Napolitano frena sulle urne, Salvini lo attacca Parte in salita il tavolo sulla legge elettorale
Renzi ai suoi: il problema non sono io ma il Paese, chi fa la prossima manovra? - E apre a Bersani: primarie per la premiership
Mentre le opposizioni e la maggioranza renziana spinge per andare alle elezioni entro giugno, un netto stop al voto è arrivato da Giorgio Napolitano per il quale«nei paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno». Salvini lo attacca, Mattarella lo chiama ed esprime solidarietà.
«Sono stufo di essere dipinto come l’unico che vuole andare a votare subito. Guardate che a me non importa nulla, che mi cambia se si vota a giugno o a febbraio? Posso pure togliermi di mezzo, saltare un giro. Ho 42 anni. Io non lo dico per me ma per il Paese. Chi fa la prossima manovra economica? Vogliamo fare una legge di bilancio in queste condizioni? L’Europa ci massacra. Ci siamo scordati poi del referendum sui voucher? Quello va fatto, a meno che non si decida di cancellare del tutto i voucher. Vogliamo cancellarli?». In serata Matteo Renzi, che ha passato la giornata nel suo ufficio di segretario del Pd a Largo del Nazareno, è un fiume in piena. Irritato dalle continue polemiche e frenate, anche all’interno della sua maggioranza, si sfoga con i suoi fino a evocare il passo indietro: «Finora ho fatto da parafulmime al governo, che tanto è sempre colpa mia, ma se mi scanso che succede?».
Il ragionamento di Renzi attorno alla prossima manovra economica, quando si dovranno trovare 19,6 miliardi solo per evitare l’aumento dell’Iva, non è contro il governo. Il punto è che Gentiloni si troverebbe a trattare con Bruxelles da una posizione politicamente debole per il semplice fatto che presiede un governo in scadenza per fine legislatura. E una manovra lacrime e sangue poche settimane prima di andare alle urne non è esattamente la migliore ricetta per vincere le elezioni. Diverso è se la Legge di bilancio la approva un governo appena insediatosi dopo il voto: sia perché un governo siffatto avrebbe più forza politica per trattare con Bruxelles, sia perché le manovre pesanti si fanno a inizio legislatura. C’è poi la storia dei vitalizi che scattano a settembre, ricorda Renzi ai suoi intelocutori: una questione certo minore, ma molto sentita dall’opinione pubblica. E proprio sull’accusa di Renzi ai parlamentari di tirare a campare per intascare i vitalizi si è rivoltato ieri mezzo gruppo Pd alla Camera, con tanto di lettera di protesta al segretario (lettera firmata alla fine solo da 17 deputati). Tutti malumori che a Largo del Nazareno interpretano come legati al fatto che la legislatura sta per finire e molti parlamentari, nel Pd come negli altri partiti, non saranno rieletti. Eppure, a chi dei suoi lo invitava ad essere meno divisivo su questo ed altri temi, Renzi sembra abbia risposto: «Allora trovatevi un altro segretario». Segno, quantomeno, che le prossime settimane saranno decisive per il destino della legislatura.
A parlare della necessità di arrivare a fine legislatura è stato tuttavia anche un peso massimo del Pd e del centrosinistra come l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in questo modo assurge a “capo”delpartitodel2018:«NeiPaesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale. Non si toglie la fiducia al governo per il calcolo di qualcuno», sono le sue parole. Subito attaccate dal leader della Lega Matteo Salvini, che ha ripetuto malamente la sua tesi che Napolitano è «un traditore della Patria». Immediata la solidarietà dello stesso Renzi, che lo ha sentito al telefono, e del suo successore al Quirinale Sergio Mattarella. Ma su questo punto non si può propriamente parlare di “asse” Mattarella- Napolitano per arrivare a fine legislatura. Perché per Mattarella è dirimente la legge elettorale, nel sensocheauspicacheisistemidiCamera e Senato siano il più omogenei possibile. Ma questo non significa che il Capo dello Stato sia ascrivibile al “partito” del voto nel 2018: la legislatura è comunque agli sgoccioli, e andare a votare tre mesi prima o tre mesi dopo non cambia molto.
Per tornare al Pd, ieri è stata anche la giornata in cui molti big (da Andrea Orlando e Dario Franceschini fino allo stesso vicesegretario Lorenzo Guerini) si sono spesi per evitare di approfondire la frattura tra Renzi e Pier Luigi Bersani. Il quale, come Massimo D’Alema e Michele Emiliano, chiede un congresso o un momento di discussione interna su programma e leadership prima di andare eventualmente alle elezioni anticipate. La risposta del segretario Pd arriva in serata: se si voterà a giugno non ci sarà tempo per fare un congresso vero, ma si possono celebrare le primarie per la premiership. «Più di questo che posso fare? Se poi il punto è che io non sono simpatico non so...», chiosa Renzi.
POLEMICA SUL VITALIZIO Le accuse del leader ai parlamentari sui vitalizi hanno suscitato malumori nello stesso Pd. Lettera di protesta di 17 deputati Dem