davanti a una nuova maggioranz­a repubblica­na ispirata da Trump che vede con grande scetticism­o l’operato della Fed e ha ipotizzato di metterne in discussion­e l’indipenden­za introducen­do nuovi controlli parlamenta­ri sulla sua attività.

La Fed a dicembre ha alzato soltanto per la seconda volta negli ultimi dieci anni di un quarto di punto il costo del denaro, portandolo in una fascia compresa tra lo 0,50% e lo 0,75 per cento. Soprattutt­o, però, in quell’occasione la Banca centrale aveva segnalato di essere teoricamen­te pronta a far scattare fino a tre strette nel corso del 2017, seppur a passo graduale. La vittoria di Trump alle elezioni lo scorso novembre ha di sicuro iniettato ottimismo nei mercati finanziari e nell’economia, facendo scommetter­e su un’accelerazi­one della crescita grazie alle riforme vantate nella campagna elettorale. Queste promesse e la loro efficacia devono però ancora passare alla prova di fatti. E di recente tra gli analisti e gli investitor­i ha cominciato a serpeggiar­e una maggior cautela: il mercato future dà al momento solo il 25% di probabilit­à di un rialzo dei tassi interbanca­ri al prossimo vertice del 14 e 15 marzo, quando saranno aggiornate anche le previsioni economiche.

L’espansione, a conti fatti, ha terminato il 2016 con una deludente marcia annuale dell’1,6% del Pil, la più bassa dal 2011, nonostante una disoccupaz­ione ormai scesa a livelli considerat­i bassi sotto il 5 per cento. Il costo del lavoro, segnalando che molti nuovi impieghi sono marginali, è lievitato di un modesto 2,2% nell’ultimo anno, un migliorame­nto stagnante rispetto al precedente biennio.

CARTE COPERTE In attesa delle mosse della nuova amministra­zione, la Banca centrale non ha svelato le proprie intenzioni sui tempi della prossima stretta

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