Il partito di Trump alla Fed «Basta negoziati su Basilea »
pL’allerta a Bruxelles e in particolare nella Federazione bancaria europea è scattata già da un paio di giorni. Il new deal della Casa Bianca irrompe ora direttamente nel complicato puzzle di norme internazionali che regolano la stabilità delle banche. E il sistema bancario europeo si interroga su possibili nuovi slittamenti, nel breve periodo, del summit per mettere a punto Basilea 4 (dopo che a gennaio è saltato l’incontro previsto a Santiago del Cile). Ma anche sui rischi che gli Stati Uniti arrivino, com estrema ratio, a esonerare in parte le banche dalle regole sulla stabilità e sulla vigilanza stabilite dagli organismi internazionali. Con implicazioni imprevedibili.
Ad agitare le acque in queste ore è la lettera inviata lo scorso 31 gennaio dal vicepresidente della commissione servizi finanziari del Congresso Usa, il repubblicano Patrick McHenry, al presidente della Fed, Janet Yellen. McHenry chiede alla Yellen di «cessare tutti i tentativi di negoziare norme vincolanti che ostacolano le imprese americane finchè il presidente Trump non avrà l’opportunità di nominare e incaricare funzionari che abbiamo come priorità i migliori interessi dell’America». America First anche per le banche nordamericane, quelle stesse che nel 2008 hanno contagiato la crisi sistemica all’intero globo con i mutui subprime.
Le riunioni nel mirino del deputato repubblicano sono quelle del «Financial stability board, del Comitato di Basilea, e dell’Association of insurance supervisors». La nuova amministrazione americana, spiega nella missiva, potrebbe richiedere «una revisione complessiva dei precedenti accordi che hanno ingiustamente penalizzato il sistema finanziario americano in varie aree come il capitale bancario, le assicurazioni, i derivati, il rischio sistemico e l’asset management». McHenry definisce l’accordo di Basilea 3, sottoscritto dalla Fed, «il risultato di un opaco processo decisionale». Quegli standard hanno costretto imprese di varie dimensioni ad aumentare il capitale, contribuendo a una minore crescita in America. Considerazione, quest’ultima, che in realtà vale anche per le banche europee e soprattutto quelle italiane. Il deputato ritiene «inaccettabile» che la Fed continui a negoziare standard regolatori internazionali «tra burocrati globali in terre straniere senza trasparenza» e soprattutto « senza l’autorità per fare questo». Un attacco in piena regola all’autonomia della vigilanza a un anno dalla scadenza del mandato del presidente Yellen, che co- me è noto dovrebbe restare in carica fino a febbraio 2018.
Tra i temi oggetto del confronto nell’ambito dell’implementazione dei principi di Basilea - e in particolare Basilea 4 - tra Stati Uniti e stati europei c’è la questione degli output floor, ovvero delle soglie che dovrebbe essere introdotte per le banche che adottano modelli interni, e non modelli standard, per calcolare l’assorbimento del capitale determinato dai rischi assunti. L’utilizzo di modelli interni autorizzati dalla vigilanza è diffuso per le banche americane: l’impiego di questi modelli spesso porta a calcolare assorbimento di capitale (patrimonio dunque da accantonare ai fini della vigilanza prudenziale) inferiore rispetto a quanto accadrebbe utilizzando modelli standard (basati sulle serie storiche). Per questo motivo si è pensato di fissare una soglia al di sotto della quale quell’assorbimento non dovrebbe scendere. La proposta allo studio, che vede Usa e Europa su fronti opposti, prevede per l’output floor un range tra il 60 e il 90 per cento delle attività ponderate per il rischio calcolate secondo la metodologia standard.
Giovanni Sabatini, presidente del comitato esecutivo della Federazione bancaria europea (nonchè dg del’Abi), si fa interprete degli interrogativi e delle preoccupazioni che la lettera inviata dal vice presidente da McHenry al presidente della Fed sta sollevando nel settore del credito in Europa. «Se da un lato questo - commenta, riferendosi alla possibilità che si manifesti un atteggiamento più attendista degli Usa su Basilea 4 - consentisse di avere più tempo per la valutazione dei pro e dei contro degli output floor e del quadro di Basilea 4 questo può avere un effetto positivo». «C’è però il rischio - mette in guardia Sabatini - che delegittimando il ruolo dei regolatori internazionali nel definire un terreno di competizione armonizzato a livello globale si inneschi una competizione al ribasso nelle regole con conseguenze sistemiche».