Per Bruxelles mancano dettagli e tempi delle misure. Ma la trattativa va avanti
p È con una certa delusione, forse non inattesa, che la Commissione europea ha accolto ieri le risposte italiane alle richieste comunitarie di rimettere in ordine i conti pubblici del 2017. L’esecutivo comunitario sperava in una tabella di marcia più tempestiva e più precisa. Ha ricevuto dall’Italia impegni di massima, da dettagliare in aprile. Il negoziato continua pur di evitare una procedura per debito eccessivo contro l’Italia che nessuno vuole, né a Roma né a Bruxelles.
Il commento ufficiale della Commissione è stato ieri mattina di pragmatica. «Stiamo ana- lizzando la risposta dell’Italia», ha detto la portavoce Annika Breidthardt. In privato, esponenti comunitari hanno notato che la missiva di risposta non corrisponde alle richieste dell’esecutivo comunitario, ma hanno assicurato che il negoziato con Roma prosegue. In gennaio, Bruxelles aveva inviato al governo Gentiloni una lettera in cui notava nel bilancio del 2017 un buco tra impegni e misure pari allo 0,2% del Pil.
Nella sua risposta resa pubblica mercoledì sera, il ministero dell’Economia ha fatto notare la situazione deflazionistica dell’economia italiana, che pesa sul debito pubblico; e ha precisato che manovre troppo ambiziose rischiano di ostacolare una fragile ripresa. Indirettamente, ha preso atto della richiesta comunitaria di aggiustamento e ha elencato una serie di misure incentrate su tre assi: taglio alla spesa, lotta all’evasione, aumento della tassazione indiretta.
In gennaio, la Commissione aveva richiesto entro il 1° febbraio «un insieme di specifici impegni sufficientemente dettagliati» e «un chiaro calendario per la loro rapida adozione». Roma ha invece preferito rinviare decisioni formali al Documento economico e finanziario (Def) previsto in aprile, e non si è dilungato sulle misure che prenderà in quella occasione. Dietro alla lettera vaga e dilatoria si nasconde un governo la cui maggioranza è divisa sulla necessità o meno di intervenire sui conti pubblici.
Forse non è un caso se nel suo discorso, ieri in Parlamento a Roma, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sia stato più preciso, quasi abbia colto l’occasione per convincere i deputati perché convenga mette- re mano al bilancio (si veda l’articolo in pagina). Il gesto potrebbe permettere di avvicinare le posizioni di Roma e Bruxelles. Dalla Commissione si insiste per ricordare che spese legate ai terremoti sono considerate una tantum e non posso essere usate per ridurre il deficit strutturale.
La stessa formulazione della lettera comunitaria era stata il risultato di un compromesso tra le diverse anime della Commissione. Al di là dei commenti di ieri, bisognerà capire come alla fin fine Bruxelles reagirà all’atteggiamento dilatorio del governo. Non è attesa una risposta alla lettera del ministro Padoan. La Commissione si esprimerà attraverso le previsioni economiche attese per il 13 febbraio. Poi, il 22, è previsto un rapporto sull’andamento del debito (che veleggia sopra al 130% del Pil).
A conferma del negoziato ancora in corso, ieri sera il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha ricordato: «Finora abbiamo sempre cercato soluzioni comuni, sia con Padoan che col Governo». Ma bisogna che l’Italia «faccia quello che deve fare, che riduca il deficit è indispensabile, mentre altri Paesi con surplus devono usarlo per investimenti. Il debito italiano è elevato, ci sono delle regole ma vogliamo che l’Italia resti un Paese credibile e solido».
Il rapporto sul debito sarà cruciale per capire se l’esecutivo comunitario è pronto ad aprire contro l’Italia una procedura per debito eccessivo, una strada mai percorsa prima dalla Commissione. Della questione potrebbero parlare oggi a margine di un vertice europeo a La Valletta il premier Paolo Gentiloni e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Quest’ultimo è stretto tra la consapevolezza della difficile situazione politica ed economica italiana e il desiderio di far rispettare le regole di bilancio.
IL COMMISSARIO MOSCOVICI «Finora abbiamo sempre cercato soluzioni comuni, ma l’Italia faccia quello che deve fare, che riduca il deficit è indispensabile»