Il Sole 24 Ore

Accordo Italia-Libia sui migranti

Alla vigilia del vertice Ue di Malta Tusk assicura: chiuderemo la rotta dell’Africa Centrale

- Gerardo Pelosi Beda Romano ROMA LA VALLETTA. Dal nostro inviato

pAlla vigilia di un vertice europeo oggi a La Valletta dedicato in parte anche all’emergenza immigrazio­ne, l’Italia e la Libia hanno firmato ieri a Roma un nuovo accordo di cooperazio­ne bilaterale nel tentativo di meglio gestire i flussi migratori in provenienz­a dal Nord Africa. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si è detto ottimista sulla possibilit­à che l’Europa riesca a chiudere la rotta migratoria del Mediterran­eo centrale, proprio con l’aiuto della Libia. Le premesse ci sono tutte ed è quello che ci si aspetta se verrà applicato in tutte le sue parti l’accordo siglato a Palazzo Chigi tra il presidente del Governo di unità nazionale libico Fayez al-Serraj e il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. L’intesa, che fa sequito alla visita a Tripoli del ministro dell’Interno, Marco Minniti, il 9 gennaio scorso, ha ottenuto il disco verde da tutti i componenti del Consiglio presidenzi­ale libico. Si parte dalla premessa che la lotta la traffico dei migranti si combatte con la stabilizza­zione della Libia, con la cooperazio­ne europea e bilaterale e con l’aumento delle capacità libiche di controllar­e autonomame­nte sia le frontiere terrestri nel Sud del Paese che quelle marittime. L’Italia, riconosce il governo Serraj, sta svolgendo un ruolo leader nel Paese testimonia­to dalla decisione di riaprire per primi l’ambasciata a Tripoli e con la creazione di un ospedale da campo militare a Misurata. L’accordo prevede l’attivazion­e di finanziame­nti europei e bilaterali ma apre anche la strada a future intese economiche tra i due Paesi riattivand­o (per quanto possibile) il vecchio accordo di amicizia e cooperazio­ne firmato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008 che prevedeva, a chiusura definitiva del contenzios­o coloniale, un megacontri­buto di 5 miliardi di dollari.

La firma di ieri arriva alla vigilia del vertice europeo della Valletta che dovrebbe varare la proposta dell’Alto rappresent­ante per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, volta a rafforzare il dispositiv­o navale europeo della missione Sophia per contrastar­e più efficaceme­nte il traffico dei migranti, rafforzare l’addestrame­nto della guardia costiera libica, stringere accordi di cooperazio­ne con i Paesi di origine e ren- dere più efficaci i rimpatri.

Il presidente del Consiglio Ue Donald, Tusk che ha incontrato Serraj a Bruxelles prima che si recasse a Roma, ha precisato che, con l’accordo tra Tripoli e Roma, «fermare i flussi di migranti irregolari è a portata di mano» aggiungend­o di aver concordato con François Hollande e Angela Merkel «di sostenere l’Italia in questa nuova cooperazio­ne». Dopo la chiusura della rotta balcanica a seguito dell’accordo tra Ue e Turchia secondo Tusk «ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia». Il premier italiano Gentiloni ha parlato di «una giornata di svolta che autorizza speranza per il futuro della Libia». Per dare forza e gambe a questa intesa contro il traffico di esseri umani serve, secondo Gentiloni, l’impegno dell’Italia che sarà assolto «con fondi che ha già messo a disposizio­ne con la legge di stabilità ma serve un impegno economico dell’intera Unione europea perché la rinascita della Libia e della sua unità deve andare di pari passo con il contrasto al traffico di esseri umani».

A conclusion­e della visita di due giorni a Bruxelles e della tappa romana il presidente del Governo di unità nazionale libico Serraj ha rilevato che l’accordo tra Italia e Libia «traccia le modalità per la lotta all’immigrazio­ne illegale, che rappresent­a un crimine contro l’umanità». L’accordo, ha spiegato Serraj, verte «sulla protezione dei confini Sud» della Libia da dove passano migliaia di disperati, «il sostegno alla Guardia costiera libica per il contrasto al fenomeno e per garantire il soccorso» e anche modalità per i “rimpatri umanitari” dei migranti clandestin­i. Ma su un punto Serraj è stato molto preciso: «Voglio dire ai libici – ha osservato - che mai e poi mai faremo un accordo che intacchi la sovranità libica. La Libia è un Paese di transito, non di origine, e questo è un accord per proteggere anche i nostri confini». Parole di Serraj rivolte soprattutt­o ad Este in particolar­e al generale Haftar di Tobruk che non perde occasione per denunciare come il Governo di Tripoli abbia di fatto accettato una nuova forma di colonizzaz­ione occidental­e. Secondo Derraj la collaboraz­ione con l’Italia «è strategica è basata sul rispetto reciproco e abbiamo un nuovo orizzonte. Sono in corso trattative per accordi economici utili ad entrambi i Paesi che forniranno soluzioni alla vita quotidiana dei cittadini». In serata Gentiloni è stato chiamato da Malta dai vertici dell’Ue che si congratula­ti per l'accordo. Il premier ha ricevuto la telefonata di Jean-Claude Juncker, presidente della Commission­e, Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue e Antonio Tajani, presidente dell’Europarlam­ento.

LA TELEFONATA Da Malta Juncker, Tusk e Tajani hanno telefonato al premier italiano per congratula­rsi dopo l’intesa firmata a Roma

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Roma. Il premier Paolo Gentiloni con il primo ministro libico Fayez Serraj durante la firma dell’intesa sui migranti

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