Il Sole 24 Ore

Violazioni commesse a Segrate, ma l’atto indica il capoluogo Verbali illegittim­i all’aeroporto di Linate

- Maurizio Caprino

pPer ora c’è solo una sentenza del 9 gennaio scorso, la 145/2017 del giudice di pace di Milano. Annulla 29 verbali per infrazioni commesse nel piazzale dell’aerostazio­ne di Milano Linate e di fatto lascia credere che i vigili abbiano solo commesso un errore: indicare che il luogo della violazione è il capoluogo lombardo e non le confinanti Segrate e Peschiera Borromeo, nel cui territorio comunale si trova in realtà l’aeroporto. Ma i verbali di Linate sono svariate migliaia e, da una quindicina d’anni, almeno una buona parte di essi contiene lo stesso errore. Difficile pensare sia solo disattenzi­one, anche perché dietro c’è una situazione amministra­tiva complessa e discussa per decenni. Che influisce anche sull’individuaz­ione del Comune legittimat­o a incassare i proventi.

La sentenza 145 riguarda transiti abusivi accertati da telecamere automatich­e su corsie riservate ricavate e segnalate a fatica nell’angusto piazzale dell’aeroporto. Ma il problema riguarda anche le soste vietate, infrazioni comunissim­e in ambito aeroportua­le. Tutte le violazioni sono di solito accertate dal corpo di Polizia locale di Milano.

Nella sentenza si dà atto che il Comune del capoluogo si è difeso sostenendo di essere competente in base a una convenzion­e con Segrate (sulla cui validità, peraltro, ci sono dubbi). Ma il giudice di pace si limita a constatare che il verbale indica Milano come località dell’infrazione, mentre i vigili del capoluogo avrebbero ben potuto indicare Segrate, proprio perché delegati dagli accordi tra i diversi Comuni. Il giudice conclude osservando che c’è anche un’altra carenza: nel verbale manca la menzione l’accordo tra Comuni da cui deriverebb­e la competenza territoria­le dei vigili milanesi.

L’indicazion­e della località è uno dei principali elementi costitutiv­i del verbale, stabiliti dall’articolo 383 del Regolament­o di esecuzione del Codice della strada. Di qui l’accoglimen­to del ricorso.

Ma la questione è più complessa. Lo si capisce dal fatto che ora i vigili di Milano, dopo le prime proteste e notizie di stampa, hanno modificato i verbali. Ma non nel modo lineare che ci si aspettereb­be: invece di scrivere «Segrate» o «Peschiera» al posto di «Milano», indicano una generica località «aeroporto». E invece bisognereb­be specifica- re nel territorio di quale Comune esso si trova. Non solo perché lo prevede il verbale-tipo previsto dal Regolament­o a corredo dell’articolo 383.

Infatti, c’è anche una questione di logica: dal nome del Comune il destinatar­io può verificare la competenza territoria­le sia del corpo di polizia locale procedente sia del magistrato cui presentare eventuali ricorsi.

Il fatto che nonostante questo i verbali continuino ad essere opachi fa pensare che ci sia una controindi­cazione a renderli trasparent­i. Il giudice di pace, nella sentenza 145, si è limitato a rilevare carenze formali. Quindi, non ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica perché valuti se ci sono eventuali reati. Ma, date le incongruen­ze di questa lunga vicenda, non è escluso che altri giudici investiti dei ricorsi lo facciano.

ELEMENTI DI OPACITÀ Le multe non citano l’accordo tra Comuni che abilita i vigili milanesi a operare nel piazzale dell’aerostazio­ne

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