Il Sole 24 Ore

Parmalat e l’incognita dei creditori

Al colosso francese il delisting potrebbe costare altr i 165 milioni extra

- Simone Filippetti

pTogliere Parmalat da Piazza Affari potrebbe costare fino a un miliardo di euro alla francese Lactalis. Il colosso europeo del latte, se tutto andrà secondo i piani, a marzo concluderà il delisting del gruppo alimentare italiano fondato da Calisto Tanzi. E il costo complessiv­o per conquistar­e l’industria di Collecchio, in sei anni, potrebbe arrivare a 5 miliardi. Tra una settimana partirà l’Opa e l’affondo costerà un asse- gno di oltre 800 milioni: Lactalis offre 2,8 euro per ogni azione Parmalat di quel 12% di flottante ancora rimasto in circolazio­ne (un po’meno di 230 milioni di titoli in mano a piccoli risparmiat­ori e investitor­i istituzion­ali).

Ma per Emmanuel Bensier, il patron del gruppo francese, il conto rischia di essere ancor più salato. Un’incognita grava su Parmalat: sono i creditori tardivi,che costerebbe­ro altri 165 milioni. A quasi 15 anni dal crack di Collecchio, che anco- ra oggi è il più grande dissesto di un’azienda in Europa, ci sono ancora truffati che potrebbe reclamare un rimborso. Se si facessero avanti, Parmalat sarebbe costretta, perché così fu deciso ai tempi del salvataggi­o,a ripagarli con azioni Parmalat,che andrebbero emesse nuove di zecca. A oggi ci sono altre 52 milioni di azioni potenziali, più altre 7 milioni, pendenti: in tutto Parmalat potrebbe dover distribuir­e quasi 60 milioni di nuovi titoli. Dal prospetto informativ­o, si apprende che l’Opa si estendereb­be anche a queste ipotetiche e future azioni: il che fa aumentare l’esborso massimo teorico. Con quali soldi i francesi vanno all’assalto finale della Parmalat? Con un maxi-finanziame­nto bancario tutto estero. Sofil, la società del gruppo Lactalis che tecnicamen­te fa l’offerta, attingerà a liquidità della capogruppo; e a sua volta Lactalis attinge a un super prestito bancario da 2 miliardi, elargito da un lungo elenco di istituti: le giapponesi Bank of Tokyo, Sumitomo e Mizuho; le connaziona­li Bnp Paribas, Credit Agricole, Credit Lyonnais, SocGen, e Natixis; e ancora RaboBank e Bbva. Ovviamente, a Laval, cittadina della Normandia dove vive ancora oggi la potente famiglia Besnier, sperano di non arrivare a spendere così tanto. L’Opa interessa il 12% del capitale, ma a Lactalis basta un’inezia per vincere l’ultima battaglia: appena un 2,15% per arrivare alla fatidica soglia del 90%, che farebbe scattare il delisting. Costo: poco più di 100 milioni. Sarebbe il minimo sindacale.

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