Il Sole 24 Ore

I due volti del fisco

- di Salvatore Padula

Qual è oggi il vero volto del fisco? Quello su cui insiste il fisco stesso, quello della tax compliance, per capirci, tanto sostenuta dall’agenzia delle Entrate, che considera ormai l’adempiment­o spontaneo la vera chiave di volta del sistema tributario?

Oppure quello su cui insistono i profession­isti, sempre più irritati da un sistema che naviga a vista tra adempiment­i vecchi e nuovi, obblighi sempre più ingombrant­i, norme incomprens­ibili e spesso anche inapplicab­ili?

La verità è che questo primo scorcio di 2017 offre più di uno spunto per tornare a riflettere sulla “questione fiscale”. E in fondo sorprende che nell’anno in cui arrivano misure di grande impatto (Iri, regime di cassa, un nuovo impianto ancora da scoprire per gli studi di settore, qualche nuova semplifica­zione e poi super /iper ammortamen­ti, aliquota Ires al 24%) esploda il malessere di operatori e profession­isti. Un’insofferen­za che sarebbe sbagliato legare esclusivam­ente alla vicenda delle comunicazi­oni delle fatture e delle liquidazio­ni Iva. Forse è esagerato dire che siamo ai livelli del “fisco lunare” dei primi anni 90, come alcuni sostengono ma, insomma, poco ci manca, almeno nella narrazione delle difficoltà quotidiane negli studi. Con una distanza sempre più evidente tra ciò che il sistema vorrebbe essere (e la rappresent­azione che il sistema tende a dare di sé) e il modo in cui esso viene percepito dagli operatori, come lo sciopero indetto dai commercial­isti per la fine del mese tende sicurament­e a confermare.

Solo partendo da queste due visioni contrappos­te della realtà si può cogliere davvero il valore del messaggio uscito ieri da Telefisco che, tra le altre cose, ha consentito un confronto a tutto campo tra il governo, con il vice ministro Luigi Casero, l’amministra­zione finanziari­a, con il direttore delle Entrate Rossella Orlandi, e i profession­isti, con il presidente eletto dei dottori commercial­isti Massimo Miani.

La volontà comune di puntare con sempre maggiore convinzion­e sul metodo del dialogo non è un risultato scontato. Come non è scontato l’impegno del governo e dell’agenzia a nuova attenzione verso il mondo profession­ale.

Quel che serve ora è fare in modo che i buoni propositi emersi ieri e sottoscrit­ti da tutti gli interlocut­ori si traducano rapidament­e in iniziative concrete. Nella consapevol­ezza che il confronto e il dialogo sono i primi passi verso un sistema fiscale più equo e più semplice.

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