Mosca e Kiev, accuse incrociate sul Donbass
Dieci le vittime negli scontr i r iaccesi negli ultimi quattro giorni tra Donetsk e Avdiivka
pNell’Ucraina orientale si è riaccesa la guerra. Da quattro giorni. Chi ha aperto il fuoco per primo? Da Budapest, dove ieri era in visita, Vladimir Putin ha accusato le autorità ucraine di aver riaperto il conflitto nel Donbass per «presentarsi come vittime» davanti all’Europa, e per distogliere l’attenzione dal fallimento delle proprie politiche economiche e sociali. Accuse che Kiev definisce «assurde e completamente false», puntando il dito contro le violazioni del cessate il fuoco e l’offensiva che il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, attribuisce alle «forze ibride russe».
«Invitiamo con forza la Russia a fermare immediatamente le offensive e i bombardamenti di Avdiivka e nell’intero Donbass - ha detto ieri Klimkin -. Ribadiamo la responsabilità della Russia per le vittime, le distruzioni e le sofferenze umane che ha portato nel Donbass. Chiediamo alla Russia di fermare la sfacciata violazione degli accordi di Minsk, che ha firmato. È necessario instaurare con urgenza un cessate il fuoco sostenibile e sicurezza per affrontare i bisogni umanitari della popolazione civile». In quasi tre anni di guerra, da una parte e dall’altra della “linea di controllo” che divide le regioni controllate dai separatisti dal resto dell’Ucraina sono morte ormai più di 10mila persone.
E da entrambe le parti di que- sto confine di guerra, stando alle testimonianze raccolte dai pochi inviati nella regione, neppure gli abitanti di Donetsk e di Avdiivka ripiombati nell’incubo della guerra riescono a spiegare da dove sono ripartiti i primi colpi. Nel racconto di Christopher Miller da Avdiivka per RadioFreeEurope - è la cittadina ucraina controllata dalle forze governative a 15 km da Donetsk, divenuta il centro di questa nuova tragedia, senza elettricità né riscaldamento a 18 gradi sotto lo zero - dal 28 gennaio i tiri di artiglieria sono incessanti, e da allora le vittime sono state dieci, civili o militari sia ucraini che filorussi. Accanto alle rovine della casa del vicino, ad Avdiivka, Viktor afferma di non sostenere nessuna delle parti in lotta: «Entrambi i fronti sono pieni di criminali».
Tanya Lokshina, attivista russa di Human Rights Watch, ha raccolto sia da Donetsk che da Avdiivka il racconto di persone intrappolate sotto il tiro di razzi Grad (“grandine” in russo). Possono essere lanciati a 40 per volta, in pochi secondi, indiscriminati: «Ci risiamo - racconta l’interlocutore di Tanya da Donetsk, in mano ai separatisti -. Proprio quando ci eravamo abituati a una relativa calma, è di nuovo il Giorno della marmotta: sirene, esplosioni. Sono tornati i Grad dopo tutti questi mesi, puoi immaginare?». «Qui si sta scatenando l’inferno - è invece il messaggio in arrivo da Avdiivka, oltre la “linea di controllo” -. Niente elettricità né acqua, esplosioni a ondate. E i Grad. Una volta che li hai conosciuti, non li puoi confondere».
Per entrambe le parti, il ritorno alla guerra ha a che fare con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. I russi accusano gli ucraini di aver provocato questa situazione per contrastare fin da subito il legame tra Mosca e Washington, scongiurare l’abolizione delle sanzioni e assicurarsi la continuazione degli aiuti. Kiev invece attribuisce l’escalation nel Donbass all’impunità che Putin riterrebbe di avere, ora che alla Casa Bianca siede un presidente che - a giudicare da questi suoi primi giorni - sembra voler migliorare le relazioni soltanto con la Russia, tra tutti i Paesi del mondo. «Qualunque azione (o inazione ) di Trump può cambiare lo status quo - scrive Ian Bateson sul Kyiv Post -. È un grosso potere da affidare a qualcuno con scarse conoscenze, o interesse, per l’Ucraina».
ASPETTANDO TRUMP Russi e ucraini attribuiscono la ripresa delle ostilità all’arrivo del nuovo presidente americano alla Casa Bianca