Le tlc mirano alla produttività
Ravera: «Per l’aumento si considerino elementi consolidati»
tra in vigore un nuovo regolamento unilaterale dell’azienda.
L’adesione allo sciopero ieri si è fermata al 60% (dato sindacale) e per chi storicamente segue il settore, come Giorgio Serao della Fistel Cisl, è stata altissima. Per le imprese, però, la linea del rinnovo non si sposta di molto. «Non ci stancheremo mai di sottolineare, con grande tenacia e trasparenza, che non è più rinviabile la definizione di un contratto ritagliato sulle necessità di tutta la nostra filiera - dice il presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel Dina Ravera -. Solo così il ccnl può continuare a essere il riferimento essenziale sul quale costruire e sviluppare un modello di rappresentanza che sia capace di alimentare la condivisione, prevenire la con- flittualità e che sappia adattarsi a un contesto in rapida trasformazione». Bisogna rivedere innanzitutto il ruolo del contratto. «Il contratto nazionale sempre più dovrà connotarsi per la sua capacità di definire in maniera semplice e chiara le regole di base, lasciando il più ampio spazio possibile alla contrattazione aziendale - spiega Ravera -. Questo, infatti, è il livello più efficiente per puntare alla crescita della competitività e della produttività e conseguentemente alla distribuzione della ricchezza effettivamente prodotta, superando automatismi oggi non più sostenibili». Una volta definito il modello «si potrà trattare il tema economico impostando la discussione in un’ottica che si lasci alle spalle indici previsionali e prenda in considerazione elementi consolidati», continua Ravera. È però indispensabile far evolvere il sistema di relazioni industriali perché «possa accompagnare, con specifiche progettualità, la trasformazione della filiera in virtù di una visione sistemica degli interventi necessari per creare condizioni di maggiore occupabilità, anche alla luce dello sviluppo dell’Industria 4.0», conclude Ravera.
I sindacati però parlano di nodi e pregiudiziali da togliere dal tavolo. Marco del Cimmuto (Slc Cgil), elenca quattro macro questioni: «Il Jobs act è una di queste. Poi ci sono i controlli a distanza, così come la richiesta del blocco degli automastismi. Infine la parte economica su cui ci sono distanze fortissime». Non è difficile immaginarlo, i sindacati chiedono un aumento complessivo del 7%. Vito Antonio Vitale (Fistel Cisl), sostiene che «bisogna superare ogni forma di pregiudiziale ideologica che ha frenato i tentativi per rinnovare il ccnl». Se non ci si riesce è chiaro che bisognerà «chiedere la mediazione del Governo». Il segretario generale della Uilcom, Salvo Ugliarolo, adesso auspica «tempi brevi per la riapertura del confronto, con la consapevolezza che da parte dei lavoratori è arrivato chiaro il segnale che non può passare il modello di cambiamento che vorrebbe Asstel. Le pregiudiziali della controparte devono essere superate, ogni categoria ha la sua storia».
LA PROTESTA I sindacati chiedono alle imprese di togliere le pregiudiziali e dicono che ieri il 60% degli addetti ha aderito allo sciopero