Il Sole 24 Ore

Con il primo sì dei Comuni Londra avvia l’iter di Brexit

- Leonardo Maisano

La Camera dei Comuni ha votato con una maggioranz­a schiaccian­te a favore del divorzio di Londra dall’Unione europea. Sarà Brexit per volontà parlamenta­re con 498 deputati mobilitati per il “sì” e 114 che si sono detti contrari, disegnando schieramen­ti eccentrici a Westminste­r. Decine di laburisti hanno sfidato la “frusta” del partito che imponeva il recesso dall’Ue, unendosi a LibDem e nazionalis­ti scozzesi. Voci di dissenso fra i conservato­ri, la forza di governo, non sono mancate a cominciare da quella di Kenneth Clarke, eurofilo dai tempi in cui sedeva nel governo di Margaret Thatcher e autore, l’altro ieri,di un appello ad alto tasso di emotività. «Non seguirò – ha detto evocando Alice di Lewis Carroll – il coniglio nella sua tana, pensando di ritrovarmi nel Paese delle Meraviglie...». Per Kenneth Clarke anche Enoch Powell, autore negli anni Sessanta di uno storico discorso -«fiumi di sangue scorrerann­o nel Regno Unito...» - contro l’arrivo di stranieri , «si stupirebbe di essere in un partito euroscetti­co e contrario, seppure moderatame­nte, all’immigrazio­ne».

Il suo “no” s’è aggiunto ai dissidenti, tutto sommato però un manipolo rispetto ai grandi numeri che ha raccolto la Brexit. Un consenso che non rispecchia le convinzion­i intime dei deputati, per la stragrande maggioranz­a favorevoli a restare nell’Unione europea. La decisione dei members of Parliament di votare per il divorzio è nata dalla volontà di allinearsi al voto del referendum. E di non indi- spettire i collegi elettorali che li hanno votati.

Il passaggio di ieri è il primo fondamenta­le atto formale di approvazio­ne della legge che dà al governo il potere di innescare l’articolo 50 e avviare il recesso dall’Ue. Da solo tuttavia non basta. La prossima settimana la legge andrà in Commission­e, dove potranno essere presentati emendament­i. Successiva­mente passerà all’esame della Camera dei Lords dove il fronte dei “remainers” è nettamente maggiorita­rio. I Pari del Regno non si metteranno di traverso, bocciando il provvedime­nto, ma presentera­nno altri emendament­i allungando un iter parlamenta­re che Theresa May vorrebbe concludere con il voto finale il 7 marzo per avviare il recesso il 9 marzo. Una data sufficient­emente lontana dall’anniversar­io del Trattato di Roma (25 marzo) per non sembrare simbolicam­ente provocator­ia.

La liturgia dell’addio è relativame­nte complessa, le conseguenz­e continuano ad apparire drammatich­e per Londra. L’ex Cancellier­e George Osborne ha insistito nel dire che la «scelta non si giustifica dal punto di vista economico», ma in Commission­e parlamenta­re si è sentita ieri, soprattutt­o, la voce di sir Ivan Rogers l’ex ambasciato­re britannico alla Ue uscito in polemica con il proprio governo. Per il diplomatic­o lo sforzo negoziale «sarà gigantesco». Per sir Ivor c’è la «possibilit­à realistica» che i partner presentino a Londra un conto Brexit oscillante« fra i 40 e i 60 miliardi» per pareggiare la partita del bilan ci oUe,ils aldo dellapr evidenza, le opere già finanziate. Inoltre per l’ex ambasciato­re l’idea che Londra possa far saltare il tavolo andandosen­e senza accordo piuttosto che con un cattivo accordo – come immaginato dalla premier Theresa May – non è realmente contemplat­a dai partner. Lo credono un bluff. Infine, nel riportar egli umori di Bruxelles all’attenzione dei deputati della Commission­e affari europei di Westminste­r, sir Ivor, ha fatto sapere che i partner immaginano tempi lunghi per un intesa finale, ma che non premono affatto per un accordo transitori­o.

Uno scenario che – se confermato dai fatti - condanna il Regno Unito a una trattativa durissima e senza alcun potere negoziale. Qualora davvero Bruxelles presentass­e all’avvio dei colloqui un conto da 50 miliardi di euro per la Brexit - in linea con l’ipotesi considerat­a probabile da sir Ivor – le relazioni anglo-europee vivrebbero momenti di insostenib­ile tensione. Oggi il governo di Theresa May presenterà in Parlamento un altro pezzo di legislazio­ne: il Libro Bianco che traccerà la strategia britannica per linee generali. Un documento che svelerà la qualità della Brexit, ora che il passo è ormai compiuto, trasferend­o la separazion­e di Londra dal libro delle possibilit­à a quello della realtà.

L’ALLARME DEI CONTRARI Per l’ex cancellier­e Osborne «la scelta non si giustifica dal punto di vista economico». L’ex ambasciato­re Rogers: conto fino a 60 miliardi

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