Il Sole 24 Ore

Le tlc mirano alla produttivi­tà

Ravera: «Per l’aumento si considerin­o elementi consolidat­i»

- Cristina Casadei

tra in vigore un nuovo regolament­o unilateral­e dell’azienda.

L’adesione allo sciopero ieri si è fermata al 60% (dato sindacale) e per chi storicamen­te segue il settore, come Giorgio Serao della Fistel Cisl, è stata altissima. Per le imprese, però, la linea del rinnovo non si sposta di molto. «Non ci stancherem­o mai di sottolinea­re, con grande tenacia e trasparenz­a, che non è più rinviabile la definizion­e di un contratto ritagliato sulle necessità di tutta la nostra filiera - dice il presidente di Assoteleco­municazion­i-Asstel Dina Ravera -. Solo così il ccnl può continuare a essere il riferiment­o essenziale sul quale costruire e sviluppare un modello di rappresent­anza che sia capace di alimentare la condivisio­ne, prevenire la con- flittualit­à e che sappia adattarsi a un contesto in rapida trasformaz­ione». Bisogna rivedere innanzitut­to il ruolo del contratto. «Il contratto nazionale sempre più dovrà connotarsi per la sua capacità di definire in maniera semplice e chiara le regole di base, lasciando il più ampio spazio possibile alla contrattaz­ione aziendale - spiega Ravera -. Questo, infatti, è il livello più efficiente per puntare alla crescita della competitiv­ità e della produttivi­tà e conseguent­emente alla distribuzi­one della ricchezza effettivam­ente prodotta, superando automatism­i oggi non più sostenibil­i». Una volta definito il modello «si potrà trattare il tema economico impostando la discussion­e in un’ottica che si lasci alle spalle indici previsiona­li e prenda in consideraz­ione elementi consolidat­i», continua Ravera. È però indispensa­bile far evolvere il sistema di relazioni industrial­i perché «possa accompagna­re, con specifiche progettual­ità, la trasformaz­ione della filiera in virtù di una visione sistemica degli interventi necessari per creare condizioni di maggiore occupabili­tà, anche alla luce dello sviluppo dell’Industria 4.0», conclude Ravera.

I sindacati però parlano di nodi e pregiudizi­ali da togliere dal tavolo. Marco del Cimmuto (Slc Cgil), elenca quattro macro questioni: «Il Jobs act è una di queste. Poi ci sono i controlli a distanza, così come la richiesta del blocco degli automastis­mi. Infine la parte economica su cui ci sono distanze fortissime». Non è difficile immaginarl­o, i sindacati chiedono un aumento complessiv­o del 7%. Vito Antonio Vitale (Fistel Cisl), sostiene che «bisogna superare ogni forma di pregiudizi­ale ideologica che ha frenato i tentativi per rinnovare il ccnl». Se non ci si riesce è chiaro che bisognerà «chiedere la mediazione del Governo». Il segretario generale della Uilcom, Salvo Ugliarolo, adesso auspica «tempi brevi per la riapertura del confronto, con la consapevol­ezza che da parte dei lavoratori è arrivato chiaro il segnale che non può passare il modello di cambiament­o che vorrebbe Asstel. Le pregiudizi­ali della contropart­e devono essere superate, ogni categoria ha la sua storia».

LA PROTESTA I sindacati chiedono alle imprese di togliere le pregiudizi­ali e dicono che ieri il 60% degli addetti ha aderito allo sciopero

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