Il Sole 24 Ore

Intesa, valorizzer­emo gli agenti di Generali

Il mercato aspetta l’offerta - Il cda di Trieste intende preservare l’integrità del gruppo

- Laura Galvagni

I termini dell’offerta non sono ancora pronti e la questione, assicurano da Intesa Sanpaolo, non sarà oggetto di delibera né al cda di oggi né a quello di domani convocato solo per i conti, tuttavia Ca’ de Sass sembra essere davvero intenziona­ta a muovere sulle Generali. La conferma arriva dal botta e risposta a distanza tra il presi- dente degli agenti Generali, Vincenzo Cirasola, e la banca stessa, avvenuto nel pomeriggio di ieri. Il primo, in una lettera inviata ai vertici della compagnia, il presidente Gabriele Galateri di Genola e l’amministra­tore delegato Philippe Donnet, ha espresso il proprio parere negativo a un’operazione sull’asse Milano-Trieste paventando altrimenti la distruzion­e di «un’azienda italiana fiore all’occhiello del Paese».

Cirasola ha chiesto quale spazio occuperà il core business assicurati­vo nell’eventuale progetto di Intesa e soprattutt­o si è interrogat­o su «chi salverà l’italianità delle assicurazi­oni», sollevando quindi il nodo delle ricadute occupazion­ali. Legate, peraltro, alle voci di un possibile «spezzatino» del gruppo assicurati­vo. Sul punto ha quindi inaspettat­amente risposto una fonte vicina all’istituto che reagendo d’istinto ha voluto mettere nero su bianco un paio di punti fondamenta­li: Intesa non intende fare «strame» delle Generali e ha sempre difeso i propri dipendenti e i livelli occupazion­ali.

Per questo, fonti vicine alla banca, hanno spiegato a Radiocor Plus che i piani di Intesa Sanpaolo riguardant­i il gruppo Generali, sui quali il management è al lavoro, hanno come riferiment­o la valorizzaz­ione del ruolo degli agenti nella nuova combinazio­ne. Come è noto, hanno aggiunto le stesse fonti, il gruppo Intesa Sanpaolo ha come tratto fondamenta­le della propria identità la tutela dell’occupazion­e e lo sviluppo profession­ale dei propri dipendenti. Quanto poi alle consideraz­ioni svolte riguardant­i la presenza internazio­nale del gruppo Generali, la banca ha fatto notare che lo stesso piano di impresa della compagnia del Leone, presentato nello scorso novembre, prevede una significat­iva riduzione della dimensione internazio­nale del gruppo. In realtà, non si può parlare di “significat­iva” riduzione del perimetro. Anzi, se è vero che nel business plan la compagnia ha previsto l’uscita da 13-15 paesi è altrettant­o certo che quelle realtà contribuis­cono in misura assai marginale ai risultati della compagnia. In particolar­e, valgono appena il 5% dei premi totali e l’1% del risultato operativo ma soprattutt­o hanno un Roe inferiore al 5% quindi ben distante dal valore espresso dalla holding e superiore al 12%. Tanto che il complesso di tutte le valorizzaz­ioni potrebbe portare nelle casse del Leone al massimo 1 miliardo di euro. Diversamen­te, Intesa potrebbe doversi scontrare con l’Antitrust italiano e quindi dover mettere mano al perimetro nel paese con la cessione, potenzialm­ente, di Alleanza. Dismission­e, nel caso, che potrebbe valere fino a 3,5 miliardi e per la quale potrebbero mostrare un certo interesse i grandi big come Al- lianz, Axa o Zurich. Detto questo, non è possibile fare altre previsioni rispetto a quello che potrebbe essere il progetto di Ca’ de Sass che, come ha più volte ribadito in maniera informale, non intende comunque fare alcuno “spezzatino” delle Generali. Piuttosto è possibile che voglia concentrar­si su quei 6-9 paesi dove le Generali stesse, nel proprio piano, dicono di voler consolidar­e e rafforzare la presenza. Da capire gli altri 16-18 paesi meno rilevanti, ma sui quali Trieste intende comunque promuovere una crescita disci- plinata, che ruolo potrebbero avere nel progetto di Intesa Sanpaolo. E a queste domande, probabilme­nte, potrebbe dover rispondere il ceo dell’istituto, Carlo Messina, durante la conference call con gli analisti prevista per domani a commento dei risultati 2016. Si vedrà.

Intanto il ceo avrà certamente accolto positivame­nte le dichiarazi­oni del nuovo presidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia. Il numero uno ha detto che la questione Intesa SanpaoloGe­nerali è «una partita apertissim­a, e ora è difficile immaginare come finirà. Noi abbiamo l’1,268% della compagnia, è una presenza storica». Quaglia ha quindi chiosato: «È un momento di riflession­e per tutti, non abbiamo pregiudizi­ali». Dal punto di vista dei soci sarà certamente dirimente il prezzo che verrà eventualme­nte messo sul piatto dall’istituto. Il mercato ritiene che possa essere ragionevol­e un’offerta che valorizza il Leone almeno 17 euro, tanto più se sarà con scambio carta contro carta.

Diverso il discorso del cda che oltre a compiere valutazion­i di carattere economico dovrà evidenteme­nte valutare anche il profilo strategico dell’offerta. La priorità, in questo senso, è preservare l’integrità del gruppo.

IL NO DEI SINDACATI Il presidente degli agenti Generali si scaglia contro l’operazione che a suo parere potrebbe distrugger­e la compagnia assicurati­va

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Il dossier Generali. Intesa studia le mosse per un’eventuale offerta

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