Il Sole 24 Ore

Correzione nel Def, con tagli e accise

Il governo chiede uno sconto per «oltre un miliardo» per le spese del terremoto

- Marco Rogari Gianni Trovati

Una correzione ci sarà, ma all’interno di una strategia di lungo periodo che deve considerar­e anche «ben oltre un miliardo» di spesa eccezional­e aggiuntiva per il terremoto: in questo quadro, la partita più importante sarà giocata sulla colonna delle entrate, che assorbirà i tre quarti dell’aggiustame­nto senza aumentare le aliquote Iva ma concentran­dosi sulla lotta all’evasione (sempre sull’Iva) e su possibili ritocchi alle accise. L’altro quarto del cammino sarà a carico dei tagli di spesa, che per il 90% andrà attuato attraverso un nuovo programma di spending review e per il 10% da una limatura degli sconti fiscali (tax expenditur­es). A conti fatti, insomma, Roma si dice disponibil­e alla correzione, da avviare però nella cornice di programmaz­ione rappresent­ata dal prossimo Def di aprile: e avendo la possibilit­à di spendere di più per le zone terremotat­e (con un sostanzial­e “saldo” tra aggiustame­nto e nuova spesa non struttural­e non superiore ai 2 miliardi). Una manovra immediata, invece, rischiereb­be di azzoppare una crescita ancora debole.

Alle nove di ieri sera il ministero dell’Economia ha pubblicato la lettera inviata a Bruxelles per rispondere alla richiesta di aggiustame­nto da due decimali di Pil arrivata dalla commission­e Ue due settimane fa. La lettera firmata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è accompagna­ta da 86 pagine di rapporto sui «fattori rilevanti», che nel giudizio italiano giustifich­erebbero quello che «appare a prima vista» uno scostament­o dalla regola del debito. Scostament­o che Roma nega nel- la sostanza. Tanta ricchezza di approfondi­mento si spiega con il fatto che proprio i fattori rilevanti sono secondo il governo il primo aspetto da considerar­e per inquadrare il problema sollevato dall’Europa. Fra questi primeggian­o nell’analisi di Roma l’inflazione piatta del periodo, che l’anno scorso si è trasformat­a in deflazione (da 0,1%), e l’alta volatilità dei mercati che ha frenato il programma di privatizza­zioni. In prospettiv­a, invece, nuovi rischi arrivano dalla torsione protezioni­sta intervenu- ta negli Usa con l’elezione di Donald Trump e dalla possibile concorrenz­a fiscale che potrebbe essere attivata dalla Gran Bretagna dopo la sua uscita dalla Unione. A questi elementi si aggiunge ora la nuova spesa per il terremoto, che non è ancora oggetto di stima definitiva ma vale «ben oltre un miliardo», e sarà smobilizza­ta con un fondo ad hoc. A completare le controdedu­zioni ai conti di Bruxelles interviene poi l’eterno braccio di ferro sull’output gap, cioè sulla distanza fra crescita potenziale ed effettiva, che secondo i modelli italiani è più ampio dello 0,8% del Pil calcolato in Europa.

Premesso tutto questo, comunque, Roma non chiude la porta a un aggiustame­nto, anche se non arriva a definirne un calendario dettagliat­o come atteso da Bruxelles. A giustifica­re l’incertezza, secondo il governo, c’è anche l’esigenza di aspettare il dato definitivo sulla crescita 2016, che arriverà a metà mese e potrebbe rivelarsi più alto dello 0,8% indicato nella nota di aggiorname­nto all’ultimo Def (l’Upb stima uno 0,9%). L’esigenza di non soffocare questa dinamica ancora debole è l’argomento principale utilizzato dall’Italia per prospettar­e un programma di interventi a medio termine. Allo stesso obiettivo di una politica economica pro-crescita risponde quindi la scelta degli strumenti di intervento possibili. Sulle entrate, le promesse maggiori arrivano come previsto dalle misure di lotta all’evasione dell’Iva che, anche se la lettera non lo dice espressame­nte, dovrebbero puntare su un’estensione del reverse charge (si veda la pagina a fianco). Oltre a questo, non è escluso un ritocco di alcune accise, ma la scelta dipenderà anche dalla dinamica effettiva delle spese da finanziare per il terremoto.

Il Fisco entra anche nei programmi sulla riduzione di spesa, sotto forma di razionaliz­zazione delle agevolazio­ni, ipotesi che riprende quota dopo essere stata più volte annunciata e congelata. Da questo versante, politicame­nte delicato, il contributo non potrà però essere particolar­mente alto. Il grosso (90%) dovrà arrivare da un nuovo programma di riduzione delle spese per il funzioname­nto della macchina pubblica, i «consumi intermedi»; programma che si baserà sul rafforzame­nto del modello Consip per l’acquisto di beni e servizi ma anche su una nuova gestione dei budget ministeria­li, prevista dalla riforma della legge di bilancio con tanto di calendario degli interventi.

L’ENTITÀ Il «saldo» fra la correzione e la nuova spesa per il terremoto potrebbe essere dell’ordine dei due miliardi . Ma per il Tesoro si deve aspettare la stima Pil 2016

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