Il Sole 24 Ore

Npl, la battaglia italiana sui modelli interni

- L.D.

pDalla Federazion­e bancaria europea all’Eba, fino ad arrivare all’Ssm. È una battaglia che si potrebbe giocare su più tavoli, quella relativa alla sterilizza­zione degli effetti delle cessioni di Npl sulle banche dotate di modelli interni. A lanciare ufficialme­nte il sasso è stato il Governator­e di Bankitalia, Ignazio Visco. Che sabato scorso, in occasione del Forex, ha messo in luce la necessità di varare una misura che «elimini, o attenui, i disincenti­vi alla cessione in blocco dei prestiti deteriorat­i per le banche che adottano i modelli interni di tipo avanzato per la valutazion­e del rischio di credito».

Il tema interessa da vicino le più grandi banche europee, ma soprattutt­o le grandi banche italiane, molte delle quali sono alle prese con il pressing Bce, che impone una rapida riduzione dell’Npe ratio. Una delle strade più veloci per fare ciò è vendere i crediti deteriorat­i. Il problema, però, è che le minusvalen­ze derivanti delle cessioni distorcono le serie storiche che sono alla base delle loss given default (lgd), ovvero le stime di perdita in caso di insolvenza del debitore. Di fatto, quindi, ogni cessione di Npl a prezzi inferiori a quelli di libro fa apparire più rischioso l’intero portafogli­o crediti, bonis inclusi, generando così un balzo dei requisiti patrimonia­li e una riduzione dei coefficien­ti.

La proposta di Banki guarda a una sterilizza­zione piena o parziale per 2-3 anni. Il dossier potrebbe ora finire sul tavolo della Federazion­e bancaria europea, dove siede il dg dell’Abi, Giovanni Sabatini. Ma affinchè il cambio sia struttural­e serve una modifica normativa, su cui forse potrebbe essere coinvolta la Commission­e Ue. Il tema potrebbe essere materia di analisi anche dell’Eba, che peraltro in questi giorni sta preparando le linee guida sull’uso dei modelli interni. Senza dimenticar­e che il potere discrezion­ale, come dimostrato dal caso Mps e il waiver sulla cessione da 27,7 mld di Npl, ce l’ha l’Ssm. Chissà che uno dei fronti possibili della battaglia italiana - tutt’altro che facile - non sia proprio questo.

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