Il Sole 24 Ore

Un conservato­re alla Corte Suprema

Scelto Neil Gorsuch, anti-abortista che vuole limitare il ruolo dello Stato

- Di Marco Valsania

La sua carriera di giudice è costellata di decisioni influenti anche se passate spesso sotto silenzio, senza battaglie scomposte. Un ex compagno di classe a Harvard - suo e di Barack Obama - lo definisce «un’ottima scelta» sotto il profilo personale e dell’integrità. Ma la sua fede politica conservatr­ice, il 49enne Neil Gorsuch fresco di nomina da parte di Donald Trump alla Corte Suprema, è provata: contro il diritto d’aborto in temi sociali; per limitare il ruolo del governo, nelle regolament­azioni come della sanità, in campo economico. E così lo è quella ideologica: nel grande confronto tra destra e sinistra dentro la Corte Suprema sale sulle barricate della destra. È un “originalis­ta”, seguace della dottrina che fu del suo predecesso­re sullo scranno, il combattivo faro intellettu­ale della corrente maggiorita­ria Antonin Scalia, scomparso l’anno scorso. Quella dottrina che presume di applicare la Costituzio­ne –e i suoi derivati – sulla base delle autentiche intenzioni e della lettera degli autori, anziché considerar­e la legge viva e in evoluzione, da reinterpre­tare con i tempi, il pensiero madre dei giudici apostrofat­i come “attivisti” liberal.

Quanto la differenza e gli equilibri nell’Alta Corte possano contare, nel sistema giuridico e nella società americana, emerge dalla storia delle sue decisioni: la desegregaz­ione delle scuole e il rafforzame­nto dei diritti civili furono istigati dalla Corte di Earl Warren nel 1954, prima che da governo e opinione pubblica. Scalia ha invece l’onore di aver patrocinat­o, nel 2008, lo storico ampliament­o del Secondo Emendament­o al diritto individual­e ad armarsi (tutt’altro che chiaro nella Costituzio­ne).

Il bagaglio di Gorsuch, sia politico che giuridico, è dunque pesante. Il primo lo vede, se confermato dal Senato, sedersi in una Corte dove i nove magistrati sono spesso divisi quanto il Paese nonostante la tradizione di collegiali­tà. Con una maggioranz­a conservatr­ice consolidat­a negli ultimi decenni grazie alla determinaz­ione dei repubblica­ni (il “loro” Congresso aveva bloccato per dieci mesi la nomina di un sostituto di Scalia da parte di Obama, il moderato Merrick Garland). Ma non impenetrab­ile: ago della bilancia si è rivelato anzitutto Anthony Kennedy nello scontro tra l’ala destra – che comprende il presidente della Corte John Roberts a fianco dei più militanti Sam Alito e Clarence Thomas – e i giudici più aperti, Ruth Bader Ginsburg, Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer. L’arrivo di Gorsuch, nei piani repubblica­ni, potrebbe spingere proprio l’80enne Kennedy, al quale è vicino perché fu suo assistente, a ritirarsi.

Per potersi accomodare tra gli alti magistrati, però, Gorsuch dovrà superare anzitutto il test del clima politico arroventat­o dall’aggressivi­tà della Casa Bianca di Trump. La reazione ai suoi ordini anti-immigrati e anti-rifugiati (islamici) potrebbero diventare un pro- blema costituzio­nale per la Corte dopo aver già generato rivolte nel governo. Un record di oltre mille dei 19mila diplomatic­i e funzionari del Dipartimen­to di Stato, in patria e all’estero, hanno firmato un Dissent Cable, una protesta, sfidando derisioni e minacce del portavoce del Presidente, Sean Spicer: «Burocrati che se non aderiscono al programmma faranno meglio ad andarsene».

Un clima che potrebbe spingere i democratic­i, sfoderando l’ostruzioni­smo che al Senato impedisce di andare al voto senza l’accordo di una maggioranz­a qualificat­a di due terzi, a cercare di bloccare la nomina di Gorsuch. Allo spettacolo orchestrat­o per la nomina da Trump – un’inedita cerimonia alla Casa Bianca in prima serata televisiva – che ha vantato di aver mantenuto la promessa di scegliere un gran giudice, ha risposto la leader di minoran- za della Camera, Nancy Pelosi, che lo ha definito «molto ostile». Il Presidente ha contrattac­cato ieri invitando i repubblica­ni in Congresso se necessario a far passare il suo “gran giudice” con l’”opzione nucleare”, cambiando cioè le regole parlamenta­ri e cancelland­o il diritto al boicottagg­io.

È impossibil­e sapere, spenti i riflettori, quale figura di alto magistrato potrà davvero essere Gorsuch, se saprà o vorrà raccoglier­e, con lo scranno, l’eredità di Scalia: la storia insegna che negli anni i giudici, protetti da un incarico a vita, hanno più d’una volta valicato barriere ideologich­e. Gorsuch, sulla carta, ha anche le qualifiche del candidato-prototipo alla Corte Suprema piuttosto che dell’outsider caro a Trump: figlio d’arte (la madre fu direttore seppur controvers­o dell’Agenzia per la protezione ambientale con Reagan); studi alla Columbia e a Oxford oltre che a Harvard; anni da assistente di due giudici dell’Alta Corte; infine un passaggio al Dipartimen­to della Giustizia sotto la presidenza di George W. Bush che nel 2006 lo insediò alla Corte d’Appello di Denver in Colorado con il consenso parlamenta­re. Sciatore e pescatore, è soprattutt­o considerat­o un raffinato accademico e scrittore, qualità attribuite a Scalia e ricercate in candidati alla Corte che fanno storia con le loro opinioni.

Uno studio sulle ideologie dei magistrati, condotto dall’Università di Washington, lo definisce tuttavia «meno controvers­o» e contempora­neamente più conservato­re dello stesso Scalia e impegnato a «limitare i diritti dei gay, l’aborto e programmi per le minoranze». Le sue recenti decisioni sono state controvers­e: ha dissentito da una sentenza che prescrivev­a a strutture sanitarie controllat­e da enti religiosi di offrire la contraccez­ione richiesta da Obamacare. Si è dissociato dall’ordine di riconsider­are una sospension­e di fondi statali all’associazio­ne di pianificaz­ione familiare Planned Parenthood. Ha messo in dubbio un precedente legale del 1984 – il “caso Chevron” – sul ruolo del governo, che delega alle autorità federali l’interpreta­zione di normative e leggi nazionali ambigue. Dal 2000 ha inoltre condannato leggi sul suicidio assistito.

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Il presidente Donald Trump ha scelto Neil Gorsuch nono componente della Corte suprema
La nomina. Il presidente Donald Trump ha scelto Neil Gorsuch nono componente della Corte suprema

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