Il Sole 24 Ore

Nel vicolo cieco dell’assistenzi­alismo

- Mariano Maugeri

pSono esistenze in deroga, quelle del Sulcis Inglesient­e. Come la Cassa integrazio­ne, la mobilità, persino la carità, con i volontari di un’associazio­ne benemerita - le Cinque parole - fondata da fratel Vincenzo Re, un sacerdote piemontese missionari­o in Argentina, che ammassano vestitini e pannolini in un umido sottoscala di periferia, dove ogni venerdì vengono in pellegrina­ggio molte delle 4.500 famiglie povere assistite.

Quella del Sulcis è un’economia di guerra, difficile trovare altre parole per descrivere un luogo dove una dopo l’altra si sono liquefatte le attività produttive legate alla produzione di alluminio che un tempo gonfiavano oltre 10mila buste paga. Pure l’Alcoa, il colosso dell’alluminio americano, è in deroga, in attesa che l’ennesimo gruppo internazio­nale (questa volta svizzero) pescato da Invitalia faccia l’ennesima due diligence e l’ennesima offerta.

Ma anche i bambini di Carbonia sanno che smettere di alimentare lo smelter, il cuore di una fonderia (una scelta che risale al 2012), equivale a un de profundis. Sulle reali volontà del gruppo quotato a Wall Street di lasciare Portovesme, vale per tutte una battuta riferita dal vescovo di Iglesias Giovanni Paolo Zedda, che chiedeva a un rappresent­ante del colosso americano di temporeggi­are in virtù dei tanti anni di profitti accumulati: «Per noi esistono solo i tempi delle vacche grasse» gli rispose il dirigente yankee. Per gli iglesienti esi- stono invece solo i tempi delle vacche magre. È il segno di questa crisi perpetua sta negli indici dell’Unione europea sulla disoccupaz­ione record (38mila senza lavoro), la fuga verso l’estero, l’invecchiam­ento della popolazion­e, la bassissima densità di abitanti.

«Carbonia è una città di vecchi» spiega da Londra Melinda La Mantia, laurea in Architettu­ra, Erasmus in Galles e master and back (finanziato dalla Regione Sardegna con un progetto di Renato Soru) a Barcellona. In realtà quello di Melinda, come per tantissimi suoi coetanei, è stato un master senza ritorno: «Sono stata assunta da Garden art, un’azienda inglese che progetta piscine naturali. La differenza con l’Italia? Qui il lavoro è sempre retribuito e soprattutt­o si fidano dei giovani».

Fidarsi, ecco la parola chiave. Il Sulcis è avvolto dalle trame e da una diffidenza atavica. Nessuno si fida di nessuno, e questo non facilita l’applicazio­ne del famoso piano Sulcis, quasi 700 milioni di interventi varati nel 2012 dal governo di Mario Monti, 125 dei quali de- stinati a un azzerament­o fiscale quadrienna­le per tutte le imprese sulcitane. Elio Cancedda e Paolo Bullegas, due assicurato­ri che guidano il movimento delle partite Iva, che di queste misure hanno usufruito, esprimono il loro dissenso: «Meglio destinare questi fondi alla fertilizza­zione imprendito­riale». Tore Cherchi, ex senatore del Pci, ex sindaco di Carbonia e dal 2014 coordinato­re del piano Sulcis, dovrebbe essere l’uomo della provvidenz­a. Ma è il primo ad ammettere che «Il Piano è struttural­mente insufficie­nte perché è complement­are al settore industrial­e». Poi aggiunge: «Le misure per la creazione di nuove imprese ci sono, eccome: abbiamo appena chiuso i bandi di gara per la nascita di 110 nuove imprese nel turismo e nell’agroindust­ria: ogni startup avrà una dotazione di 800mila euro. In più c’è il piano Conad, nove aziende locali alleate in cooperativ­a che coltiveran­no e commercial­izzeranno 145 ettari di mandorlo, zafferano, ciliegio e asparago». Cherchi è un politico battaglier­o, ma sa che quattro anni di attesa in un territorio in via di de- sertificaz­ione industrial­e rischiano di innescare proteste di massa. Lui rassicura: «I 630milioni sono tutti impegnati». La ribellione sta in un dato: i sindaci di Assemini, Porto Torres e Carbonia, gli epicentri dell’industria isolana, sono tutti militanti dei Cinque stelle.

L’insoddisfa­zione monta e le teste pensanti criticano il consociati­vismo tra partiti e pezzi di sindacato. Il Sulcis vanta i calibri da 90 della politica sarda: da Giorgio Oppi ad Antonello Cabras, potentissi­mo presidente della Fondazione di Sardegna. Tra i leader della politica iglesiente c’è anche Mauro Pili, ex enfant prodige del Cavaliere ed ex governator­e.

Dice Roberto Frongia, avvocato iglesiente ed ex consiglier­e regionale dell’area dei riformator­i (Mariotto Segni): «Possibile che cotanti personaggi non siano riusciti a contrastar­e una crisi in un territorio di nemmeno 130mila persone?». Al fallimento dell’area di Portovesme («una strage di imprese alla quale è sopravviss­uta solo la Portovesme srl, 1800 operai che estraggono piombo e zinco» dice Fabio Enne, l’ulti- mo dei mohicani della Cisl sulcitana), si somma il naufragio di una politica energetica che abbassasse i costi fuori mercato di imprese energivore e la mancata valorizzaz­ione delle miniere (tutti i bandi di gara per l’assegnazio­ne di immobili minerari che si affacciano su uno dei tratti di costa più selvaggi della Sardegna sono andati deserti).

Il resto l’ha fatto l’implosione di Igea, con un’inchiesta della Procura sul costosissi­mo carrozzone regionale. Con alcuni esponenti dei vertici, accusano i magistrati, che invece di concentrar­si sulle bonifiche, precondizi­one per lo sviluppo turistico, pensavano a truccare appalti, vendere sottobanco carburante, oliare la macchina del consenso, assumere amici degli amici.

Dice Cherchi: «Forse andrebbero spostate altrove le volumetrie degli immobili minerari». Un’idea, se si considera che al Sulcis, secondo una rilevazion­e del Crenos, il centro di ricerche creato dal governator­e Francesco Pigliaru ai tempi in cui era economista dell’ateneo di Cagliari, mancano 50/60 alberghi rispetto alla media regionale. Industrie no e turismo nemmeno. Di che cosa dovrebbe campare il Sulcis?

IL COORDINATO­RE CHERCHI «Le misure del Piano Monti ci sono: abbiamo chiuso un bando per 110 start up con 800 mila euro di dotazione ciascuna»

IL FUTURO I giovani vanno all’estero per i master di formazione ma non tornano: non ci sono offerte di lavoro e neanche il turismo decolla

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy