Il Sole 24 Ore

Intrecci di leggere trasparenz­e

Lavorazion­i traforate snelliscon­o le forme e ingentilis­cono i materiali utilizzati

- Di Antonella Galli

a L’arte antica dei pizzi e dei merletti ha un segreto: sa rendere leggiadra e fine una trama che, in realtà, è resistente ed elastica e consente di vedere attraverso, riuscendo nel contempo a coprire. Un effetto di leggerezza e preziosità, che il design ha voluto catturare: trasposto dai tessuti ai materiali per l’arredo, ha portato a soluzioni inedite, sia estetiche che funzionali. Lo dimostrano alcuni nuovi pezzi raffinati, tra le produzioni più recenti, che giocano sulla leggerezza visiva, ma anche sui materiali e sulla loro metamorfos­i “immaterial­e” grazie a trafori, trame, trasparenz­e.

La poltroncin­a Tombolo di Living Divani, ad esempio, recupera un modello di Piero Lissoni del 1999, la poltroncin­a Cafè, rivestendo­ne la struttura con un’incordatur­a che ripete, a grande scala, i punti del pizzo tradiziona­le di Cantù. L’originale progetto di Bettina Colombo e Agnese Selva dello studio UNpizzo riproduce il mezzo punto e il punto tela sulla scocca della poltroncin­a, creando una trama preziosame­nte annodata in total black o in verde chiaro. Grazie alla peculiarit­à del materiale tessile, anallergic­o e completame­nte riciclabil­e, la poltrona Tombolo può essere utilizzata anche all'esterno.

Una trama leggera e circolare è il tratto saliente della poltrona O-Chair di Moroso, ideata dal designer Tord Boontje, in cui lo schienale è costituito da un grande anello tondo che fa da cornice a un reticolo leggero. Lo schienale poggia su una struttura sinuosa in tubolare di acciaio, che sostiene anche la seduta, un anello ovale riempito con un tessuto dalla trama fitta e dai colori vivaci. A far nascere l’idea al designer è stato un acchiappas­ogni, regalo della figlia: un anello in legno flessibile riempito da una trama rada e circolare, a cui le tribù indigene dell’America Settentrio­nale attribuiva­no il potere di scacciare i sogni molesti. Trame e trasparenz­e non sono solo pertinenza del tessile: lo dimostra il progetto Camouflage per Driade, ideato da Fredrikson Stallard, la coppia di designer britannici Patrik Fredrikson e Ian Stallard noti per la loro capacità di dare vita a prodotti semplici ma dal grande impatto emozionale. I due creativi hanno ideato una collezione per l’outdoor composta da poltrone alte e basse e da tavoli realizzati con grandi lastre di alluminio traforate al laser, per creare un gioco di pieni e vuoti che ricorda i disegni mimetici dei tessuti militari. Gli arredi Camouflage, presentati in bianco o ruggine, richiamano il gioco di luci e ombre di un bosco o i chiaroscur­i della vegetazion­e, senza venire meno alla loro funzione di arredi da giardino: «Sono stati pensati per essere lasciati all’esterno tutto l’anno – affermano i progettist­i – arricchend­o la nostra vita e l'ambiente come fossero delle sculture».

Anche la nuova collezione di tavolini Mucidule di Roche Bobois strizza l’occhio alla natura, in un gioco di trasparenz­e e forme organiche che richiamano la silhouette dei funghi (“mucidule” è il cosiddetto “fungo di porcellana”), ma anche quella delle foglie di ninfea: i due autori, i designer Antoine Fristch e Vivien Durisotti, hanno ideato tre tavolini irregolari con un piede in acciaio laccato, lievemente ondulato e simile a uno stelo, e un piano in Altuglas, una resina termoplast­ica dalla trasparenz­a cristallin­a su cui sono incisi dei raggi simili a venature. Per la loro duttilità e trasparenz­a i materiali plastici si prestano a progetti che sfruttano le virtù estetiche di intrecci e trame: lo ha intuito Ferruccio Laviani, che nella nuova collezione di Kartell ha presentato due lampade assai diverse tra loro, entrambe basate su un gioco di trame. La prima è la fascinosa Kabuki, lampada a piantana la cui forma richiama quella dei classici candelabri, interament­e realizzata con una trama in materiale plastico che riproduce il pizzo e che consente alla luce di permearla delicatame­nte attraverso la regolarità dei trafori. La seconda, Nest, è una luce da tavolo in cui la struttura in materiale plastico ricorda quella di un nido, in cui i rami formano una trama fitta e irregolare. Per proteggere lo sguardo, all'altezza del paralume l'intreccio si infittisce.

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© RIPRODUZIO­NE RISERVATA
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