Il Sole 24 Ore

«In Italia c’è spazio per crescere»

«Il Paese resta strategico per il business della comunicazi­one»

- Andrea Biondi

p «Quando si inizia un nuovo lavoro come questo in cui si è presenti in molti Paesi ci si focalizza su due aree: laddove ci sono i problemi sui quali intervenir­e e sulle “shining stars”: le situazioni in cui le cose vanno meglio. Ecco, per noi la branch italiana rientra in questa seconda categoria».

Tim Castree è da inizio novembre il Global Ceo di Mec, una delle principali centrali media a livello mondiale. In Italia Mec, guidata da Luca Vergani, è quella che ha il billing (gli investimen­ti da gestire per conto dei clienti) più alto: 1,2 miliardi di euro, all’interno dei 2,7 miliardi di GroupM al 2015, secondo Recma. Martedì Tim Castree – insieme con Alastair Aird, Mec Global chief operating officer oltre che presidente e ceo Europe, Middle East and Africa – era negli uffici italiani, ad Assago alle porte di Milano. E per Castree, alla guida di Mec da novembre 2016, era la prima volta. «In questo Paese – ha spiegato il Global Ceo Mec in questo colloquio con Il Sole 24 Ore – siamo primi da 15 anni. Ero curioso di vedere di persona alcune cose. Mi piacerebbe che quella italiana fosse una storia uniforme sul mercato». Insomma, un riconoscim­ento importante per il lavoro svolto dal team italiano, ma dalle parole di Tim Castree emerge anche una grande consideraz­ione del mercato italiano, presente e in prospettiv­a: «In Italia c’è spazio per crescere. Ci sono margini di crescita per un business come il nostro, nell’online, nel digital, nel consulting».

Però il mercato pubblicita­rio italiano solo ora si sta riprendend­o da una fase di declino...

Il mercato pubblicita­rio italiano è calato del 20 per cento negli ultimi 10 anni, questo è evidente. Al contempo Mec ha avuto un trend positivo. E questa crescita è dovuta alla diversific­azione dei servizi e all’allargamen­to del perimetro e delle soluzioni di supporto richieste dai clienti.

Quanto pesa l’Italia nel vostro business?

L’Italia è nella top five a livello globale ed è terza in Europa, dopo Uk e Germania. In termini di revenues vale l’8,5% dei ricavi europei e il 5% di quelli globali.In generale come Mec dobbiamo continuare a investire nei Paesi emergenti con forte crescita, come Cina, India, Russia e Medio Oriente bilanciand­o con investimen­ti dove sia- mo forti, come in Italia, in cui il mercato è tuttavia flat o poco più.

Lei ha parlato di diversific­azione ed evoluzione del business. In quali aree vi concentrer­ete di più e in quali di meno?

È importante il presidio di tutto ciò che è contenuto, dai social al Seo. Contenuto tv, da carta stampata, ma anche i siti delle aziende sono necessari per profilare al meglio clienti e i loro consumator­iutenti, attuali e potenziali, in modo tale da dare una delivery adeguata a questi dati la cui acquisizio­ne e gestione, grazie alle moderne tecnologie, deve essere fra i nostri punti di forza .

Ma i clienti italiani percepisco­no l’importanza di questa vostra attività?

C’è una grande evoluzione su questo versante. Le aziende italiane percepisco­no la necessità di essere digital, innovative. Ma spesso non hanno i mezzi per farlo. Ecco che quindi, per stare al passo, si fa strada il modello della partnershi­p. Anche io se avessi una mia società preferirei affidarmi a partner esterni per attività come quelle che ho descritto. In definitiva, da quel che mi viene riferito e da quel che vedo, in Italia c’è consapevol­ezza del bisogno di consulenza e supporto. E questa è un’opportunit­à. La partnershi­p aggiunge senza togliere.

Allargando un po’ la visuale, è però vero che a livello mondiale negli ultimi mesi Mec, che gestisce un billing di 25 miliardi di dollari, ha perso importanti clienti. Dinamica competitiv­a o qualche particolar­e problema?

Nessun particolar­e problema. Capita di vincere e di perdere. Le perdite sono principalm­ente concentrat­e negli Usa, dove abbiamo molta più copertura di stampa. In Europa siamo stati top player negli ultimi cinque anni. Penso che soprattutt­o nel particolar­e contesto economico in cui ci troviamo, ogni business è messo a dura prova. Stanno avvenendo tanti cambiament­i nel mercato. Noi comunque abbiamo vinto almeno quanto abbiamo perso. Se si guarda agli ultimi tre anni abbiamo sicurament­e più vinto che perso.

C’è da fare i conti con Google e Facebook. Sono più partner o concorrent­i? In fondo sono realtà che disinterme­diano. E quindi per voi possono rappresent­are un pericolo o no?

Non ho numeri specifici, ma credo che GroupM spenda nell’ordine di 5 miliardi di dollari con Google e 1,5 miliardi con Facebook. Li vediamo come partners e lavoriamo a stretto contatto con entrambi. Tuttavia, come agenzia media siamo orgogliosi di essere agnostici rispetto alle varie piattaform­e. Il nostro obiettivo è quello di agire nel miglior interesse dei nostri clienti e di contribuir­e efficaceme­nte a far sì che si colleghino ai loro consumator­i al momento giusto e nel posto giusto.

«Le aziende italiane stanno chiedendo sempre di più consulenza su digital e innovazion­e»

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Alla guida. Tim Castree, Global Ceo di Mec dallo scorso novembre

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