Vendite sui titoli di Stato, Borse positive
In rialzo i tassi di BoT e BTP ai massimi da due anni. Listini in scia a Wall Street dopo i buoni conti Apple
pLe elezioni presidenziali in Francia sono un appuntamento molto atteso e molto temuto dagli investitori visto che il candidato favorito nei sondaggi per il primo turno, Marine LePen, non ha mai fatto mistero di volere l’uscita della Francia dalla moneta unica. Lo spettro di una «Frexit» tuttavia non ha turbato più di tanto gli investitori nei mesi scorsi. Questo perché il mercato ha scommesso che, anche se anche la candidata del Front National dovesse affermarsi al primo turno, una sua vittoria al ballottaggio sia poco probabile vista la naturale tendenza dell’elettorato moderato a schierarsi per lo sfidante. Il problema è che la credibilità di quello che fino a pochi giorni fa veniva dato come favorito nella corsa a due con Marine LePen, il candidato della destra moderata François Fillon, ha ricevuto un durissimo colpo con lo scandalo sull’ assunzione fittizia della moglie.
L’incertezza sul delicato test elettorale in Francia ha avuto ripercussioni sulle quotazioni del debito pubblico di Parigi. Ieri il tasso del titolo decennale francese ha toccato un massimo di seduta all’1,13% ai massimi da settembre 2015 con il differenziale rispetto al Bund tedesco che ha toccato un massimo di 65 punti su livelli che non si vedevano da 3 anni.
Tensioni tra gli investitori anche sui bond della Grecia, per i timori che Atene non riesca a ripagare la prossima estate, a luglio, titoli in scadenza per circa 6 miliardi di euro. L’ondata di vendite che ha interessato le obbligazioni greche arriva dopo l’ennesimo stallo nei negoziati tra il governo gre- co con i creditori dell’Eurozona e del Fondo monetario internazionale per la neanche troppo ventilata necessità di nuovi aiuti internazionali.
Le vendite hanno interessato comunque tutto il mercato delle obbligazioni governative dell’eurozona penalizzate non solo dall’incertezze politiche ma anche da quella monetaria. Il mercato infatti è tornato a scommettere sulla fine anticipata del Quantitative easing della Bce. Soprattutto alla luce del contesto macro che indica un miglioramento della situazione economica nell’area euro. La fine degli stimoli viene vista con favore dai risparmiatori tedeschi ma non certo dai Paesi più indebitati come l’Italia che rischia un aumento dei costi di rifinanziamento del debito.
Questo scenario, oltre alla rinnovata incertezza politica legata al probabile ritorno anticipato alle urne, spiega perché i tassi di BoT e BTP siano risaliti. Ieri quello del decennale ha toccato un massimo al 2,31% riportandosi sui massimi da luglio 2015 e quelli a scadenza più lunga hanno registrato incrementi ancora più sostenuti.
Il mese di gennaio è stato pessimo per il segmento delle obbligazioni governative in Europa. Il peggior avvio d’anno di sempre secondo Bloomberg. Il contesto generale non ha contribuito. Con la vittoria di Trump e la scommessa di un ritorno dell’inflazione il mercato ha penalizzato il reddito fisso premiando le azioni e, sul mercato valutario, il dollaro. Questo copione, che nelle scorse settimane era stato abbandonato, è tornato a tenere banco ieri quando, anche grazie a una serie di risultati societari migliori delle attese (Apple su tutti), Wall Street è tornata a salire assieme al dollaro, che poi in serata, dopo la Fed, ha leggermente ripiegato.
Ne ha tratto beneficio il mercato azionario europeo che, dopo un avvio di settimana all’insegna dei ribassi, ha chiuso la seduta in territorio positivo.
TIMORI SU ATENE Tensioni sui bond governativi della Grecia: si teme che il governo non riesca a ripagare 6 miliardi di titoli in scadenza a luglio